D, la Repubblica 21/2/2015, 21 febbraio 2015
PROMESSA SPAGNOLA
L’ultima benedizione le è arrivata da José Luis Zapatero, ex premier di solito discreto: «Susana? Di gran lunga è la migliore dei nostri politici». E poco importa che poi abbia espresso «piena lealtà e sostegno» (formula di rito) all’attuale segretario del Psoe Pedro Sánchez: la scelta di campo appare chiara.
La verità è che sempre più socialisti spagnoli la pensano come lui. Perché da tempo non appariva sulla scena un leader carismatico come Susana Díaz.
Presidente dell’Andalusia (dove la sinistra domina da un trentennio), trionfatrice al congresso regionale che la incoronò segretaria con il 98%, ora deve decidere quando fare il salto nella politica nazionale, sulla quale, peraltro, esercita già una forte influenza. Per il momento, Susana ha deciso di sciogliere il Parlamento andaluso e convocare elezioni anticipate fra un mese esatto: il prossimo 22 marzo. Perché tanta frena? Per ragioni personali: la presidente è incinta di quattro mesi e partorirà a luglio. La scelta ha spiazzato soprattutto il suo partito e Sánchez: se Díaz trionfasse a marzo in Andalusia, potrebbe accreditarsi definitivamente per il governo nazionale.
Il 2015 in Spagna è un anno di appuntamenti elettorali: amministrative a maggio, legislative in autunno.
Susana aspetta, ma è impaziente. A 40 anni, ha già alle spalle una lunga esperienza politica. E un carisma per niente comune. Socialista e devota, andalusa pura fedele alle tradizioni cattoliche della Semana Santa e della Virgen del Rocio, difende senza ambiguità la laicità dello Stato ed esalta il modello della Repubblica francese.Tifosa della squadra del Betis e appassionata di corride, vive nel suo quartiere popolare di Triana, nella Siviglia più autentica, dove i vicini la conoscono ancora come la figlia umile di un idraulico e una casalinga. Che presto potrebbe traslocare a Madrid.