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 2015  marzo 12 Giovedì calendario

COSÌ HO VINTO LA MIA SFIDA A SIENA

[Intervista ad Antonella Mansi] –
«Dall’esperienza al Monte Paschi ho imparato molto, ma credo anche di aver dato un contributo da imprenditore vero. Quello di cui l’ente aveva bisogno in quel momento era proprio un approccio imprenditoriale». Così Antonella Mansi, vicepresidente di Confindustria con delega all’organizzazione, racconta in un’intervista a Capital-La Sfida su Class Cnbc la sua avventura come presidente della Fondazione Mps nei momenti più caldi della crisi della banca e di conseguenza anche dell’Ente, sepolto sotto una montagna di debiti e chiamato a tagliare il cordone ombelicale che lo legava all’istituto per sopravvivere.
Una testimonianza particolarmente interessante nel giorno della grande svolta per le Fondazioni di origine bancaria (vedere altro articolo a pagina 4). «Ho affrontato questa sfida perché volevo salvare uno dei pochi motori di sviluppo veri che il territorio in quel momento poteva vantare, purtroppo era un ente con una situazione debitoria veramente molto complessa. L’ho fatto con spirito di servizio per il mio territorio, ma consapevole che la situazione era quasi compromessa. Devo dire che non ho pensato molto al tema reputazionale e, col senno di poi, credo di avere rischiato molto.
Domanda. Si immaginava un quadro così drammatico?
Risposta. No, nessuno di noi lo immaginava. Anche perché la Fondazione aveva alcuni vincoli di riservatezza che non consentivano di leggere da fuori la realtà con cui avremmo dovuto fare in conti. Ma questo scenario fosco non ci ha fatto desistere.
D. Da ex azionista di una banca, che cosa auspica per un settore che ancora si sta leccando le ferite ed è restio a concedere credito?
R. La banche devono ritrovare la consapevolezza del valore delle loro azioni sull’economia reale. Di quanto siano uno dei motori chiave dell’economia specie oggi, dopo otto anni di crisi che ha spazzato le imprese più deboli ma mantenuto un tessuto manifatturiero sano capace di creare ricchezza. Le banche hanno colto questo cambiamento, tentano di cambiare rotta, ma le fondamenta sono ancora apparentemente fragili e quindi sono molto prudenti.
D. Quali sono le sfide che dovete affrontare in Confindustria? E con quali risorse?
R. La sfida più importante da cogliere è quella del cambiamento. Noi oggi governiamo un’associazione che ha cento anni di vita e che non deve dimostrarli. Ha la possibilità di cambiare pelle alla stessa velocità con cui la cambiano le nostre imprese. Mi rendo conto che è una sfida importante e complicata perché siamo tanti con tantissime differenze in termini di volontà e di interessi. Dobbiamo essere bravi a trovare, attraverso il dialogo, una sintesi di azioni capaci di mettere d’accordo le diverse anime. La globalizzazione ha cambiato tanto la nostra base associativa ma ci sono tanti campioni che dobbiamo avere la capacità di valorizzare e accompagnare nello sviluppo internazionale.
D. L’ingresso di Etihad in Alitalia segna un cambio di passo e può portare a notevoli sinergie industriale. Lei siede nel cda di Alitalia. Qual è la grande sfida nel processo di internazionalizzazione che la compagnia deve cogliere?
R. Alitalia è ancora un brand straordinario, ha un’identità molto forte ed è un biglietto da visita che porta in giro per il mondo il nostro made in. La nostra sfida è dare lustro ancora una volta a questo brand a fronte di un programma industriale estremamente sfidante che in tre anni deve riportare la compagnia a creare profitti e ad essere un’eccellenza in questo settore.
D. Qual è la sfida della vostra generazione per rompere con il passato?
R. Abbiamo responsabilità molto importanti perché c’è un Paese da ricostruire. La mia generazione oggi forma la classe dirigente e deve essere responsabile in un’ottica di visione unitaria, mettendoci la faccia.
Claudio Gallone, MilanoFinanza 12/3/2015