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 2015  marzo 12 Giovedì calendario

Ecco perché gli ostaggi dell’Isis nei video non si ribellano mai ai loro tagliagole. Un disertore del Califfato rivela: «Ai prigionieri vengono fatti molti provini incruenti. Pensano sia una finta, ma all’ultimo non lo è»

Da una parte, l’esercito iracheno e i miliziani sciiti che sono entrati a Tikrit. E le milizie curdo-siriane dell’Ypg che hanno ripreso il controllo di quattro villaggi a sud-est di Kobane. E i 15 raid aerei della coalizione internazionale che hanno martellato le postazioni dell’Isis in 24 ore. Dall’altra, il video del ragazzino di 12 anni che ha ucciso una presunta «spia del Mossad»: in realtà, ha spiegato il padre della vittima, un 19enne arabo israeliano che dopo essersi arruolato con lo Stato Islamico si era reso conto del monumentale sproposito fatto e aveva deciso di disertare per tornarsene a casa. E la foto sull’esecuzione di un «blasfemo» e «convertito al Cristianesimo», che a Mosul è stato decapitato in piazza l’8 marzo: «con un colpo di spada», come specifica il comunicato del «Tribunale Islamico di Ninive».
Insomma, ormai è chiaro che si tratta di una strategia ben precisa. Ogni volta che i jihadisti le prendono sul campo, cercano di distrarre l’attenzione dando in pasto al mondo qualche immagine cruenta. Ma adesso è pure saltato fuori come mai gli ostaggi da loro filmati appaiono calmi e docili anche poco prima di essere uccisi. Come ha spiegato un transfuga, non sanno di dover morire realmente. Un po’ perché credono di trovarsi a ripetere situazioni già vissute; un po’ perché rassicurati dai loro carcerieri.
L’ipotesi era già circolata sulla stampa internazionale, ma a confermarla in un’intervista a Sky News è un disertore scappato in Turchia dopo aver trascorso un po’ di tempo con l’Isis in Siria. L’uomo racconta di aver ricevuto l’ordine di dire agli ostaggi: «Non ci sono problemi, solo un video. Non vi uccidiamo, vogliamo che il vostro governo smetta di attaccare la Siria. Non abbiamo alcun problema con voi». Agli ostaggi sarebbero anche stati dati nomi arabi per farli stare calmi e convincerli che si trovavano tra persone amichevoli. E vengono fatti numerosi «provini» in cui i prigionieri non vengono mai giustiziati. Solo all’ultimo, quando le vittime non sospettano più nulla, arriva l’esecuzione. Il Washington Post ha commentato che la tecnica deve essere stata messa a punto dopo i primi video provenienti dalla guerra in Iraq, in cui si vedevano gli ostaggi ribellarsi al momento in cui capivano le vare intenzioni dei loro aguzzini. Mandando così a monte uno sforzo propagandistico che per l’Isis si fa via via più importante, se si pensa all’altra notizia secondo la quale avrebbe creato addirittura un proprio autonomo CalifaceBook, apposta per aggirare il blocco nei suoi confronti deciso da Facebook.
Altre soffiate sull’Isis probabilmente arriveranno a breve, perché il numero dei volontari delusi si fa sempre più alto. Ma, appunto, una volta entrati nel meccanismo infernale, andarsene è pericoloso.
L’Osservatorio siriano per i diritti umani di Londra ha diffuso la notizia secondo cui il 7 marzo scorso nove membri dell’Isis si sarebbero uccisi fra loro vicino alla città di Al-Bab, a circa 30 km a sud della frontiera turca, in uno scontro per impedire la fuga di un gruppo di militanti verso la Turchia. Fra i fuggitivi vi erano nove jihadisti europei e un tunisino che erano riusciti a evadere da una prigione, dove erano rinchiusi in seguito a un precedente tentativo di fuggire all’estero. Presumibilmente faranno una brutta fine: negli ultimi due mesi del 2014 l’Isis ha giustiziato più di 120 membri, in gran parte stranieri, che volevano disertare e ritornare ai loro Paesi d’origine. L’ultima vittima è appunto il 19enne Mohammed Said Ismail Musallam, che per arruolarsi con l’Isis era fuggito da Neve Yaakov, vicino a Gerusalemme est, lasciando un lavoro da vigile del fuoco. Nel filmato accanto al boia 12enne che spara in fronte al condannato si vede un uomo barbuto che parlando in francese minaccia gli ebrei di Francia. Dal particolare, fonti investigative citate dai medi francesi ne hanno dedotto che si tratterebbe di Sabri Essid: un fratellastro di Mohamed Merah, il franco-algerino autore nel marzo del 2012 di tre attacchi a Tolosa costati la vita a sette persone. Era stato lui a organizzare il funerale di Merah, e c’è il dubbio che il boia 12enne sia il suo figliastro.