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 2015  febbraio 21 Sabato calendario

TOSCANI PARACULO

La coerenza innanzitutto. Difficilmente questo può essere il motto ispiratore di Oliviero Toscani. Eccellente fotografo, tra i grandi del ritratto, pubblicitario diabolico e dunque efficacissimo, ogni tanto cede alla debolezza di parlare, quando il suo unico strumento di comunicazione dovrebbe rimanere la macchina fotografica. E parlando, si lascia trascinare dall’ego in dichiarazioni penose, nemmeno tanto originali e che come provocazioni non valgono un soldo bucato, anzi, uno sgheo in questo caso. Qualche settimana fa l’ultima «battuta»: intervistato a La zanzara su Radio24, Toscani disse che i veneti sono «un popolo di ubriaconi e alcolizzati atavici, i nonni, i padri, le madri. Poveretti i veneti non è colpa loro se uno nasce in quel posto, è un destino. Basta sentire l’accento veneto: è da ubriachi, da alcolizzati, da ombretta, da vino». La provocazione, chiamiamola così, non è niente di nuovo, ma Toscani che ha le antenne lunghe, si è accorto che la storia dei veneti ubriaconi da qualche tempo va di moda. Per esempio in letteratura. Circa un anno fa è uscito presso Einaudi un insignificante preteso romanzo, Cartongesso, vincitore del premio Calvino, che fece parlare di sé perché l’autore, Francesco Maino, un avvocato veneto, il Céline della laguna, scorticava il malcostume del Nordest, a cominciare dal fatto che, naturalmente, i veneti crepano tutti di cirrosi epatica. Il libro, pieno di insulti gratuiti, misoginia e scritto con uno stile che suona come il trapano del dentista, ma considerato dalla critica una coraggiosa e spassosa invettiva, può esser stato direttamente o indirettamente captato da Toscani. O forse e più semplicemente, ci sono persone dalle idee molto primitive che però riescono a trasformarle in pubblicità per se stessi o in premi letterari. Ma se dell’esistenza di un libro in cui si sostiene che i veneti sono zombificati dallo spritz, nel nostro paese di scarse letture non frega molto, con le dichiarazioni di Toscani è scoppiato un putiferio: il governatore veneto Zaia pretende le scuse, la Procura di Verona apre un’indagine per diffamazione, e Toscani che s’affretta a ridimensionare la sua uscita a spiritosaggine. La definitiva ritrattazione è arrivata ieri: il grande fotografo sarà «ambasciatore del Chiaretto», sollevato a tanto onore dal sindaco di Bardolino, che dal 5 giugno ospita il Palio dedicato al suddetto vino originario del veronese. Un onore già toccato al sindaco di Verona, Flavio Tosi, che aveva preteso un risarcimento dopo gli insulti di Toscani: 10 euro per ogni veneto. Ricevuta l’email del sindaco, Toscani ha prontamente aderito: «Sono molto onorato per questo invito, constato con grande piacere che, come ho sempre pensato, i veneti capiscono anche l’ironia con un gran senso dell’humour e intelligenza. Sono felice di poter venire a Bardolino e potervi conoscere. Alla salute!». Toscani ne approfitta per ricordare che prima ancora, a aprile, sarà a Verona per Vinitaly, dove presenterà i vini della sua tenuta. La chiave di questa vicenda sta in una parolina magica: «ironia», dietro la quale si può dire praticamente di tutto. A volte cose intelligenti, paradossali e spiazzanti. In genere, chi le dice, poi non ritratta. Altre volte sono pure e semplici scemenze quelle sì da ubriachi. E allora è giocoforza ritrattare, magari assumendo cariche prestigiose come quella di «pappataci» nelle opere di Rossini, o «ambasciatori del Chiaretto». Nulla di male a esporsi in favore di un buon vino, ma allora non si dovevano vestire i panni di scomposti bacchettoni prima. Adesso, naturalmente, è tutto uno scambio di amorevoli sensi tra il sindaco di Bardolino e Toscani, che ha acchiappato al volo l’opportunità per far parlare di sé. Spesso finiscono così i Savonarola dei nostri giorni, i provocatori implacabili e senza peli sulla lingua: con qualche onorificenza elargita dal bersaglio delle loro critiche. Disprezzano per comprare, anzi, per ottenere gratis.