Cristiana Lodi, Libero 11/9/2009, 11 settembre 2009
RIAPRE LA CASA DI MEREDITH UN LETTO 180 EURO AL MESE
I muratori hanno fissato le grate alle finestre col cemento. Per scongiurare brutti ingressi. Ma il pensiero di quel che è successo là dentro entra comunque e non si può tenere fuori. L’imbianchino ha spalmato strati di tempera bianca sui muri di ogni stanza, anche dove il sangue non è schizzato. E l’armadio contro il quale lei era caduta adesso non c’è. Nessuno rivedrà più il suo letto, né il materasso trasformato in sudario dagli assassini. O dall’assassino. Tutto è stato ripulito e ristrutturato, ma quella di via della Pergola 7 a Perugia, resterà la casa della morte. La casa della morte con le serrature nuove e il cartello ”affittasi”. La casa della morte di Meredith Kercher, a disposizione di altri ragazzi iscritti all’università. Il progetto di mobilitazione studentesca voluto da Erasmo non si è mai fermato a Perugia, neanche dopo il delitto. Il casolare bianco che per due anni l’Italia e l’America e l’Inghilterra hanno visto in televisione e sui giornali, non è più sotto sequestro giudiziario. Le indagini sull’omicidio sono chiuse. Nuovi inquilini possono entrare e sottoscrivere contratto d’affitto con la proprietaria, la quale vive a Roma.
Poco importa che il processo per la fine dell’inglesina sia in corso e la legge non abbia ancora dato un nome sicuro agli assassini. O all’assassino. Chi è interessato ad abitare l’appartamento dove Mez è stata assassinata col coltello, può farsi avanti. Gli affari sono affari. La padrona si è costituita parte civile e chiederà i danni per le rate d’affitto perdute durante i mesi del sequestro. Il suo avvocato, Letizia Magnini, in aula ha lamentato: «I soldi incassati per i due appartamenti dovevano garantire la serenità a un’anziana vedova. L’abitazione è stata danneggiata durante i sopralluoghi e le attività investigative. Per non parlare del deterioramento arrecato: tutto è stato trascurato per oltre un anno, come il cibo lasciato marcire nei frigoriferi e gli escrementi abbandonati in bagno». Ora hanno ripulito e anche se l’orrore consumato non andrà più via, è arrivato il momento di provare a recuperare i soldi persi. Il prezzo per una camera singola, prima dell’omicidio, si aggirava intorno ai 250 euro. Adesso gli appartamenti sono due e possono ospitare fino a otto studenti: 180 euro il prezzo per un posto letto. Fino a ieri, dice l’avvocato Letizia Magnini, «la proprietaria non ha sottoscritto alcun contratto, ma le richieste ci sono e presto si vedrà».
La casa, ma anche il processo. Lunedì si torna in aula con Raffaele Sollecito e Amanda Knox sul banco degli imputati. Il dibattimento era stato sospeso il 18 luglio scorso perché l’onorevole-avvocato Giulia Bongiorno, difensore dell’imputato pugliese, aveva chiesto e ottenuto una pausa per poter acquisire tutta la documentazione relativa agli esami di laboratorio svolti dalla Scientifica e illustrati dalla biologa della polizia Patrizia Stefanoni. A questa richiesta si erano associati anche i difensori di Knox, la studentessa di Seattle sotto accusa insieme con Sollecito. Si parlerà ancora di questioni legate al Dna con il medico legale Adriano Tagliabracci, consulente della difesa di Raffaele. Su questi dati accusa e difese si confronteranno e si scontreranno. Lo annuncia già l’avvocato Luca Maori, sempre del collegio difensivo di Sollecito: «Porteremo grandi novità davanti alla giuria popolare, nessuno degli elementi da noi individuati combacia con quelli portati dalla polizia». Le udienze proseguiranno anche martedì, venerdì e sabato della prossima settimana. Entro i primi giorni di ottobre dovrebbero terminare le audizioni dei testimoni e a quel punto potrebbe arrivare il colpo di scena: gli avvocati difensori (di entrambi gli imputati) chiederanno alla Corte di disporre una superperizia sui risultati delle indagini scientifiche (quelle di natura genetica). Se il presidente d’assise accoglierà la richiesta, il dibattimento verrà di nuovo sospeso e si rifaranno le indagini. Com’è successo nel processo per l’omicidio di Garlasco. Per Rudy Guede, l’ivoriano condannato a 30 anni col rito abbreviato, il 18 novembre si aprirà invece il processo di secondo grado.