Corriere della Sera, 12 marzo 2015
Tosi, espulso dalla Lega, attacca Salvini: «È un dittatore. Ho sempre proposto come Liga la sfida solitaria, calpestati da Milano. Qualsiasi decisione prenderò nei prossimi giorni, non agirò per vendetta». L’ipotesi più probabile è che si candidi senza partiti
Tosi contro tutti. Tosi per il Veneto. In politica, l’aritmetica serve poco a far di conto: le azioni vanno ponderate. Ma all’indomani della sua cancellazione dal libro soci della Lega, avvenuta via mail alle 22.18 di martedì sera, il sindaco di Verona ed ex segretario della Liga veneta deve prendere le sue decisioni: «Oggi sono frastornato, mi prenderò due o tre giorni per decidere. Devo mettere in ordine i fatti e le cose, parlare agli amici. Tutto mi sarei aspettato tranne quello che è accaduto. Ci vuole lucidità».
Il primo slancio, probabilmente, sarebbe di annunciare la sua candidatura contro il governatore uscente Luca Zaia. Con chi ci sta, e puntando a fare più male possibile. Ma lui sembra volerselo dire da solo: «Qualsiasi decisione prenderò nei prossimi giorni, non agirò per vendetta». C’è però un punto di partenza: «In Veneto alle elezioni europee ho preso 80 mila voti. Il primo, dopo Alessandra Moretti. Ma lei aveva dietro un Partito democratico al quaranta per cento». E questo personale consenso è il dato a cui ancorare il seguito del ragionamento. La scelta scontata sarebbe quella di fare fronte con il Nuovo centrodestra, a oggi irriducibilmente non componibile con la Lega. Eppure, a Tosi l’idea di una corsa da solo – anzi, sostenuto magari da altre liste civiche – non dispiace affatto: «Beh, è quello che io ho sempre proposto come Liga. Poi, tutto è stato calpestato da Milano. Ma la mia idea, in un’ottica soltanto veneta, era quella». Del resto, è quello che lui stesso ha fatto nella sua corsa alla riconferma di sindaco di Verona: «Ho sempre pensato che bisogna partire dalle proprie forze, quelle vere. Anche perché oggi la politica romana è vista come qualcosa di davvero molto distante». E dunque, in pura ipotesi, «se uno decidesse di fare quel tipo di corsa», quella a governatore, «sarebbe molto meglio ragionare sul territorio». Poi, il segretario «cancellato», lo dice: «A Verona, nella lista Tosi, trovarono collocazione due terzi dell’amministrazione uscente. Tutti gli esponenti del centrodestra più legati al territorio che ai partiti romani». Insomma, secondo Flavio Tosi, c’è spazio. E sembra ricordarlo non solo a tutti coloro che oggi hanno dubbi, magari un po’ da «tengo famiglia», riguardo il fronte su cui schierarsi. Ma rivolgendosi anche a chi conserva le primigenie suggestioni leghiste e venetiste: non per nulla cita «un grande segretario della Liga allontanato prima di me, Franco Rocchetta».
È vero però che questi giorni serviranno a fare la conta di chi seguirà il sindaco veronese nella sua possibile corsa. In Parlamento, Tosi può contare sulle due senatrici (Bisinella e Munerato) e sul deputato Matteo Bragantini. Gli altri, è ancora da capire.
Resta il fatto che Tosi si sente vittima, soprattutto, di un Matteo Salvini che «voleva il controllo dittatoriale della Lega Nord, e di questo si assume la responsabilità». La risposta del segretario punta a tagliar corto: «Non rispondo a chi insulta».
Ma ora che succederà? Luca Zaia ha fissato per sabato un appuntamento da campagna elettorale classica (di solito non ne fa): l’inaugurazione di una sezione a Campo San Martino, nel Padovano, insieme con Salvini. Se Tosi decidesse, trascorsi i giorni di riflessione, di annunciare la sua corsa, quello potrebbe essere il giorno della sua prima iniziativa da candidato governatore. Del resto, anche Alessandra Moretti, la sfidante del Pd, ha scelto sabato e Padova per presentare la sua campagna elettorale.
Il Nuovo centrodestra, se l’ex segretario dovesse scegliere la corsa «civica», resterebbe probabilmente deluso. O dovrebbe, forse, trasformarsi in qualcosa di meno «nazionale». In ogni caso, dice il fondatore di Ncd Angelino Alfano, «se Flavio Tosi si candida è una chance che tutti dovremo valutare con grande attenzione».