Varie, 11 settembre 2009
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Berenice JolenaBaldini
• Vernio (Pistoia) 16 gennaio 1921, Roma 4 settembre 2009. Giornalista • «Alberto Sordi la chiamava ”’a treccetta”. Per i colleghi era ”la fatina con la penna”. Per tutti Berenice, un nom de plume [...] che insieme a una lunga treccia disegnata identificava Settevolante, la sua rubrica quotidiana su Paese Sera. Due colonne di spettacolo, arte e cronaca mondana. La stessa lunghezza per una nota di Visconti e la battuta di un taxista sulla cravatta di un politico. I taxisti erano i suoi accompagnatori nelle notti romane, i suoi confidenti e a volte le sue fonti. Berenice non aveva la patente: solo a piedi, o in taxi o accompagnata da amici. ”Le persone simpatiche - era solita dire - tutti le vogliono accompagnare”. Ma lei non era solo simpatica. Le sue interviste a Visconti, Montale, Pasolini, Moravia, Eduardo De Filippo, Zavattini, De Chirico e Anna Magnani fecero epoca. Alla fine degli anni 50 la regina dei quotidiani era la cronaca nera, e i suoi intrecci con la politica: il caso Montesi, il caso Fenaroli, i coniugi Bebawi, i Casati Stampa, il boia di Alberga. Ma in parallelo nasceva un altro genere, intrecciato ma autonomo e destinato a grandi fortune, la cronaca di costume. Antesignana di Lina Sotis e di Maria Laura Rodotà, di Roberto D’Agostino e di Umberto Pizzi. Compagna di strada della Cederna, con cui condivideva impegno civile e capacità tutta femminile di dominare linguaggi alti e bassi, Berenice inventò un genere: il gossip elegante e colto. Camilla e Berenice nell’Italia godona degli anni 60 si spartivano le due capitali: Roma e Milano. La Cederna sull’Espresso, dal ’58 all’81 con la rubrica di costume, Il lato debole. E Berenice con Settevolante. Paese Sera era un giornale di battaglia molto innovativo. Il corsivo di prima pagina, firmato Benelux, era di Gianni Rodari e la rubrica dell’ultima edizione, quella della notte, di Franca Valeri. Fu il primo quotidiano a riempire una pagina di strisce a fumetti come i giornali anglosassoni, il primo a dare spazio e voce a molte donne. Agli spettacoli c’erano Maurizio Costanzo e Dario Argento, alla cronaca Pasquale Squittieri. La treccia Berenice ce l’aveva davvero, lunga e sontuosa. Era, la sua bandiera. Il disegno della treccia del suo Settevolante, l’aveva fatto prima Guttuso, poi Vespignani e dopo Cagli. E quei disegni avevano creato un alone di mistero. Molti pittori esordienti, arrivati in redazione, chiedevano: ”Ma Berenice si può vedere?”. Solo la sua amica Anna Magnani riuscì a farle sostituire il disegno con una foto, ma solo per un giorno e insieme alla Magnani. [...]» (Cinzia Leone, ”Il Riformista” 6/9/2009).