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 2009  settembre 10 Giovedì calendario

L’ULTIMA DIRETTA DI MIKE


«Ci sono ancora tante cose da fare, e se penso che magari fra trent’anni miei nipoti andranno su Marte io vorrei andare lì con loro... Nel mio studio continuo a tenere accesi i televisori, i videoregistratori e gli impianti satellitari».

Lo faccio «per vedere e rimanere connesso con i programmi di tutto il mondo. Sul terrazzo ho una paraboli­ca enorme. Lavoro qui di notte, so­prattutto, perché di giorno ogni cin­que minuti arriva una telefonata, m’interrompono in tutti i momen­ti... ». Con queste parole si chiudeva l’autobiografia di Mike Bongiorno, scritta in collaborazione con il figlio Nicolò.

Leggendo i numerosi articoli che sono stati scritti su Mike, rivedendo i programmi che per l’occasione sono stati mandati in onda, ripensando a qualche chiacchierata con lui mi pare di vederlo ancora sulla sua terrazza, di notte, a dettare i suoi ultimi appun­ti, con quell’intercalare, eh, eh, che tutti imitavano quando volevano imi­tarlo. Meticoloso com’era avrà preso nota di tutto, avrà sottolineato i suoi stupori, avrà dato sfogo alle sue can­dide irritazioni.

A qualche familiare che gli fa nota­re come tutti abbiano parlato bene di lui (salvo una dichiarazione antipati­ca di Paolo Villaggio e una battuta in­felice di una Jena) Mike non si scom­pone: «Ho sempre parlato bene di tut­ti, mai fatto un solo pettegolezzo su un collega». E anche sulla quantità – paginate intere di giornali, ore e ore di vecchi programmi, radio e In­ternet – Mike non ha da ridire: «Con tutte le trasmissioni che ho fat­to era inevitabile che si parlasse tan­to di me. La gente è cresciuta con me e ha vissuto tanti periodi della pro­pria vita legati alla mia. Molti italiani mi considerano parte della loro fami­glia » .

Mike ha letto i necrologi, uno per uno, alcuni li ha pure sottolineati. Quelli della Rai hanno scritto che molti suoi programmi sono parte del­la storia della tv, che rimangono tap­pe fondamentali del servizio pubbli­co. Par di sentirlo: «Sono anni che ho chiesto alla Rai di fare un program­ma sui cinquant’anni della tv italiana e non mi hanno neanche ricevuto. Quelli di Mediaset hanno scritto che sono stato un grande protagonista della loro azienda e l’ultima volta che Silvio mi ha invitato a cena, dopo il mio appello nella trasmissione di Fa­zio, sono io che ho dovuto consolare lui. Il mio nuovo programma si chia­ma RiSkytutto e io devo trovare il mo­do di farlo dal cielo, che in inglese si dice sky».

Gli è molto piaciuto il cordoglio del presidente Napolitano perché ha parlato di laboriosità e di simpatia co­municativa; ha apprezzato enorme­mente il fatto che Fiorello, il giorno della sua dipartita, non abbia rilascia­to interviste. Ma una sola dichiarazio­ne, la più bella: «Ho perso il mio mi­glior compagno di giochi». Perché Mike ha sempre mal tollerato che lo considerassero serioso, pignolo, inca­pace di lasciarsi andare. Gli è bastato invece un po’ di humour terapeutico per dimostrare a tutti di sapersi an­che prender in giro, negli spot come nella vita: «Il mio padrino di battesi­mo è stato Fiorello La Guardia e Fio­rello è la sua reincarnazione».

Ovviamente gli hanno dato molto fastidio le citazioni, le allusioni, i rife­rimenti alla «Fenomenologia» di Um­berto Eco. « ancora arrabbiato per i giudizi molto severi espressi da Eco?», verrebbe da chiedergli. E la ri­sposta che immagino è quella che meglio di ogni altra restituisce la te­nerezza e insieme la solidità dell’uo­mo: «Non mi dà fastidio che molti si riempiano la bocca con quel saggio di Eco senza averlo nemmeno letto o capito. E che nessuno dica che molte di quelle valutazioni le avesse già scritte, pari pari, Luciano Bianciardi. E poi l’ignorante sarei io! Allegria!».