Paolo Siepi, ItaliaOggi 12/3/2015, 12 marzo 2015
PERISCOPIO
Che se poi non ritorna l’ottimismo dovremo pensare a cambiare animatore. Massimo Bucchi, scrittore satirico. Sette.
Dopo la sentenza di cassazione su Ruby 1, sono in corso il Ruby bis e il Ruby ter. In attesa del ricorso alla Corte europea sui fondi Mediaset, oltre al voto finale sulle riforme, dopo il fallimento del patto del Nazareno, con la grana dei fittiani, e la Lega soverchiante, e le aziende di famiglia declinanti, e il Milan ogni anno sempre peggio. Ecco, mai visto un uomo capace di combattere tante partite insieme. E riuscire a perderle quasi tutte. Mattia Feltri. la Stampa.
Per la prima volta nella storia dell’Italia unitaria, ci sono due siciliani al vertice dello Stato. Sergio Mattarella è presidente della Repubblica, Pietro Grasso del Senato. È stato Salvini, nel suo improbabile tour propagandistico dell’isola, a farlo notare, aggiungendo che pure il ministro dell’Interno Alfano è siciliano. Nonostante questo, sostiene Salvini, la situazione economica non è mai stata così avara. Ora, è evidente che lo sviluppo economico di un territorio non dipende dalle cariche istituzionali che esprime. A me pare una buona notizia che l’isola, che due generazioni fa vagheggiava di staccarsi dal resto del Paese, oggi esprima i vertici della Repubblica: il fratello di una vittima della mafia, un magistrato che la mafia ha combattuto. Resta il vero problema della Sicilia: una classe politica parassitaria, incatenata a quella fabbrica di privilegi e di sprechi vergognosi che è l’Ars, l’Assemblea regionale siciliana, come viene pomposamente chiamato il consiglio regionale. Aldo Cazzullo. Sette.
Da ragazzo era molto studioso, obbediente alla famiglia e si è laureato con una tesi pubblicata da Laterza (che è un editore e non il numero delle scopate messe a segno in un sol giorno dall’autore). Vittorio Feltri, in un articolo dedicato a Giampaolo Pansa. Il Giornale.
La destra, adesso, è tenuta su dalla rabbia. Per le tasse, la burocrazia e lo strapotere del sistema dei partiti che, in questa fase storica, coincide con il centrosinistra, con il Pd. E poi c’è una base potenziale: la grande massa delle persone comuni, quelle che non hanno protezione, che tutta questa ripresa di cui parla il governo Renzi nella loro vita di tutti i giorni proprio non la vedono, non sanno dove sia. Giampaolo Pansa. Massimo Rebotti. Corsera.
Non è immaginabile che la linea politica dei moderati italiani sia dettata da Maria Rosaria Rossi e Deborah Bergamini... o dall’avvocato Niccolò Ghedini, un ottimo penalista, ma che insomma... beh... Io ricordo un tempo glorioso e di grande politica quando intorno al tavolo di Berlusconi, alla luce del suo genio, sedevano straordinari dirigenti capaci di controllare migliaia di voti sul territorio e però anche personalità del prestigio di Marcello Pera, Giuliano Urbani, Giuliano Ferrara... Vede, Berlusconi non ha bisogno di gente che gli dica che dimostra cinquant’anni e che quando arriva nelle città trova ancora folle osannanti: ha, al contrario, bisogno di persone capaci di dirgli anche di no. Claudio Scajola, ex ministro Forza Italia. Fabrizio Roncone. Corsera.
La maggior parte della gente pensa che, nel suo profondo, il conflitto sia tra ebrei e arabi o israeliani e palestinesi. Sbaglia. La battaglia cui stiamo assistendo è tra chi santifica la vita e chi celebra la morte. Dopo il feroce attacco alla sinagoga di Gerusalemme, sono esplosi i festeggiamenti nelle cittadine palestinesi. La gente ballava per strada e distribuiva caramelle. I ragazzi si facevano fotografare con le asce, i megafoni delle moschee urlavano congratulazioni, i terroristi erano celebrati come «martiri ed eroi». Ron Prosor, ambasciatore israeliano alle Nazioni Unite, discorso all’Onu.
Abbiamo fatto dell’accettazione dell’Altro un’insopportabile retorica etico-filosofica. Ma accettare l’altro, la sua mentalità, la sua cultura, le sue abitudini, è difficile, molto difficile anche quando questo altro lo si conosce, è un amico, lo si ama, e in più si è in tempo di pace. Non dimentichiamo che il nostro tempo di pace si sta sempre più mescolando, fuori da ogni legalità, con il tempo di guerra e che vivono con noi i parenti stretti di coloro con cui, fuori dai nostri confini nazionali, siamo in rapporto di guerra. Questa situazione richiede un po’ di prudenza. Lo scontro di civiltà non è una teoria, è un fatto che chiunque può constatare. I conflitti aumenteranno. È molto probabile che nel prossimo futuro aumenteranno le guerre. Alfonso Belardinelli. Il Foglio.
Un giorno Cascella portò l’amico sindaco, Sandro Bondi, dal sire della Brianza. Fu amore a prima vista. «Come può una persona intelligente come lei essere comunista?», chiese Berlusconi a Bondi. E «il prete» (al suo paese lo chiamavano così per la silhouette badiale e la condotta di vita ascetica) cadde folgorato sulla via di Arcore come San Paolo su quella di Damasco. Vittorio Feltri e Stefano Lorenzetto, Buoni e cattivi. Marsilio.
Ho il gusto di spiegare, di semplificare le cose complesse. Quello che ci forniscono le scienze moderne e le tecnologie, nello sconvolgimento sempre più rapido del mondo e nel fracasso delle ideologie. Esse, e non le dottrine, cambieranno il nostro destino. Ciò a cui mi propongo è di potermi esprimere e di poter servire. Servan-Schreiber, Passions. Fixot, 1991.
L’amore è il motore di tutto. Il più autentico è quello del bambino che ti dice: «Ti voglio un bene grande come il mare» e allarga le braccia. Giancarlo Giannini, attore. Il Fatto.
Mio padre era un ortolano che aveva fatto il cameriere presso i Ceretti, industriali siderurgici della Val d’Ossola. Io sono nato a Zinasco il 30 gennaio 1948, giorno in cui venne assassinato Gandhi. E in casa ho trovato un autografo fatto dal Mahatma a mio padre, che nel 1931 gli aveva servito il tè sul treno a Domodossola, mentre il pacifista indiano era diretto a Roma per incontrare il Duce. In quello stesso anno, su segnalazione dei Ceretti, papà fu assunto come maggiordomo da Arturo Toscanini, in procinto di espatriare dopo che i fascisti lo avevano schiaffeggiato a Bologna. Prima di lasciare l’Italia, chiese al maestro di tornare a Sairano, in Lomellina, per congedarsi dalla famiglia. In paese incontrò quella che sarebbe diventata mia madre e non partì più. Giorgio Boatti, storico. Stefano Lorenzetto. il Giornale.
Niente è necessario per chi si accontenta. Roberto Gervaso. Il Messaggero.
Paolo Siepi, ItaliaOggi 12/3/2015