Mario Baudino, La Stampa 8/1/2010, 8 gennaio 2010
Spacciatore Tullio De Mauro, che ha seguito una trasmissione televisiva prima di Natale, si è un po’ arrabbiato con Umberto Galimberti, «già valente studioso di psicologia», che dissertando di vergogna ne aveva così spiegato l’etimologia: «"vereo gognam", temo la gogna»
Spacciatore Tullio De Mauro, che ha seguito una trasmissione televisiva prima di Natale, si è un po’ arrabbiato con Umberto Galimberti, «già valente studioso di psicologia», che dissertando di vergogna ne aveva così spiegato l’etimologia: «"vereo gognam", temo la gogna». In latino, nota però De Mauro sull’Unità di domenica, si dice «vereor», con la erre; e soprattutto «"gogna" non è parola latina, ma italiana moderna. "Vergogna", poi, appartiene alle parole di più sicura etimologia ed è la continuazione popolare del vocabolo "verecundia». E allora, come la mettiamo? Saranno anche sottigliezze, conclude l’insigne linguista, ma «dissipare l’autorità guadagnata in altri campi per spacciare notizie etimologiche senza fondamento» è una «piccola vergogna». Quanto piccola?.