Giusi Fasano, Corriere della Sera 10/09/2009, 10 settembre 2009
GIOVANE, LAUREATO, HI-TEC: ECCO IL CONTADINO BIO
Sorpresa: le donne italiane investono nel biologico. Non soltanto quando fanno la spesa al supermercato o comprano prodotti naturali per salute e bellezza. C’è dell’altro. La popolazione femminile ha deciso di investire energie, tempo, professionalità nel bio-mondo. E il risultato è che oggi il 25% dei produttori biologici sono donne.
Imprenditrici, quindi. Ma anche gente giovane e con buona scolarizzazione (il 50% di chi produce bio ha meno di 50 anni e ha in tasca almeno il diploma), oppure laureata (il 17%) e propensa all’utilizzo massiccio della tecnologia (il 52%). «Dati assolutamente originali» dicono senza troppi giri di parole gli autori dell’ultima «fotografia» del settore: quelli di Sana, manifestazione di Bologna Fiera che organizza – da oggi e fino a domenica 13 a Bologna, appunto – il «Salone Internazionale del Naturale», alla sua ventunesima edizione.
Assodato che l’Italia è la prima in Europa per coltivazioni biologiche (un milione di ettari e posto numero 6 nella classifica mondiale), Sana va oltre e per quest’anno sceglie «benessere» come parola d’ordine. La fiera punta al «buon vivere » e ai «nuovi stili di vita che modificano le abitudini», temi sui quali ha concentrato la sua attenzione anche l’Osservatorio permanente sui consumi creato tre anni fa da Sana e diretto da Giampaolo Fabris, ordinario di Sociologia dei Consumi all’Università San Raffaele.
«Quello che emerge dal nostro focus – spiega il professore – è che il consumatore sta abituandosi all’idea che a prezzi bassi riesce a trovare anche piccoli tesori. Siamo a punto di boa: l’etica sta diventando una qualità importante dei prodotti, dalla materia prima ai rifiuti. L’ecosostenibilità, l’equosolidale, il biologico non sono più concetti nei quali c’è il senso della tristezza e del pauperismo e la svolta in direzione di ciò che è sostenibile non si chiama austerità come i cultori un po’ cattocomunisti dei bisogni pochi e semplici hanno sempre teorizzato ». I tempi, in sostanza, sono maturi per una svolta ecologica su larga scala nei consumi degli italiani. E i segnali arrivano dai cultori del biologico, «sempre più interclassisti e intergenerazionali» rivela il professore Fabris.
Per la fiera del verde sono arrivati a Bologna 1.060 espositori che fino a sabato mattina saranno a disposizione degli addetti del settore e delle oltre cento delegazioni arrivate soprattutto da Stati Uniti, America del Sud ed Europa (dal pomeriggio di sabato e domenica i padiglioni saranno invece aperti al pubblico). 1.060 angoli di eco-bio-equo-natural vivere: dall’area studiata per gli operatori professionali che si occupano di piante officinali a quella dell’alimentazione distinta per tipi di produzione e certificazioni (dop, igp, stg ed emas); dal mercato dei contadini che assicura il passaggio diretto produttore- consumatore al comparto erbe, fiori, scienza, bellezza e natura. E poi convegni, dibattiti, la presentazione di una casa anti-sprechi e i prodotti ecosostenibili per l’infanzia. Tutto questo a partire da alcuni punti fermi: per esempio, nonostante la crisi «il biologico continua a crescere, in controtendenza rispetto al comparto agroalimentare nel suo complesso», come rilevano i dati di Sana. E cresce tutto ciò che è legato al benessere, inteso come «il sentirsi bene, piacersi, rafforzare il legame fra alimentazione, salute e bellezza». Non a caso gli utilizzatori di prodotti naturali per la bellezza e la cura del corpo sono il 38% della popolazione, tutti di sicuro aspiranti del «buon vivere», motto di Sana 2009.