Roselina Salemi, D, la Repubblica 21/2/2015, 21 febbraio 2015
EROTICO CHIC
Il nome non c’è ancora, la tendenza sì. A farla nascere, paradossalmente è stata proprio l’offerta massiccia di hard gratuito su Internet. Esibizioni esagerate, contorsionismi olimpionici e primi piani più didattici che invitanti, a lungo andare producono sbadigli. È finita che abbiamo bisogno di mistero. Ed ecco spiegata la rinascita dell’erotismo soft, con ambizioni estetiche, artistiche e culturali.
Negli anni d’oro, Playboy e Penthouse, giudicate letture sporcaccione, vendevano cinque milioni di copie ciascuna. YouPorn e simili hanno distrutto il mercato. Vecchia battuta: perché comprare la mucca quando il latte è gratis? Il mensile di Hugh Hefner e delle conigliette è ormai storia, è una sceneggiatura nelle mani di David Dobkin per un progetto voluto dalla Warner, ma in edicola è sceso a un milione di copie, e Penthouse a 100mila. Persino Hustler, il giornale di Larry Flynt (ricordate il film di Milos Forman?) dice addio alla carta per migrare on line, ucciso dalla stessa battaglia per la libertà che ha combattuto. Eppure, dall’America all’Europa partono simultaneamente esperimenti di erotismo “contemporaneo” e sofisticato. Ora che anche la sottomissione e le pratiche connesse sono state sdoganate nella narrativa di intrattenimento (siamo sommersi da trilogie erotiche e mommy porn) non è più così disdicevole farsi vedere in giro con una rivista patinata tra nudi d’autore, anche maschili, e grandi firme.
Luca Beatrice, critico e docente all’Accademia Albertina di Torino, ha scritto un saggio sul controverso rapporto tra arte e sesso: Sex Erotismi nell’arte da Courbet a YouPorn (Rizzoli). Racconta che L’origine du monde, tela scandalosa dipinta Gustave Courbet, padre del realismo francese, nel 1866 e conservata in semi-clandestinità, oggi è in bella vista al Museo d’Orsay di Parigi. Funzionerebbe anche nella homepage di un sito porno, ma nessuno dubita che sia arte. Alla fine degli armi 80, rincontro tra Jeff Koons e Ilona Staller-Cicciolina ha portato alla Biennale di Venezia il ciclo di opere Made in Heaven. Poi c’è il nudo glam di Helmut Newton, l’omosessualità aspra ed esplicita di Robert Mapplethorpe, ci sono le trasgressioni visive del giapponese Nobuyoshi Araki (donne legate con corde, sdraiate su letti disfatti tra fiori e kimono). Insomma, c’è spazio per muoversi nell’universo dell’erotismo, sconfinando nell’arte. Con questi presupposti a New York sono nate molte riviste sul sesso, tutte piuttosto costose (anche 20 dollari a numero) con staff – cosa abbastanza curiosa – quasi esclusivamente femminili e un mix di nudo, arte, moda e filosofia.
Nicole Prickett e Berkeley Poole, le editrici di Adult (adult-mag.com) insieme a Noah Wunsch, sono ragazze magre, nervose ed eleganti dell’upper class. «La differenza tra pornografia ed erotismo è l’illuminazione», dice Sarah Nicole, citando l’ex attrice hard Gloria Leonard, pioniera delle linee telefoniche erotiche. Chiarisce che Adult è «ugualmente distante dal porno online, dalle riviste di consigli alla Cosmopolitan (come farlo impazzire a letto, come avere orgasmi multipli, ecc.) e dalle app digitali. Le immagini di Adult hanno a che a vedere con la bellezza, il desiderio, il mistero», proprio quello che mancava, ormai. Stesso concept per 25 (ancora New York) e Treats! (treatsmagazine.com) di Los Angeles, che fa vedere free sul sito il backstage dei servizi fotografici (ora è disponibile quello con la fatale Emily Ratajkowski). Numeri piccoli, ma capaci di creare una tendenza, di influenzare Playboy, che con la copertina dedicata a Kate Moss punta al glamour e meno alla carnalità. Kate Lamphear, che ha lasciato il New York Times per dirigere il mensile maschile Maxim, disprezza «l’istupidente parata di corpi offerta da Internet» e pensa, a ragione, che la sexiness sia più legata alla fantasia, per quanto morbosa. L’Europa è sulla stessa lunghezza d’onda. Nel 2013, dopo nove anni di assenza dalle edicole francesi, è tornata, con Léa Seydoux nel primo numero, Lui (luimagazine.fr) rivista famosa negli anni 70 e 80 per le immagini sexy e le lunghe interviste a politici, intellettuali e artisti. La dirige lo scrittore e regista Frédéric Beigbeder (autore del fortunato L’amore dura tre anni): grandi fotografi, testi di romanzieri e giornalisti come Patrick Besson, Marcela Iacub (ha fatto scalpore con Belle et bête, storia romanzata della sua relazione con Dominique Strauss-Kahn), Thomas Legrand, Gaspard Proust. Copertine: Rihanna, Gisele Bündchen e Laetitia Casta. Età di riferimento, 30-55 anni. Nel sito il giornale si definisce porno-chic, dispensa consigli sui profilattici migliori, commenta la lingerie di Agent Provocateur. Vende circa 350mila copie, di questi tempi un successo. Molto più ambizioso è, sempre in Francia, il mensile Irène (irene-eroticfanzine.com) nato dall’idea di tre ragazze parigine, Geneviève Eliard, Esthèle Girardet e Lucie Santamans. Attraverso la poesia, la fotografia, il collage, propone un erotismo surreale, cerebrale, sognante. E andiamo in Olanda con Extra Extra (extraextramagazine.com), sede a Rotterdam, che alterna alle sensuali foto delle Living Dolls le interviste a Nicolas Provost, il regista di The Invaders, alla fashion designer Veronique Branquinho, alla leggendaria ballerina canadese Louise Lecavalier.
In Italia, dove Playmen, mensile fondato da Adelina Tattilo, ha chiuso nel 2001 e Playboy, che ha riaperto dopo vent’anni, è entrato in crisi, è nato Fluffer (nome di chi sui set porno ha il compito di mantenere “caldi” gli attori nei cambi di scena) giornale di fotografia erotica per pochissimi: limited edition di 99 copie ogni quattro mesi distribuite soltanto in due librerie, ma aggiornato con nuovi contenuti sui social (Tumblr e Facebook). Il sito contiene testi di critici, integrati con i numeri cartacei (tre, per ora) da collezionare. Ideato da Dario Morgante e Virginia Julie Marchione, ha l’obiettivo di «riportare la sensualità del corpo sulla pagina osando anche con rappresentazioni estreme e selezionare i lavori più significativi». L’arte salverà l’eros? Speriamo ci salvi almeno dalla noia.