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 2009  settembre 10 Giovedì calendario

SI UCCIDE PE PAURA DELLA BOCCIATURA


Ha puntato la canna del fucile contro il petto e ha fatto fuoco. Aveva 16 anni, Jessica Magnini, studentessa del liceo classico «Pontano-Sansi» di Spoleto, campionessa di tiro a volo, ultima di tre figli. Amici, scuola, famiglia: come tante coetanee era stata rimandata a settembre. Quando ha esploso il colpo, i quadri degli esami di riparazione non erano ancora usciti. Ma lei non ha retto al pensiero di una sconfitta e ha premuto il grilletto del fucile calibro 12, legalmente detenuto dal padre.
In casa, una villetta a 300 metri dalla Umbria Olii, l’industria olearia dove nel 2006 morirono bruciati vivi quattro operai, il colpo è risuonato come un presagio di morte. Erano da poco trascorse le 10 di martedì sera, quando i genitori si sono precipitati nella sua camera, lì dove, tra le coppe e le medaglie, Jessica, sopraffatta dallo sconforto, aveva deciso di farla finita. Nemmeno la corsa all’ospedale di Foligno, l’intervento chirurgico, 11 ore di speranza appesa a un filo, sono riusciti a strapparla alla morte. Non ce l’ha fatta, la giovane promessa del tiro a volo.
Il timore di fallire

Jessica è morta con la paura di una bocciatura. Una ragazza dolce e sensibile: la ricordano così a Campello sul Clitunno, un paese vicino alle omonime sorgenti cantate da Byron e Carducci. La città è sgomenta. A partire dal sindaco Paolo Pacifici: «La conoscevo. Era una ragazza posata e tranquilla o almeno così sembrava». E aggiunge: «Sarà la magistratura ad accertare la dinamica dei fatti», alludendo all’ipotesi di un incidente. Sul caso sta procedendo la compagnia dei carabinieri di Spoleto, al comando del capitano Pasquale Megna.
Ieri sono state interrogate le amiche di scuola, gli insegnanti, i familiari. E’ ancora fitto il mistero sulla morte della sedicenne, che poche ore prima era andata a fare una passeggiata a Spoleto, tra i banchi della fiera delle cipolle, la tradizionale rievocazione dedicata alla Madonna di Loreto. Non ha lasciato alcun biglietto. Non ha detto una parola. Il padre, la voce rotta dal pianto, ripete: «No, no, no...», in una litania ossessiva. Di responsabilità non vuol parlare. «Non so, non so niente, in questo momento». Era stato lui, eccellente tiratore nonostante un handicap al braccio, a trasmetterle la passione per il tiro al volo. Lui, papà Mauro, avrebbe dovuto partecipare alle Paraolimpiadi di Londra. Ora i suoi sogni si sono dissolti.
Jessica, «enfant prodige» del tiro a volo, tre anni di danza classica, un passato da studentessa modello, non c’è più. Non potrà sapere se gli esami, l’incubo delle sue notti, li aveva superati o meno. I risultati verranno pubblicati oggi, due settimane prima del suo 16° compleanno. La bidella delle elementari, Anna Rita Grandoni, la ricorda come una delle alunne migliori. «Eravamo come sorelle», racconta invece Elena Giannetti, l’amica del cuore fino alle medie. Si erano viste l’ultimo giorno di scuola. E Jessica aveva sfoderato il suo solito sorriso. Nessuna delle due poteva sapere che sarebbe stato il loro ultimo saluto.