Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2015  marzo 12 Giovedì calendario

È possibile litigare ancora per la battaglia di Waterloo? In Europa sì. La Francia fa ritirare i 2 euro commemorativi. Il Belgio aveva proposto al Consiglio europeo di coniare una moneta «in occasione dei 200 anni di quell’evento storico». Parigi non l’ha presa bene. E gli inglesi se la ridono

Francia e Inghilterra litigano, e il Belgio ci finisce in mezzo. Come duecento anni fa a Waterloo. Ed è proprio la battaglia nella quale il Duca di Wellington mise fine all’epopea di Napoleone a far discutere Parigi e Londra, con Bruxelles che ne paga le spese. La storia ha un che di surreale, tratto distintivo dei belgi, di molto serio, caratteristica quanto mai francese, e di ironico, con gli inglesi che non hanno perso l’occasione di lanciare sarcastiche frecciatine agli antichi rivali d’Oltremanica. Un vero caso diplomatico, insomma. Tutto per una moneta da due euro.
La vicenda ha inizio il 26 febbraio, giorno nel quale il governo belga informa il Consiglio europeo che emetterà una nuova moneta, appunto da due euro. «In occasione dei 200 anni dalla battaglia di Waterloo, abbiamo l’onore di trasmettervi – recitava l’ingenua missiva dei belgi – il bozzetto della nuova moneta commemorativa di quell’evento storico». Segue la fredda descrizione: il campo di battaglia, il monumento commemorativo con il Leone di Waterloo, gli anni 1815-2015. I belgi prevedevano di produrne 275mila pezzi da mettere in circolazione dal primo aprile. D’altra parte Waterloo, che si trova in Vallonia, è uno dei luoghi più evocativi e di maggior attrazione turistica del Belgio. Ad esempio, il prossimo 18 giugno per il duecentesimo anniversario ci sarà una tre giorni di rievocazione storica che richiamerà migliaia di appassionati da tutto il mondo.
I francesi però l’idea di ricordare la celebre battaglia su una moneta non l’hanno presa affatto bene. Legittimo, per carità. Ma sono le argomentazioni con cui hanno chiesto all’Unione di intervenire a sembrare ai più un tantino sopra le righe. Premessa: le regole dell’eurozona prevedono che prima di emettere una nuova moneta ciascun un Paese debba mostrarla a tutti i partner, che a loro volta hanno la possibilità entro sette giorni lavorativi di far pervenire le loro osservazioni. Gli inglesi, che non sono nell’euro e che per la moneta unica non nutrono alcun amore, questa volta hanno prontamente fatto sapere di gradire molto l’iniziativa belga.
Il Tesoro di Parigi, invece, il 5 marzo ha spedito la seguente lettera al Consiglio europeo. «Questa moneta è suscettibile di scatenare reazioni sfavorevoli in Francia». E ancora, «la battaglia di Waterloo è un avvenimento che ha una risonanza particolare nelle coscienze collettive e va oltre alla semplice evocazione di un conflitto militare. La circolazione di questa moneta rappresenterebbe un simbolo negativo per una parte della popolazione europea che potrebbe pregiudicare gli sforzi dei governi della zona euro di rinforzare l’unità e la cooperazione intorno alla moneta unica».
Di fronte a tali argomenti, i belgi hanno dovuto capitolare e ieri hanno comunicato alle istituzioni europee che la moneta non sarà mai coniata dalla Banca centrale del Regno. Gli inglesi invece ci sono andati a nozze e non hanno risparmiato le battute. Il baronetto Peter Luff, eletto alla Camera dei comuni per i Tory, prima della retromarcia belga si era detto «estremamente contento che l’eurozona voglia celebrare il fallimento della Francia nella creazione di un super-Stato europeo». Peter Bone, conservatore eletto a Wellingborough, ha suggerito ai francesi «di crescere un po’ e di sostenere la splendida iniziativa dei belgi». Se in tempi di euroscetticismo l’opinione pubblica spesso si lamenta della futilità di alcune controversie europee, sappia che spesso sono i governi a trascinare le istituzioni in diatribe che poco hanno a che fare con la qualità della vita dei loro cittadini.