Angela Zoppo, MilanoFinanza 12/3/2015, 12 marzo 2015
ACEA, MENO DEBITI E PIÙ DIVIDENDI
Il debito di Acea è sceso ben oltre le previsioni degli analisti, a poco più di 2 miliardi di euro rispetto ai 2,248 miliardi di euro di fine 2013 e ai 2,4 miliardi di euro raggiunti nei primi nove mesi del 2014. È questo, assieme alla crescita dell’ebitda a 717,7 milioni di euro (+ 6,3%), il dato più apprezzato dal mercato nel giorno in cui l’utility capitolina ha pubblicato i conti 2014.
Il titolo ha chiuso a 11,25 euro, guadagnando l’1,2%. Il rapporto debito finanziario netto/ebitda si è ridotto da 3,3 a 2,9. Bene anche l’ebit, cresciuto a 390,4 milioni di euro (+7,5%), e l’utile netto, a 162,5 milioni di euro (+14,4%). Di conseguenza il cda presieduto da Catia Tomasetti proporrà all’assemblea degli azionisti, convocata il 23 aprile (il 24 in seconda convocazione), la distribuzione di una cedola di 45 centesimi, corrispondente a un payout del 59%, contro 42 centesimi del 2013. Al Comune di Roma, socio al 51%, andranno circa 49 milioni di euro, rispetto ai 46 milioni distribuiti lo scorso anno. L’assemblea dovrà affrontare di nuovo anche il tema della governance. Acea vuole fare posto in cda a due nuovi consiglieri, riportando il board a nove membri. L’anno scorso il sindaco Ignazio Marino aveva ingaggiato un lungo braccio di ferro con il top management della controllata proprio per ridurre il numero di consiglieri (si era parlato addirittura di cinque), culminato a giugno 2014 in un’assemblea ad alta tensione che aveva visto il Campidoglio prevalere, non senza colpi di scena. Oggi il cda vede un solo consigliere in quota al gruppo Caltagirone (al 15,8%) e due all’altro azionista privato, Suez Environnement (12,4%). Se la proposta di allargare il cda passasse, dei due nuovi consiglieri uno sarebbe espresso dal Comune e l’altro da Caltagirone, che si riporterebbe alla pari con i soci transalpini. La proposta di tornare a nove è attribuita al nuovo contesto, incoraggiato dalla legge di Stabilità, che spinge le utility alle aggregazioni. Un cda a nove, insomma, è ritenuto più in linea con le esigenze di una società in potenziale crescita.
Tornando ai numeri, il merito dello sprint di Acea è ripartito su tutte le aree di business. All’ebitda hanno contribuito soprattutto il servizio idrico, col 41%, e le Reti per il 35%, seguono Energia col 15%, Ambiente con l’ 8% e la Corporate per l’1%. «Abbiamo raggiunto tutti gli obiettivi che ci eravamo fissati», ha commentato Tomasetti, «e allo stesso tempo, abbiamo avviato la modernizzazione di tutte le società del gruppo. Grazie agli investimenti in nuove tecnologie e alla collaborazione dei nostri dipendenti presto tutte le attività industriali e i servizi erogati saranno gestiti in digitale. Questa innovazione strutturale, una volta conclusa, ci trasformerà in breve in una nuova multiutility, sempre più competitiva». Soddisfatto anche l’ad, Alberto Irace. «L’aumento dell’ebitda e la riduzione del debito sono il segnale più importante di un’azienda che vuole continuare a rinnovarsi», ha detto. «La crescita e la conferma della redditività riguardano tutte le aree, in particolare settore idrico ed energia. A ciò s’accompagna un miglioramento del circolante rispetto al 2013, dunque un tangibile rafforzamento della struttura finanziaria”.
Angela Zoppo, MilanoFinanza 12/3/2015