
Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Ieri sera grande vertice a Reggio per decidere il da farsi dopo la bomba di domenica scorsa esplosa contro la Procura generale di Reggio e il petardone trovato ieri nell’aula bunker del Tribunale.
• Petardone?
Secondo gli inquirenti non è che un grosso fuoco d’artificio rimasto lì dalla notte di Capodanno. Beh, se è vero mi domando in ogni caso come mai un ordigno di quel genere si trova in un’aula bunker, che la notte di Capodanno immagino buia e deserta (era chiusa infatti dal 23 dicembre). vero che, dato il punto in cui è stata trovata, la bomba o bombetta potrebbe essere stata fatta passare dalle sbarre di un cancello. Si tratta di un cilindro avvolto in un nastro adesivo da pacchi con una miccia di 16 centimetri collegata a una busta di plastica piena di polvere pirica, Non avrebbe causato grandi danni e forse non era neanche in grado di funzionare. Gli artificieri hanno dato fuoco alla miccia e l’affare non è esploso. Pignatone, procuratore di Reggio, insiste nel dire che è un petardo «residuo dei festeggiamenti e non di un avvertimento o di un segnale particolare». A riprova: davanti all’aula bunker sarebbero stati trovati i resti di altri fuochi d’artificio. Il procuratore nazionale Antimafia, Piero Grasso, sostiene però che potrebbe anche essere un affare con un significato, «bisogna aspettare il lavoro degli investigatori e degli artificieri». Si hanno anche notizie di bottiglie incendiarie trovate davanti a certi negozi e di una targa imbrattata con escrementi di fronte alla segreteria dell’ex pm di Catanzato, Luigi De Magistris. Ieri c’è stata anche una fiaccolata intorno al vecchio palazzo di Giustizia di Reggio per manifestare solidarietà ai giudici. Organizzata da Cgil, Cisl, Uil con l’adesione dell’Ugi. Un migliaio di persone.
• Che cosa ha deciso il vertice? Chi c’era?
Maroni, Alfano, i sottosegretari Mantovano e Nitto Palma.
• Che hanno deciso?
Alla fine Maroni ha annunciato che saranno mandati in Calabria centoventi uomini, scelti tra polizia, carabinieri e guardia di finanza. Alfano ha detto che la Procura generale e la Procura della Repubblica di Reggio saranno rinforzate con sei magistrati. «Io stesso tornerò in Calabria la settimana prossima. Dobbiamo complimentarci con le forze dell’ordine per i numerosi latitanti catturati, le numerose confische effettuate e gli oltre 800 chili di droga sequestrati».
• Sì? Dobbiamo complimentarci?
Forse sì, anche se i numeri relativi alla ’ndrangheta sono impressionanti: 202 delitti compiuti fra il 1999 e il 2008, 14 mila atti di criminalità riconducibili alle cosche (fino al 2006). I latitanti arrestati sono stati più di 600, le ordinanze di custodia cautelare più di tremila.
• La ’ndrangheta è ferita o no?
A questo risponderei senz’altro di no. Nonostante gli sforzi degli inquirenti e delle forze dell’ordine, la ”ndrangheta appare oggi molto più forte della mafia: 44 miliardi di euro di faftturato, determinati in primo luogo dal traffico di droga che produce da sé 27 miliardi di ricavi. Il resto viene da usura, estorsioni, traffico d’armi, gestione illegale dei rifiuti, appalti pubblici, controllo della sanità, mercato del falso. I calabresi si sono espansi all’estero e hanno rami d’attività in tutta l’Europa e negli Stati Uniti. Ricorda il massacro di Duisburg? Era un regolamento di conti all’interno di un giro d’affari tedesco. Gli studiosi accreditano anche un sistema di alleanza con le mafie asiatiche e africane. Altri sottolineano le analogie tra ”ndrangheta e al Qaeda, soprattutto sul piano delle strategie complessive. Benché ispirate da motivazioni dichiaratamente diverse, le due organizzazioni si muovono in modo analogo. Anche nella sua articolazione interna la ”ndrangheta ha qualcosa di tribale. strutturata in ”ndrine, cioè famiglie, a ciascuna delle quali è assegnata un’area di influenza. In tutta la Regione le ”ndrine sarebbero 131, 73 nella provincia di Reggio, 21 a Catanzaro, 17 nel Cosentino, 13 a Crotone e 7 a Vibo. Le ”ndrine consolidano il loro potere con una sapiente politica dei matrimoni, in modo da intrecciare alleanze. Proprio come le famiglie reali di una volta. C’è poi tutta una gerarchia all’interno della cosca, suddivisa secondo Antonio Nicaso in otto gradi: giovane d’onore, picciotto d’onore, camorrista, sgarrista o camorrista di sgarro, santista, vangelo, quintino e, infine, membro dell’associazione, l’organismo collegiale che si colloca al livello più alto del potere. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 8/1/2010]
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