Manera Livia Pagina 36 Corriere della Sera, 8 gennaio 2010, 8 gennaio 2010
Incontri Il nuovo libro narra la tragica epopea dei fratelli Collyer, che morirono in casa travolti dai rifiuti Doctorow: la follia abita qui « la mia storia americana»
Incontri Il nuovo libro narra la tragica epopea dei fratelli Collyer, che morirono in casa travolti dai rifiuti Doctorow: la follia abita qui « la mia storia americana». Le pulsioni autodistruttive sono sempre in agguato P rovate a immaginare: «Tutta la vita americana registrata in un’ unica edizione», una sorta di infinito, fluviale «eterno giornale costantemente aggiornato». Non è l’ ultimo traguardo dell’ ingegneria culturale di Google, ma uno dei capisaldi dell’ incredibile storia raccontata da E. L. Doctorow nel suo ultimo romanzo Homer & Langley, uscito negli Stati Uniti da Random House (pp. 224, $ 26) e in corso di traduzione da Mondadori che dovrebbe pubblicarlo in tarda primavera: una romantica e affettuosa interpretazione della vita di due eccentrici americani, i fratelli Homer (1881) e Langley (1885) Collyer, ricchi rampolli di un grande medico e di una cantante d’ opera di New York, finiti barboni nel loro magnifico palazzo, senza più soldi, né luce, né gas, e trovati morti sotto quintali della loro stessa spazzatura nel 1947, davanti agli occhi stupefatti e impauriti della gente del vicinato. A memento del fatto che non importa con quali privilegi si nasca. La follia e la rovina possono essere dietro l’ angolo. Siamo nella parte nord di Manhattan, all’ epoca in cui il «Cotton Club» era uno dei ritrovi della Harlem elegante. «Ci pensi: la polizia che fa irruzione in questa grande casa dove i fratelli Collyer giacciono morti sotto una montagna di rifiuti, e la gente del quartiere che si raduna davanti alle finestre, incredula di fronte alla quantità di roba che ne viene estratta per giorni e giorni e giorni», dice E. L. Doctorow, che a 79 anni conserva intatta la straordinaria immaginazione e l’ eleganza linguistica che gli hanno regalato decenni di successi letterari, dal brillantissimo Ragtime, del ’ 75, all’ epico e lirico La Marcia, di quattro anni fa. L’ agghiacciante verità sui fratelli Collyer sarebbe venuta fuori dopo qualche tempo. Langley Collyer era morto schiacciato dalla valanga di giornali che andava accumulando da anni per il suo progetto di radunare «tutta la vita americana in una sola edizione». Homer, che era cieco e alla fine anche sordo e dipendeva totalmente dal fratello, morì di fame e di sete poco dopo. Fu Homer il primo a essere trovato, perché ci vollero sedici giorni di scavi per arrivare a scoprire il corpo di Langley tra scheletri di pianoforti, motori d’ automobili, fili elettrici, quadri, pneumatici, botti di vino, vestiti, biciclette, tappeti e mobili pregiati appartenuti ai loro genitori. Maniaci ossessivi, li chiameremmo oggi. Paradigmi di un disordine patologico che sono entrati nel folklore americano, secondo Doctorow. Ancora oggi quando le mamme americane si arrabbiano per il disordine dei figli, dicono loro: «Hai lasciato una stanza che sembra quella dei fratelli Collyer». Doctorow ride nel caffé davanti alla New York University dove lo incontriamo un pomeriggio di bel tempo: «Lo dicevano anche a me». E racconta: «La scintilla che mi ha fatto scrivere questo libro si è accesa cinque anni fa quando ho letto sul Times un articolo in cui si diceva che la gente del quartiere si opponeva a un progetto di chiamare "Collyer Brothers Park" il giardino pubblico dove una volta sorgeva la loro casa. Come se fossero ancora disturbati dal loro ricordo, a cinquant’ anni dalla morte. Il che voleva dire che erano diventati figure di un mito». Voleva anche dire, per questo virtuoso del romanzo storico capace di mescolare fatti e fiction con un taglio postmoderno, che dal punto di vista metodologico si presentavano due possibili strade narrative: quella storica e quella mitologica. «E io ho scelto di interpretare il mito». Da qui la decisione di intervenire creativamente sulla vera storia dei fratelli Collyer. Innanzitutto, spostando in avanti l’ azione di almeno vent’ anni, per farla terminare all’ epoca del Watergate e includere in un unico grande affresco la Prima e la Seconda guerra mondiale, il Proibizionismo, la Grande depressione, l’ epoca dei tè danzanti, la rivolta al Vietnam e il movimento dei figli dei fiori. «Perché anche se i fratelli Collyer dopo la morte dei genitori nel 1918 (vittime dell’ epidemia di influenza spagnola, ndr) si rinchiudono in casa, la loro storia per me era una "road novel", in cui non sono i Collyer ad attraversare l’ America ma è l’ America a entrare nella loro casa». Come quando un gangster conosciuto in uno speakeasy invia loro una sera un «pacco regalo» di prostitute, come quando due giapponesi terrorizzati dopo Pearl Harbour si rifugiano dai Collyer e vengono poi scoperti e arrestati dall’ Fbi o come quando una banda di hippies venuti da un raduno pacifista in Central Park si sistema per settimane in casa loro e Homer ha una delicata storia d’ amore con una giovane figlia dei fiori di nome Lissy. Non potrebbero essere più diversi, i fratelli Collyer. Langley, che si era laureato in ingegneria alla Columbia, è amaro e tendente alla pazzia già prima che l’ esperienza del gas subita combattendo la Prima guerra mondiale lo renda anche lunatico e malato nei polmoni. Homer, la voce narrante di questo romanzo dall’ incipit perfetto - «Sono Homer, il fratello cieco» - è romantico e destinato ad avere fortuna con le donne, sedotte dalla grazia della sua debolezza. «Per me la cosa veramente interessante, la spina dorsale del libro, era il rapporto tra i due fratelli - dice Doctorow -. E il fatto che attraverso l’ accumulazione di una quantità infinita di oggetti e giornali avessero trasformato la propria casa in un museo. Che fossero diventati, cioè, i curatori delle loro stesse vite». E non lo ha disturbato che essendo, in effetti, i Collyer un mito della cultura americana, già molti altri autori avessero scritto su di loro? Pensiamo a Marcia Davenport di My brother’ s keeper, a Richard Greenberg di The dazzle, a Ghosty men di Franz Lidz e persino a un romanzo di Stephen King, Salem’ s lot. Li avrà letti, prima di cominciare a scrivere... Doctorow sorride, gli occhi chiari divertiti dietro le lenti degli occhiali: «La conosce la storia di Hemingway quando scriveva Per chi suona la campana, sulla Guerra civile di Spagna? Un giorno qualcuno gli disse: "Ernest, lo sai che il tale ha appena pubblicato un romanzo sulla Guerra civile di Spagna?. "Davvero?" rispose Hemingway. E continuò a battere a macchina». RIPRODUZIONE RISERVATA Autore Lo scrittore E. L. Doctorow è nato a New York nel 1931. Tra i suoi libri (pubblicati in Italia da Mondadori e tradotti in più di trenta lingue): «Il libro di Daniel», «Ragtime» (da cui Milos Forman ha tratto l’ omonimo film), «Billy Bathgate», «L’ acquedotto di New York». Ha vinto il National Book, il Pen/ Faulkner e due National Book Critics Circle Awar Rovina Manera Livia Pagina 36 (8 gennaio 2010) - Corriere della Sera