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 2015  marzo 12 Giovedì calendario

PokerStars, evadere il Fisco non è un gioco. Indagine sulla società di giochi online: «Non dichiarati ricavi per 300 milioni. Introiti dirottati nelle Isole Vergini»

A un mese di distanza dagli accordi fiscali dell’Italia con la Svizzera e con Montecarlo, l’operazione di ieri della Guardia di finanza di Roma sulla PokerStars al centro di una presunta ma-xi-evasione per redditi non dichiarati pari a 300 milioni di euro, diventa emblematica del fatto che il problema non è stato neanche aggirato.
Che i paradisi fiscali si fossero spostati in zone diverse e più lontane da quelle con le quali l’Italia ha fatto gli accordi, era chiaro. Tra le mete preferite da tanti ci sono: Antigua, le Cayman, Malta, o anche le Isole Vergini. Destinazioni, queste ultime due, che anche la PokerStars ha scelto come paradiso riuscendo così a sfuggire alla tassazione italiana.
La maxi-evasione è stata scoperta dal I gruppo del comando provinciale di Roma della Guardia di Finanza. Al centro delle indagini c’è appunto la piattaforma virtuale dove migliaia di utenti ogni giorno trascorrono giornate intere giocando a Texas. Per far un esempio delle cifre di cui si parla: ieri poco dopo le sette di pomeriggio sul sito po kerstars.it a giocare on line c’erano oltre 43 mila utenti, con più di 1900 tornei in corso.
Secondo quanto accertato dalla finanza, il marchio, di proprietà della Halfords Ltd, con sede nelle Isole Vergini, operava in Italia attraverso una società (la Halfords Italy Ltd, con sede invece a Roma) che in realtà aveva solo compiti gestionali. Il contratto stipulato dalla Halfords Italy, infatti, prevedeva solo l’affidamento dei servizi di assistenza clienti, i cosiddetti customer care, mentre secondo quanto accertato dalla finanza la società gestiva il mondo del poker a 360 gradi: dal software alla stipula dei contratti, fino all’organizzazione dei tornei live nei casinò italiani (gli stessi che vengono trasmessi in tv). Con questa filiera societaria, però, la “Halfords Media Italy” dopo aver avuto ricavi non dichiarati per oltre 300 milioni di euro, avrebbe ridotto il valore delle prestazioni rese nei confronti del gruppo “PokerStars”, per poi spostare la tassazione del reddito prodotto in Italia verso Malta e l’Isola di Man che, al settore del gioco virtuale, riservano appunto un trattamento fiscale agevolato.
“L’attuazione del disegno criminale – scrive il I nucleo della Guardia di finanza nella nota diffusa ieri – è stata resa possibile grazie alla posizione verticistica assunta in tutte le società controllate dall’amministratore unico del gruppo, ora denunciato per frode fiscale”: a capo delle società infatti ci sarebbe un israeliano, il cui nome non è stato diffuso, ma che allo stato non risulta avere alcun contatto con soggetti italiani.
Il giro di affari finito sotto la lente delle fiamme gialle ammonta intorno ai 4 miliardi di euro negli ultimi quattro anni. A questa cifra, se si sottraggono i costi di gestione, gli affitti, le spese dei dipendenti e le vincite, si arriva ai 300 milioni di euro di ricavi, che non sarebbero stati dichiarati. PokerStars replica contestando “vivamente la posizione delle autorità italiane sul domicilio fiscale” e poi spiegando di aver “operato nel pieno rispetto delle leggi locali”. Poi Eric Hollreiser, responsabile Corporate Communications di PokerStars, aggiunge: “Abbiamo pagato oltre 120 milioni di euro di tasse in Italia nel periodo al quale si riferisce l’indagine. Contiamo di risolvere la causa in nostro favore”. Adesso restano due problemi: l’indagine della Procura di Roma alla quale sono stati inviati gli atti della guardia di finanza che ha aperto un fascicolo di cui è titolare il pm Margherita Pinto. Inoltre ci sarà l’accertamento dell’Agenzia delle Entrate, con il rischio di una maxi-multa che potrebbe superare i 100 milioni di euro.
Gli accertamenti saranno difficili da svolgere, come lo sono già stati per la Guardia di Finanza perché da Malta, come dalle Isole Vergini, nessuno risponde alle richieste dell’Italia. Seppur si è risolto il problema con la Svizzera e con Montecarlo, infatti, restano una serie di Paesi che continuano a rimanere incontrollati. E se nel caso di PokerStars per evitare la tassazione italiana sono state scelte terre lontane, ci sono casi di non comunicazione delle informazioni molto più vicini. Non bisogna andare troppo lontano: basta San Marino.