Stefano Elli, Il Sole 24 Ore 12/3/2015, 12 marzo 2015
DELTA, FORLI’ E L’IRONIA DELLA CORTE
I giudici del Tribunale di Forlì hanno stabilito, accogliendo alcune eccezioni delle difese, che la competenza per il reato di riciclaggio nell’ambito del processo Delta-Cassa di risparmio di San Marino è di Rimini e non di Forlì. E non è escluso che il gip di Rimini possa chiedere alla Corte di Cassazione di pronunciarsi sul tema. Le argomentazioni adottate dai giudici di Forlì Giovanni Trerè, Massimo De Paoli, e Roberta Dioguardi, per motivare l’ordinanza possono essere più o meno condivise. Certamente non lo sono da Fabio Di Vizio e da Marco Forte, i due sostituti procuratori che, nel 2008, hanno dato il via alle indagini a carico del gruppo dirigente della Delta e della Carism. Ora di Di Vizio è pm a Pistoia mentre Forte lo è a Bologna, l’altra sede presso cui verranno trasferite le carte relative agli eventuali reati societari commessi da Delta (la sede del gruppo era a Bologna). Per i giudici forlivesi il reato di riciclaggio si perfeziona nel momento in cui il denaro viene trasferito in territorio sammarinese: e l’istante che «fotografa» la commissione del reato è quello dell’attraversamento della frontiera, cosa che non può avvenire se non da Rimini. Per i pm invece la tesi era diversa: il perfezionamento del reato si definiva nel momento in cui il denaro «bancario» veniva trasformato in carta moneta frusciante. Dunque l’uscita delle banconote dalla sede di Banca d’Italia di Forlì. Il punto però è un altro. L’avvio del procedimento è dell’estate del 2008 e oggi, nel 2015, Forlì decide di spogliarsi del procedimento. Comunque la si pensi sulle ragioni di merito dei magistrati, il pensiero corre a un verso del compianto cantautore Enzo Jannacci: «Se me lo dicevi prima».