Valeria Rusconi, Venerdì di Repubblica, 11/09/09, 11 settembre 2009
L’androide venuto dal Giappone per cantarle agli esseri umani - «Gli umani hanno dei limiti. Un robot può suonare più velocemente e più a lungo e raggiungere note speciali senza riposare e, soprattutto, senza lamentarsi»
L’androide venuto dal Giappone per cantarle agli esseri umani - «Gli umani hanno dei limiti. Un robot può suonare più velocemente e più a lungo e raggiungere note speciali senza riposare e, soprattutto, senza lamentarsi». Che troviate questa dichiarazione del compositore e inventore giapponese Suguru Goto divertente o, invece, un po’ spaventosa, il consiglio è comunque quello di visitare il suo sito (http://suguru.goto.free.fr) per capire di cosa è capace un uomo che gioca con le macchine. Suguru, che il 25 settembre aprirà il Festival internazionale di musica contemporanea della Biennale di Venezia, intitolato Il corpo del suono e dedicato al rapporto tra uomo e macchina, non ha però intenzione di estinguere la razza umana sostituendola con i robot. Anzi. I suoi strumenti, tute meccaniche che emettono note con il movimento umano, bracci robotici che suonano percussioni e congegni vari, propongono la co-esistenza piuttosto che l’esclusione di una delle parti. Suguru, classe 1966, nato in Giappone, dirige la sua orchestra androide attraverso un computer su un background di immagini laser: è il suo modo, dice, per esplorare il suono e rendere la musica elettronica più umana. «La musica computerizzata allarga gli orizzonti, ma non è dinamica» spiega. «Di solito un artista elettronico suona su un palco dietro al suo laptop: come possiamo sapere se sta davvero creando o semplicemente controllando l’email? Impossibile. La mia orchestra invece, oltre che da sentire, è anche da vedere». I Kraftwerk sono avvertiti.