Daniele Trematore, La stampa 11/9/2009, 11 settembre 2009
APOLOGIA DI UMBERTO ECO
Era inevitabile che con la scomparsa di Mike Bongiorno si tornasse a parlare di quel vecchio articolo di Umberto Eco intitolato Fenomenologia di Mike Bongiorno. Scritto nel 1961 e pubblicato nel 1963, si può trovare in Diario minimo, libretto umoristico che raccoglieva scritti satirici e pastiches di vario genere.
A quel tempo, il giovane Eco (ventinovenne) lavorava alla Rai di Milano, dove dirigeva i programmi culturali. Ora si sta accendendo una forte critica verso quello scritto e molti articolisti sembrano offesi più dello stesso Mike Bongiorno, non sapendo forse che l’analisi di Eco non era rivolta all’uomo (che poteva pure essere Socrate), bensì al personaggio, cioè ai comportamenti che si vedevano in scena quando Mike era davanti alle telecamere.
Sulla Stampa di ieri anche Guglielmi attacca Eco sostenendo che la critica echiana, seguendo un preciso schema semiotico, ha lavorato troppo sul personaggio, dimenticando l’uomo. Ma come poteva Eco parlare dell’uomo Mike Bongiorno, che appena conosceva? Non aveva senso.
Inoltre Eco, a quel tempo, non aveva ancora in mente un quadro semiotico ben delineato. Infatti la sua Opera aperta, pubblicata un anno dopo l’articolo su Bongiorno, non era ancora supportata da un precisa teoria semiotica, che sarà elaborata a partire da La struttura assente (1968), per poi avere una quasi definitiva rielaborazione con il Trattato di semiotica generale, del 1975. Per lo più quelli erano anni in cui Eco si dedicava all’analisi di fenomeni massmediologici e di cultura popolare e infatti, di lì a poco, verrà pubblicato Apocalittici e integrati (1964), che analizza brillantemente i temi e le tecniche delle comunicazioni e della cultura di massa. Fenomeni che Eco rielaborerà successivamente in chiave semiotica.
E allora concludo citando Eco, che nell’introduzione del suo Diario minimo scrive: «Perché tale è la ventura della parodia, che non deve mai temere di esagerare. Se colpisce nel segno, non farà altro che prefigurare qualcosa che poi altri faranno senza ridere - e senza arrossire - con ferma e virile serietà».
studente, 17 anni, Torino