Monica Ricci Sargentini, Corriere della Sera, 11/09/09, 11 settembre 2009
Mortalità infantile. La strage quotidiana si è ridotta di un terzo - 

La notizia buona è che ogni giorno nel mondo muoiono diecimila bambini in meno rispetto a vent’anni fa
Mortalità infantile. La strage quotidiana si è ridotta di un terzo - 

La notizia buona è che ogni giorno nel mondo muoiono diecimila bambini in meno rispetto a vent’anni fa. Quella cattiva è che ogni anno sono quasi nove milioni i piccoli al di sotto dei cinque anni che perdono la vita. Una cifra in costante diminuzione, ha rivelato ieri l’Unicef, grazie al ricorso alla vaccinazione di massa, all’uso di antibiotici, alle zanzariere spruzzate con l’insetticida per prevenire la malaria e ad una maggiore preparazione della popolazione. Dal 1990 ad oggi la mortalità infantile ha registrato un decremento del 28%.

 In alcuni Paesi sono stati fatti passi da gigante. Uno di questi è il Malawi dove, rispetto al 1990, il dato si è più che dimezzato passando da 225 a 100 morti ogni 1.000 nati. Un risultato straordinario in un Paese talmente afflitto dalla povertà che la metà dei bambini soffre di malnutrizione. Per riuscirci il governo ha trasformato diecimila giovani in operatori sanitari e li ha spediti nei villaggi più sperduti del Paese facendo così fronte alla cronica mancanza di medici e infermieri. Grazie a un corso di dieci settimane oggi Mwaraya, 27 anni, può diagnosticare le malattie più comuni che colpiscono i bambini, dispensare antibiotici e vaccini, persino aiutare le donne nel controllo delle nascite. Il suo villaggio, fatto essenzialmente di case di fango, dista diversi chilometri dal presidio medico e prima la gente moriva senza nemmeno aver la possibilità di chiedere aiuto. «L’ho fatto per la mia gente – spiega Mwaraya sull’ International Herald 

Tribune ”, ero stanco di vedere che ci si ammalava senza possibilità di cure». 

Notevoli passi avanti sono stati fatti anche in Nepal, Bangladesh, Eritrea, Mongolia, Laos e Bolivia. Tutti Paesi che sono riusciti a ridurre la mortalità del 4,5% e che quindi sono in linea con l’obiettivo del Millennio fissato dall’Onu di arrivare entro il 2015 a 30 morti ogni mille nati. «Progressi molto rapidi’ spiega lo studio dell’Unicef pubblicato online sulla rivista medica The Lancet – possono essere fatti anche nelle regioni più povere attraverso programmi che rendano edotta la comunità sulle più comuni cause di morte». C’è anche però chi invece di andare avanti è tornato indietro. il caso del Sud Africa, uno dei Paesi più ricchi dell’Africa sub-sahariana, dove la mortalità è cresciuta dal 1990 ad oggi probabilmente a causa della mancanza di una politica sanitaria mirata. Lo stesso è accaduto in Ciad, Congo e Kenya.

A livello mondiale l’Obiettivo del Millennio è ancora lontano. Dai 90 morti ogni 1000 nati del 1990 si è arrivati ai 65 del 2008 con un decremento del 28% ben lontano dalla riduzione di due terzi da raggiungere entro i prossimi sei anni. Nonostante i passi avanti, quindi, il dato resta catastrofico. Ogni anno 8,8 milioni di bambini muoiono prima di aver compiuto i cinque anni. La maggior parte in Africa (il 51%) il resto in Asia 42%. «Un numero sproporzionato di morti – ha spiegato ieri a Roma Vincenzo Spadafora, presidente di Unicef Italia – avviene in un piccolo gruppo di Paesi molto popolati. Il 40% dei decessi infatti si verifica in appena tre Paesi: India, Nigeria e Repubblica democratica del Congo. Se non si riduce drasticamente la mortalità in questi Paesi non si raggiungeranno gli Obiettivi del Millennio ». Il più alto tasso di mortalità è ancora nell’Africa subsahariana dove, nel 2008, un bambino su sette è morto prima del quinto compleanno (nel 1990 uno su cinque). Paradosso dei paradossi: nonostante i buoni risultati ottenuti nella regione (una diminuzione del 22%) i bambini effettivamente morti sono saliti dai quattro milioni del 1990 ai 4,4 milioni del 2008 a causa del grande aumento delle nascite che si è verificato in questi anni.