Corriere della Sera, 21/2/2015, 21 febbraio 2015
CHI FURONO I CALIFFI
Successori di Maometto
Caro Romano, penso che i media occidentali commettano un grave errore nel prendere per buono il titolo di «califfo» di cui si è insignito un avventuriero che opera in Iraq e Siria. Califfo significa «successore» e tali furono i primi quattro califfi che, dopo la morte del profeta Maometto nel 632, furono eletti fra i membri più eminenti della sua stessa tribù di arabi (i Quraish, o Coreisciti, della Mecca). Il Califfo, inteso come autorità suprema, tanto religiosa quanto politica, della comunità islamica, non ha retto alle concrete dinamiche della storia, come dimostrano le vicende della dinastia dei califfi Omayyadi (dal 661 al 750) quando il dominio degli arabi raggiunse la sua massima espansione territoriale, e poi della dinastia degli Abbasidi (dal 750 al 1258), quando il potere reale dei califfi andò progressivamente scemando. In ogni caso, sarebbe bene comprendere che l’attuale sedicente «califfo»: 1) dal punto di vista della religione islamica è un bestemmiatore tanto per i sunniti quanto per gli sciiti; 2) ha un programma antistorico; 3) costituisce una minaccia in primo luogo per tutti gli Stati nazionali islamici che dovrebbero essere annientati per ritornare a un’unica comunità islamica mondiale. Come se qualcuno da noi volesse ritornare all’Impero romano nel periodo della sua massima espansione.
Livio Ghersi , Palermo
Grazie. Con queste osservazioni lei conferma che la guerra a cui stiamo assistendo non è quella dell’Islam contro l’Occidente e il cristianesimo. È una doppia guerra civile: fra sunniti e sciiti, tra la versione più fanatica e quella più moderata della famiglia sunnita.
NEL NOSTRO PAESE
Denatalità
L’Istat ha segnalato che nel 2014 le nascite in Italia sono state solo 509 mila, le più basse dall’unità d’Italia e si dice che, di questo passo, l’Italia lentamente muore. Eppure abbiamo letto per anni che il nostro Paese, per la sua morfologia, risultava sovrappopolato, il territorio era stato sfruttato al massimo, il cemento aveva sottratto all’agricoltura migliaia di ettari coltivabili, il numero di vetture in circolazione superava la media europea per abitante e l’inquinamento era arrivato a livelli da destare seria preoccupazione. Se le cose stanno così, perché preoccuparci di una decrescita demografica? Non è sufficiente programmarla e tenerla sotto controllo?
Mariangela Cecchini , Roma