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 2015  febbraio 21 Sabato calendario

ZANETTI, «IO, UN MANAGER MA PER UN TEMPO POTREI GIOCARE»

Zanetti, confessi: corre ancora tutti i giorni?
«Quasi, diciamo 5 su 7. E ogni tanto calcetto».
Quanti minuti garantirebbe a Mancini?
«Un tempo ancora ce la faccio, dai».
Più faticoso fare il calciatore o il vicepresidente?
«Di sicuro adesso lavoro più ore ed è più facile che mi cambino i programmi della giornata».
Più che altro da un po’ di tempo è cambiata la sua presenza alla Pinetina
«Ma i primi mesi era previsto che facessi un master alla Bocconi e stessi di più in sede: per prendere confidenza con tutte le aree della società».
Sicuro che non fosse la presenza di Mazzarri a ridurre la sua area di azione?
«Io ho sempre risposto e rispondo alla società, indipendentemente da chi c’è in panchina».
E adesso come se la cava a rispondere a Thohir in inglese?
«Meglio io con l’inglese che lui con l’italiano, spero. Ma a 40 anni è dura, all’inizio quando andavo a lezione con i bambini mi sentivo uno scemo: loro imparavano alla grande e per me era cinese».
Ora può dirlo: ci rimase male quando le proposero di firmare un contratto a tempo, per due anni?
«E’ la filosofia di Thohir: mi ha trattato come un manager. Quello che mi interessava era sentire la sua fiducia ed essere considerato un veicolo importante per lanciare l’immagine dell’Inter anche a livello internazionale. E poi era normale: Moratti mi conosce da una vita, lui no».
Perché Moratti dice che lui ora non conta più?
«Conta e conterà sempre: è molto rispettoso, ma quando deve intervenire lo fa».
Ed è vero che Zanetti, da quando c’è Mancini, conta di più?
«Diciamo che mi sento più coinvolto di prima. Normale: io e Roberto ci conoscevamo già. Ma lui sembra un altro rispetto ad allora: più tranquillo, più consapevole. E ha cambiato in parte pure il modo di allenare: molta più intensità, adesso».
In cosa è più coinvolto, con lui?
«Ci confrontiamo spesso e se lo ritiene giusto parlo con i giocatori. E’ successo soprattutto nei giorni difficili: so cosa vuol dire attraversare certi momenti».
Da ex capitano a capitano, l’ha fatto soprattutto con Ranocchia.
«Andrea ha dei valori e i compagni lo rispettano per questo. Però deve avere più fiducia in se stesso, non sentirsi crollare il mondo addosso: i compagni lo guardano e il rispetto te lo guadagni anche così».
Ha detto le stesse cose a Icardi?
«Sta a noi aiutarlo, sta a lui capire come bisogna comportarsi in una grande squadra. La prima cosa, e ci teniamo tanto, è il rispetto per i tifosi».
Più grave Balotelli che butta per terra la maglia o Icardi che la lancia un po’ così ai tifosi?
«Più grave Mario, ma due cose sgradevoli».
Scommetterebbe oggi che a luglio Icardi sarà in ritiro con l’Inter?
«E’ la nostra intenzione e il rinnovo del contratto a cui stiamo lavorando va in questa direzione. Poi, si sa, nel calcio non c’è nulla di scontato».
Infatti Kovacic ora va spesso in panchina
«Ma l’Inter punta su di lui, tanto. In pochi possono cambiare una partita come sa fare lui e può servire anche sbagliare: ecco, l’unica paura che non deve avere è quella, la paura di sbagliare».
Quella che non ha Shaqiri
«Mi ricorda Sneijder per la capacità di pensare la cosa giusta un po’ prima degli altri».
E quella che Guarin non ha più: dopo tanto tempo è la volta buona?
«Credo di sì. Gli è servito tempo, ma può succedere: è difficile trovare continuità quando giochi in una squadra che non ha continuità».
Più deluso o più arrabbiato, con Osvaldo?
«Più arrabbiato, ma lo è anche lui: con se stesso, perché si è reso conto che provare a mettere le mani addosso all’allenatore è stato un grave errore. E che ha sprecato una grande chance».
Al Boca Juniors non sembra così triste e quando arriverà anche Tevez lo sarà ancora meno.
«E conoscendo Carlitos, fossi nella Juve un po’ preoccupato lo sarei: anche che possa accadere prima del previsto, già a giugno».
Può succedere che all’Inter arrivi il suo amico Lavezzi? Oppure Yaya Touré?
«Il Pocho è difficile, anche se è mio amico. Touré non è un mio amico ma lo prenderei subito: con lui può pesare molto il Mancio, nella scelta di un giocatore è fondamentale poter arrivare dove ti vogliono a tutti i costi».
Cosa ha pensato giovedì sera al 94’ di Celtic-Inter?
«Che farsi riprendere sul 2-2 ci sta, meno sul 3-3. Siamo vicini al top, ma recidivi: non può essere sempre sfortuna, bisogna lavorare sulla gestione degli ultimi minuti».
Pagelle alla stagione preventive: proviamo?
«Da sei con 4°-5° posto, buona con la semifinale di Europa League, molto buona se dovessimo vincerla, perché arrivare terzi mi pare molto complicato. Ma la Champions deve essere sempre la nostra frontiera, se vogliamo tornare fra i primi 10 club al mondo come vuole Thohir».
A proposito di Champions: sente spesso Mourinho?
«Spesso. E mi chiede sempre dell’Inter...».