
Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
È in corso a Roma la Conferenza internazionale sulla violenza contro le donne, promossa dal ministero degli Esteri e appoggiata da quello delle Pari Opportunità di Mara Carfagna. Il ministro Carfagna è quello che ha voluto, tra l’altro, l’inserimento, all’interno del decreto sicurezza approvato a febbraio, del reato di stalking, con le misure di ammonimento e allontanamento dalla vittima per lo stalker e con l’arresto obbligatorio in flagranza per la violenza sessuale oltre a pene più aspre per violenza sessuale, atti sessuali con minorenni, violenza sessuale di gruppo.
• Quella legge ha sortito qualche risultato concreto?
È presto per avere i dati. Parliamo oggi di questo per via della Conferenza cominciata ieri e che riguarda i modi infiniti con cui si fa violenza alle donne. Le racconterò qualche caso significativo e a suo modo sorprendente. Ma, prima, ci tengo a citare il messaggio che Napolitano ha rivolto ai politici e agli studiosi riuniti alla Farnesina.
• Che cosa ha detto?
Ha parlato di «fatti raccapriccianti» e prima ha fatto un discorso politico: «La lotta contro ogni sopruso ai danni delle donne, contro la xenofobia, contro l’omofobia fa tutt’uno con la causa del rifiuto dell’intolleranza e della violenza, in larga misura oggi alimentata dall’ignoranza, dalla perdita dei valori ideali e morali, da un allontanamento spesso inconsapevole dei principi su cui la nostra Costituzione ha fondato la convivenza della nazione democratica». L’accenno alla Costituzione ha permesso al Presidente un excursus giuridico che è quello che mi interessa per raccontarle il primo caso: «Viviamo nell’età dei diritti, intendendo la complessità di questa espressione: diritti proclamati, diritti affermati o in via di affermazione, diritti da conquistare, diritti da rendere universali. Il riconoscimento dei diritti umani è la condizione di convivenza civile, libera e democratica. In qualsiasi contesto il pieno riconoscimento, la concreta affermazione dei diritti umani costituisce una innegabile pietra di paragone della condizione effettiva delle popolazioni e delle persone del grado di avanzamento materiale e spirituale di un Paese». Capito?
• Qual è la prima storia?
Si ricorda il caso Reggiani, la povera signora ammazzata dal romeno in una strada buia del quartiere Flaminio a Roma? Beh, all’assassino furono concesse le attenuanti con questa motivazione della Corte d’Assise di Roma: «La Corte, pur valutando la scelleratezza e l’odiosità del fatto, commesso in danno di una donna inerme, e da un certo momento in poi esanime, con violenza inaudita, non può non rilevare che sia l’omicidio, che la violenza sessuale, limitata alla parziale spoliazione della vittima e ai connessi toccamenti, sono scaturiti del tutto occasionalmente dalla combinazione di due fattori contingenti: lo stato di completa ubriachezza e di ira per un violento recente litigio sostenuto dall’imputato, e la fiera resistenza della vittima. In assenza degli stessi l’episodio criminoso con tutta probabilità avrebbe avuto conseguenze assai meno gravi». Cioè: la donna non doveva resistere al suo aggressore che ha quindi trovato in questo una giustificazione alla sua ferocia; essere ubriachi durante il fatto deve indurre alla comprensione. A che serve fare conferenze e leggi se i giudici ragionano così? Ma le illustrerò i fondamenti di certa mentalità maschile raccontandole le risposte che diede a quelli che lo interrogavano Roberto Spaccino, condannato per aver ammazzato la moglie. Siamo a Marsciano, in Umbria due anni fa. Si sapeva che Spaccino aveva sempre menato la moglie. Sentendoselo rinfacciare, l’assassino (che s’è sempre proclamato innocente) ha fatto questo ragionamento, che sta a verbale: «Mia moglie non l’ho mai picchiata, al massimo smanate e schiaffettoni che non lasciano il segno, la violenza vera è quella che ti manda all’ospedale e Barbara non è mai finita al pronto soccorso». Segue una distinzione tra litigio e botte: «Il litigio sono schiaffetti, schiaffettoni, sventoloni, smanate. Queste non sono botte. Botte sono i boccaloni col rovescio della mano ».
• Mi sta dicendo che ci sono maschi per i quali picchiare la moglie è normale?
Sì. È un segno della condizione infelice di tutti e due: delle donne, costrette dalla natura a frequentare gli uomini. E degli uomini che cercano di vincere la propria fragilità, la propria cretineria picchiando le donne. Incrocio questo dato con la statistica universale relativa ai suicidi: si tolgono la vita molti più maschi che femmine (mentre tra chi ci prova ma resta vivo sono di più le femmine).
• È vero che i delitti in famiglia sono più numerosi di quelli tra malavitosi?
Sì. E sette volte su dieci le donne sono uccise dai loro mariti o dai loro partner. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 10/9/2009]
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