R. Bon., Il Sole-24 Ore 8/1/2010;, 8 gennaio 2010
STRAGE DI CRISTIANI, RIVOLTA IN EGITTO
Nagaa Hamady, Alto Egitto, ore 23.30 locali, vigilia del Natale copto. Un cittadino egiziano apre il fuoco contro alcuni cristiani in un’area commerciale, ne uccide due. Pochi minuti dopo l’attentatore raggiunge con la sua auto la chiesa, attende che la messa di Natale finisca e poco dopo la mezzanotte spara, in compagnia di due complici, contro i fedeli che escono dalla chiesa. Muoiono altri sei persone e un poliziotto. Nove fedeli sono feriti. il più sanguinoso scontro religioso in Egitto dagli anni Novanta.
La reazione della minoranza copta non si è fatta attendere. La rabbia è esplosa ieri mattina, giorno del Natale: più di 2mila cristiani si sono scontrati con agenti di polizia all’esterno dell’obitorio dell’ospedale dove erano state trasportate le salme. La folla ha scagliato pietre contro le forze dell’ordine, gli agenti hanno reagito lanciando gas lacrimogeni. Secondo le prime ricostruzioni della polizia l’uomo identificato come il principale killer, e ancora in libertà, si chiama Mohammed Ahmed Hussein, una vecchia conoscenza delle forze dell’ordine già pregiudicato. Il suo movente non sarebbe esclusivamente religioso: secondo testimoni citati dalle autorità locali, avrebbe voluto vendicare il rapimento e lo stupro di una ragazzina musulmana di 12 anni da parte di un giovane copto. A confermarloè stato anche il vescovo Kirilos, il quale ha riferito che nelle scorse settimane alcuni fedeli avevano ricevuto telefonate di minacce per lo stupro della 12enne.
Eppure il grave attentato è considerato da molti osservatori e analisti come un atto contro la minoranza cristiana. L’omicida ha sparato indiscriminatamente sulla folla colpendo a caso. Si tratta dunque di una vendetta collettiva. Colpire gli egiziani copti il giorno di Natale assume poi una valenza ben precisa. Il Natale è particolarmente sentito in questa terra, in predominanza musulmana, e viene festeggiato con molto entusiasmo, soprattutto dopo che il presidente Hosni Mubarak, nel 2002, lo proclamò festa nazionale. I seguaci copti in Egitto, il secondo paese più popoloso dell’mondo arabo (80 milioni di abitanti), sono circa il 10% della popolazione. La Chiesa copta riconosce un papa proprio - il patriarca di Alessandria - distinto da quello dei cattolici e considera San Marco come il proprio primo papa, essendo stato lui a introdurre il Cristianesimo in Egitto. Attualmente Shenouda III è il 117?papa della Chiesa ortodossa copta. I copti hanno un calendario e una lingua diversi.
L’attentato è stato duramente condannato dalla comunità internazionale. «Le violenze perpetrate contro la comunità cristiana copta in Egitto suscitano orrore e riprovazione », ha dichiarato il ministro degli Esteri, Franco Frattini, che poi ha parlato di una «gravissima violazione dei diritti umani fondamentali ». L’Italia, ha aggiunto il ministro degli Esteri, intende continuare a difendere in tutte le sedi il principio della libertà di culto.
Frattini ha annunciato che discuterà della tutela della comunità copta con il ministro degli Esteri egiziano Aboul Gheit durante la sua visita al Cairo in programma la prossima settimana. «L’attentato è un salto di qualità pericoloso e senza precedenti nell’escalation di violenza contro i copti», e lo stato «deve riconoscere il problema e affrontarlo a tutti i livelli, facendo cessare l’incitamento sistematico contro di loro», ha detto all’Ansa, Emad Gad, ricercatoredel centro indipendente di ricerche politiche e strategiche.
La preoccupazione resta dunque alta. Anche se rari gli scontri interreligiosi in Egitto non sono una novità. Più volte il movente è stato identificato in dispute riguardo a donne o questioni legate alla terra, soprattutto nell’Egitto meridionale (alto Egitto), una zona depressa e rurale. I copti si lamentano di essere discriminati dal governo del Cairo. Si battono da tempo affinché venga eliminata dalle carte di identità l’indicazione della religione di appartenenza, che a loro modo crea grandi difficoltà nel mondo del lavoro. Un provvedimento invocato da decenni anche dal mondo liberale egiziano.
Diversi cristiani egiziani sono convinti che sia in atto un graduale procedimento per islamizzare il paese. Nel 1971 l’allora presidente Anwar Al-Sadat, ucciso dagli integralisti islamici dieci anni dopo, accolse alcune richieste dei Fratelli Musulmani allo scopo di combattere i partiti nazionalisti e di sinistra che si opponevano alla sua politica economica e introdusse nella costituzione un emendamento secondo cui l’Islam è la religione di Stato e la «sharia è una delle fonti principali della legislazione ». Dal 1980 la sharia è la «fonte principale».
Se convertirsi dal cristianesimo all’Islam è piuttosto facile la conversione viene subito registrata nei documenti - il caso contrario, pur essendo in principio legale, in pratica è piuttosto difficile e, in alcune aeree, anche rischioso.