
Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Ecco dati economici apparentemente contradditori o difficili da spiegare: i Bot rendono meno di zero, cioè al momento del rimborso si incasserà una cifra nominale di un pelo più bassa di quella sborsata al momento dell’acquisto; gli italiani risparmiano sul mangiare e risparmiano meno sulle spese per gli articoli elettronici; però le cose da mangiare che costano, mediamente, il 30 per cento in più delle altre si vendono più di prima; subito dopo il risparmio – in questo momento al primo posto nei pensieri finanziari degli italiani – ci sono in questo momento le vacanze.
• Che guazzabuglio. E da queste indicazioni che cosa si evince: la crisi è alle spalle oppure no?
Cerchiamo di capire quello che significano questi dati. Le grandi dichiarazioni sulla ”crisi alle spalle” sono fatte da uomini e donne con responsabilità pubbliche che lottano perché non si diffondano nel Paese paura e depressione, le avanguardie di difficoltà economiche ancora più pesanti. Uno dei modi sicuri di aggravare la situazione è diffondere ancora di più l’idea che la situazione sia grave.
• Cominciamo dai bot? Che cosa me ne importa di comprare cento euro di bot se so già che dopo tre mesi me ne restituiranno, poniamo, per un valore di 99?
Precisiamo intanto che il rendimento netto dei bot a tre mesi, detratte le spese, è a questo punto del -0,08 per cento. Non un punto, quindi, come la sua imprudente domanda potrebbe far credere, ma una frazione microscopica di punto. Il calo riguarda tutte le pezzature, a tre, sei e dodici mesi. Ha ancora un rendimento netto lievemente sopra lo zero solo il bot a un anno, che dà lo 0,35%. Questi rendimenti così bassi sono il risultato di un’asta con una domanda molto alta: le banche si sono comprate tutti e quattro i miliardi di bot a tre mesi disponibili e tutti i sette miliardi e mezzo di buoni a un anno. Anzi, se fossero stati messi in vendita, sarebbero andati via rispettivamente 9,6 e 12,9 miliardi di titoli. Come mai? Perché si valuta che la discesa dei prezzi, cioè la deflazione, nel prossimo trimestre si aggirerà intorno all’1 per cento e dunque il bot, che perderà molto meno valore, rappresenta per l’investitore, a queste condizioni, addirittura un guadagno! Sul piano macroeconomico, le spiegheranno che questa situazione favorisce l’Italia, che dovrà sborsare meno soldi per gli interessi sul suo debito. Ma d’altra parte denuncia pure la tendenza deflattiva in corso, cioè la discesa tendenziale dei prezzi. Un fenomeno per niente positivo perché deprime la domanda: chi comprerà qualcosa oggi sapendo che domani costerà di meno? Se la domanda scende, si produce meno merce, se si produce meno merce c’è bisogno di meno lavoro, questo provoca disoccupazione e ulteriore calo della domanda. Una spirale letale, se non si ferma.
• Infatti all’inizio lei diceva qualcosa sugli acquisti degli italiani. Giusto?
Qui ci sono i dati del rapporto Coop Consumi e Distribuzione, presentati ieri a Milano. La contrazione degli acquisti è pari, quest’anno, al 2,6% e sono andati giù anche i tecnologici, cioè il comparto che da noi regge meglio. Coop non prevede una ripresa dei consumi fino al 2011 e anche allora si tratterà di poca roba: al massimo i tassi modesti del 2007. Tra i consumi che resistono: le vacanze, la cui rinuncia viene evidentemente vissuta come un vero arretramento sociale. I dati mostrano che si taglia piuttosto sul formaggio grana (-10%), sull’olio extravergine di oliva (-4%), sull’acqua non gassata (-3%).
• Che significa che si taglia? Non mettiamo più l’olio nell’insalata o il parmigiano sulla pasta?
No, adoperiamo olio o formaggio di qualità peggiore o comunque che costa meno. I prodotti a prezzo più basso sono passati nel primo semestre dal 24,9 al 25,2 per cento del comparto. Hanno lo stesso trend ascendente i prodotti che costano mediamente il 30% in più del prezzo medio di mercato: i ricchi (10% della popolazione) non sono toccati dalla crisi e il dato annuncia anzi un aumento della distanza tra la fascia di reddito più alta e quella più bassa. Il 25,4% della popolazione non riesce poi a pagare le bollette, l’11,6 è in affanno con le spese di casa, il 17,6 soffre per fare la spesa o per pagare il medico.
• Qualche buona notizia?
Va bene la cioccolata, consumo tipico dei periodi di disperazione. Negli Stati Uniti, oltre che coi dolci, si consolano dalla crisi anche con la televisione via cavo. In questo momento c’è il boom. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 30/9/2009]
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