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 2015  febbraio 21 Sabato calendario

In Italia

Il Presidente della Repubblica è Sergio Mattarella
Il Presidente del Senato è Pietro Grasso
Il Presidente della Camera è Laura Boldrini
Il Presidente del Consiglio è Matteo Renzi
Il Ministro dell’ Interno è Angelino Alfano
Il Ministro degli Affari Esteri è Paolo Gentiloni
Il Ministro della Giustizia è Andrea Orlando
Il Ministro dell’ Economia e delle Finanze è Pier Carlo Padoan
Il Ministro di Istruzione, università e ricerca è Stefania Giannini
Il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali è Giuliano Poletti
Il Ministro della Difesa è Roberta Pinotti
Il Ministro dello Sviluppo economico è Federica Guidi
Il Ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali è Maurizio Martina
Il Ministro di Infrastrutture e trasporti è Maurizio Lupi
Il Ministro della Salute è Beatrice Lorenzin
Il Ministro di Beni e attività culturali e turismo è Dario Franceschini
Il Ministro dell’ Ambiente, della Tutela del Territorio e del Mare è Gian Luca Galletti
Il Ministro per la Semplificazione e la Pubblica Amministrazione è Marianna Madia (senza portafoglio)
Il Ministro per le Riforme Costituzionali e i rapporti con il Parlamento è Maria Elena Boschi (senza portafoglio)
Il Governatore della Banca d’Italia è Ignazio Visco
Il Presidente di Fca è John Elkann
L’ Amministratore delegato di Fca è Sergio Marchionne

Nel mondo

Il Papa è Francesco I
Il Presidente degli Stati Uniti d’America è Barack Obama
Il Presidente del Federal Reserve System è Janet Yellen
Il Presidente della BCE è Mario Draghi
Il Presidente della Federazione russa è Vladimir Putin
Il Presidente del Governo della Federazione russa è Dmitrij Medvedev
Il Presidente della Repubblica Popolare Cinese è Xi Jinping
La Regina del Regno Unito è Elisabetta II
Il Premier del Regno Unito è David Cameron
La Cancelliera Federale di Germania è Angela Merkel
Il Presidente della Repubblica francese è François Hollande
Il Primo Ministro della Repubblica francese è Manuel Valls
Il Re di Spagna è Felipe VI di Borbone
Il Presidente del Governo di Spagna è Mariano Rajoy Brey
Il Presidente dell’ Egitto è Abd al-Fattah al-Sisi
Il Primo Ministro di Israele è Benjamin Netanyahu
Il Presidente della Repubblica Turca è Recep Tayyip Erdogan
Il Presidente della Repubblica Indiana è Pranab Mukherjee
Il Primo Ministro della Repubblica Indiana è Damodardas Narendra Modi
La Guida Suprema dell’ Iran è Ali Khamenei
Il Presidente dell’ Iran è Hassan Rohani

Il consiglio dei ministri ha approvato i decreti attuativi del Jobs Act, cioè della legge sul lavoro, che a questo punto è in vigore.

Non ci vuole come al solito un passaggio parlamentare?
No, perché il governo, tra mille polemiche, aveva ottenuto sul Jobs Act una delega dal Parlamento. Stabiliti certi paletti (troppo pochi o addirittura inesistenti secondo i sindacati, Sel e la minoranza interna del Pd), Renzi avrebbe potuto regolare la materia a suo piacimento mediante l’emanazione dei cosiddetti decreti attuativi. Due di questi decreti attuativi – riguardanti gli indennizzi per i licenziati, l’impossibilità di licenziare per scarso rendimento, l’introduzione  della nuova Aspi, cioè la tutela di 24 mesi per chi resta senza lavoro - erano stati emanati alla vigilia di Natale. Li altri quattro sono diventati legge ieri. Il Parlamento, avendo consentito alla delega, non ha più possibilità di dire niente. Le commissioni che si sono occupate dei decreti hanno potuto esprimere, a questo punto, solo dei pareri consultivi. Di cui Renzi, peraltro, ha tenuto poco conto, e infatti Cesare Damiano, presidente della Commissione lavoro della Camera, se ne èlamentato: «Il Presidente del Consiglio Matteo Renzi ha dichiarato che il Governo non ha modificato la norma sui licenziamenti collettivi nonostante la richiesta contenuta nei pareri convergenti delle Commissioni lavoro di Camera e Senato. Siamo di fronte a una scelta politica sbagliata e non rispettosa del dibattito parlamentare». Non è l’unica critica ai decreti delegati.  

