Maurizio Crosetti, la Repubblica 11/09/2009, 11 settembre 2009
MARADONA IL DISASTRO DEL DIOS
Lo chiamano ancora Dio, anzi "D10s", scritto proprio così, mettendo il numero 10 dentro la parola, palleggiando con le lettere come Maradona faceva col pallone. E si può cacciare Dio? Forse no, o forse sì, quasi. Quel giorno è sempre più vicino, comunque. Perché l´Argentina allenata (mica tanto) da Diego Armando Maradona ha già un piede fuori dal mondiale, dopo la sconfitta in Paraguay (0-1) seguita al crollo contro il Brasile (1-3), e ottantanove tifosi su cento pensano che la colpa sia essenzialmente della divinità caduta. Lo dicono i sondaggi, ma non lo dice lui, D10s: «Combatto con voi da quando avevo quindici anni e non ho paura di niente» ha spiegato ai giornalisti. «Vado avanti finché mi resterà una sola goccia di sangue, ora ci chiuderemo nello spogliatoio e troveremo una soluzione. La colpa è di tutti, ne usciremo e se ci servirà lo spareggio non sarà la fine del mondo».
Se il girone finisse oggi, l´Argentina (quinta) dovrebbe vedersela contro la Costa Rica per raggiungere il mondiale passando dalla finestra più stretta. «Anche nel ´94 andammo agli spareggi e finì bene, in campo c´ero pure io» ricorda Maradona. Ma il suo credito è quasi esaurito: potrebbero mandarlo via anche prima delle due prossime gare, più definitive che decisive, contro Perù e Uruguay. Naturalmente ci sono già i nomi dei possibili sostituti: Carlos Bilardo, padre storico del calcio argentino e salvagente sempre gonfio, oppure Americo Gallego, campione del mondo nel ´78 e in attesa: «Prima di compiere sessant´anni, penso che allenerò la nazionale».
Umiliata e offesa, ma più che altro malmenata da qualunque avversario, l´Argentina rimprovera a Maradona scelte assurde (fuori Samuel, in panchina Burdisso, fiducia ai disastrosi difensori centrali Dominguez e Otamendi), la polemica con Riquelme (ma la federazione ha già ordinato a Diego di reintegrarlo) e l´insistenza dello schema dei "tre tappi": Messi, Aguero e Tevez, gli ultimi due ruotati senza successo e il primo eclissato senza motivo. Nessuno capisce l´involuzione del più grande talento al mondo: fenomenale a Barcellona, insignificante nella Selecciòn. Se poi Veron si fa espellere per doppia ammonizione e se Zanetti prende tre in pagella, ecco spiegato il tracollo.
«Con Maradona non si va da nessuna parte», titola la stampa argentina. «Abbiamo perso la nostra storia e la nostra identità», è il concetto più frequente. Dieguito, imploso nella sua tuta blu sempre più aderente, è anche poco lucido: fa esordire un trentaseienne, Schiavi, negli ultimi minuti e convoca Palermo che mancava dalla nazionale da un decennio. Il Paraguay è una delle squadre più fisiche del Sudamerica, eppure Diego l´ha affrontata con i pesi leggeri. Così, dopo la solita ecatombe (due morti e un ferito nei festeggiamenti ad Asuncion, tra infarti e colpi di pistola sparati per la gioia), Maradona fa finta che sia tutto a posto: «Ho la mia squadra, ho il mio lavoro, non mi spaventa niente e ce la faremo». Ma il contratto rischia di non arrivare neppure all´anno di vita: firmato a novembre 2008, stracciato chissà quando, forse prestissimo. «Non ci salva neanche Dio» ha scritto il Clarìn. Sobrio nei toni, sembra Maradona.