Alessandro Alviani, La stampa 11/9/2009, 11 settembre 2009
TAGLI E FINANZIAMENTI I NODI ANCORA APERTI
Nelle due pagine del comunicato stampa diffuso ieri da General Motors per annunciare la vendita di Opel al consorzio guidato da Magna c’è un passaggio che ha sollevato più di un interrogativo. «Per raggiungere un’intesa vincolante nelle prossime settimane dovranno essere ancora chiariti alcuni punti importanti». Tradotto: sulla partita non è stata ancora scritta la parola fine.
Il primo a cercare di frenare gli entusiasmi è stato ieri Fred Irwin. Nel suo tedesco dal forte accento statunitense il capo del trust che controlla in via provvisoria la maggioranza di Opel ha messo in chiaro un punto: l’annuncio della cessione a Magna e ai russi di Sberbank «non significa che Opel sia salva, ma bisogna lavorare ancora molto». Lo stesso numero uno di Sberbank, German Gref, ha messo il piede sul freno: «è ancora troppo presto per parlare di una soluzione definitiva». Quanto ci vorrà ancora? I tempi sono stati schizzati per sommi capi da John Smith, capo trattative di Gm: l’obiettivo è giungere a un contratto pronto per essere firmato nelle prossime 2-3 settimane, mentre per il closing dell’operazione bisognerà attendere fino a novembre-dicembre.
In concreto ciò significa che le questioni ancora sul tavolo verranno chiarite soltanto dopo le elezioni tedesche del 27 settembre. Notizia positiva per il governo tedesco, meno per Opel. Perché i nodi ancora da sciogliere non sembrano secondari. Anzitutto c’è da definire la disponibilità concreta dei sindacati a tagliare i costi per sostenere il processo di rilancio di Opel, una disponibilità che Gm vorrebbe vedere scritta nero su bianco.
Poi c’è da siglare in via conclusiva il piano di finanziamento dell’operazione insieme a Berlino e ai Länder. E qui per il prossimo esecutivo federale i conti potrebbero farsi più salati del previsto: nel comunicato di Gm si legge infatti che «il governo tedesco appoggia il finanziamento con ulteriori garanzie statali»; finora Berlino aveva invece precisato di non voler andare oltre i 4,5 miliardi di euro promessi per l’offerta di Magna. C’è poi da trovare un modo convincente per dissipare i timori di Gm, che non vuole uscire indebolita in Europa dalla cessione di Opel - la sua testa di ponte nel Vecchio Continente - e soprattutto teme che le sue tecnologie vengano utilizzate per rimettere in piedi l’industria automobilistica russa (Magna e Sberbank schierano come partner industriale il dissestato costruttore russo Gaz).
Infine c’è da assicurare che, come spiegato da Irwin, i soldi dei contribuenti tedeschi «vengano usati esclusivamente per la New Opel», mentre gli investimenti in Russia (uno dei pilastri del piano di Magna e Sberbank) «dovranno essere finanziati attraverso altre fonti». Per Angela MerKel si tratta di ostacoli non insormontabili. La cancelliera, però, non si illude: il costruttore tedesco ha ora la possibilità di «un nuovo inizio, ma non sarà semplice».
Sullo sfondo restano i dubbi degli esperti sul matrimonio tra Opel e Magna. A esprimerli in modo netto è stato ieri Manfred Wennemer, ex numero uno di Continental e rappresentante del governo tedesco nel trust che ha dato il via libera alla vendita al duo Magna-Sberbank. stato lui l’unico dei quattro membri del trust a votare contro. Perché? Col suo piano di vendere 1,5 milioni di auto nel 2012/2013 «Opel è troppo piccola per essere efficiente e ho i miei forti dubbi» sulla crescita del mercato russo dell’auto (ipotesi su cui poggia il piano di Magna). Il rischio, ha avvertito Wennemer, è che nel 2010/2011 il marchio tedesco si ritrovi davanti al rischio insolvenza. Quanto meno, per ora, un punto appare certo: Gm non intende riacquistare Opel.