Quindi è un flop.
Posso dirle quello che penso davvero? Se la legge sia buona o cattiva non lo sa nessuno. Per giudicarla dobbiamo aspettare che sia applicata, e cioè avremo qualche dato forse tra un anno. Con quale criterio giudicheremo se la nuova disciplina del lavoro è buona o no? La risposta più ovvia è che se aumenterà l’occupazione, e specialmente l’occupazione a tempo indeterminato, della legge non si potrà dare che un giudizio positivo. Ma anche questo è comunque un criterio discutibile: l’occupazione potrebbe aumentare anche per la ripresa della domanda, qualcosa si vede su questo terreno si vede già adesso – anche se le cause fondamentali che fecero precipitare il mondo nella spaventosa crisi che conosciamo sono sempre lì. C’è poi chi sostiene che nessuna legge può far aumentare, di per sé, l’occupazione. La discussione dovrebbe concentrarsi forse su un altro punto: questa legge è giusta, cioè rende la società in cui viviamo un po’ meno ingiusta di quanto sia?  

Non abbiamo poi tutto questo spazio né e tutto questo tempo per un dibattito simile. Il complesso dei sei decreti attuativi che razza di sistema ci consegna?
Sarà sicuramente più facile licenziare, sia individualmente che collettivamente. L’articolo 18 non esiste più. Il sistema però incoraggia l’adozione di assunzioni a tempo indeterminato, che risultano molto meno costosi per i primi tre anni. È il contratto a tutele crescenti applicabile però solo ai neoassunti. I risultati a progetto dovrebbero sparire dal 2016, anche se si potrà ancora adottarli col consenso del sindacato.  

Che cosa dice Renzi?
«Oggi è una giornata storica, non pensavo di farcela in un anno. Mentre rottamiamo e superiamo un certo modello di diritto del lavoro, noi superiamo i co.co.co. e i co.co.pro. Per la prima volta c’è una generazione che può vedere la politica far la guerra non ai precari ma al precariato. Queste norme sono destinate ad aumentare la flessibilità in entrata e le tutele in uscita. Sono circa 200mila i nostri connazionali che nella ridefinizione del lavoro parasubordinato passeranno dai co.co.co. vari a un lavoro a tempo indeterminato». Il ministro del Lavoro Poletti ha aggiunto: «Al centro delle misure del governo c’è una cosa semplice ma essenziale: in Italia da molti anni è diventato normale assumere con tutte le forme di contratto meno il contratto a tempo indeterminato. La scommessa è rovesciare questo fatto, la normalità sia l’assunzione a tempo indeterminato, lo devono fare tutti».  

Che cosa dicono la Cgil e la minoranza dem?
Forti critiche anche dalla Cisl e dalla Uil. La Cgil, che contro il Jobs Act aveva proclamato a suo tempo uno sciopero generale, ha espresso la sua opinione in un comunicato: «Il Jobs act è il mantenimento delle differenze e non la lotta alla precarietà. Il contratto a tutele crescenti è la modifica strutturale del tempo indeterminato che ora prevede, nel caso di licenziamento illegittimo o collettivo, che l’azienda possa licenziare liberamente pagando un misero indennizzo. Sulla precarietà siamo alla conferma dell’esistente, se non al peggioramento. Il governo dimentica le partite iva e regala a tutti dimensionamenti e licenziamenti facili». Stessi toni nella minoranza dem, per esempio in Stefano Fassina: «I contratti precari rimangono sostanzialmente tutti. Il diritto del lavoro torna agli anni Cinquanta. Oggi e il giorno atteso da anni… dalla Troika».   (leggi)

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