Sergio Romano, Corriere della sera 10/9/2009, 10 settembre 2009
ALGERI ”42: MORTE MISTERIOSA DELL’AMMIRAGLIO DARLAN
Nel suo libro «Storia di Francia. Dalla Comune a Sarkozy» lei ha attribuito l’assassinio dell’ammiraglio Darlan a un «gollista». Ma altri testi, pur senza escluderlo, sospettano anche la mano di altri protagonisti di quelle drammatiche giornate ad Algeri: l’entourage del Conte di Parigi, i servizi segreti inglesi, i vichysti traditi ecc. Il rapido processo al giovane attentatore Fernand Bonnier de la Chapelle, seguito dall’immediata esecuzione della sentenza capitale, non permise (volutamente?) di fare completa luce sull’episodio. Secondo lei, l’origine gollista del complotto è assodata?
Vezio Vascotto
veziovascotto@tiscali.it
Caro Vascotto,
Il caso concerne uno dei personaggi più discussi e controversi della storia francese durante la Seconda guerra mondiale. Allo scoppio del conflitto l’ammiraglio François Darlan era il comandante della flotta della Terza Repubblica. Quando il maresciallo Pétain, dopo la disfatta militare e la fuga del governo a Bordeaux, divenne capo dello Stato e lanciò la «rivoluzione nazionale», l’ammiraglio si schierò con lui e divenne dapprima ministro della Marina e successivamente capo dell’esecutivo dal febbraio del 1941 all’aprile del 1942. Fece quindi una scelta opposta a quella di de Gaulle. Credeva in Pétain e riteneva che soltanto il maresciallo potesse salvare il Paese. Ma era anche ambizioso, pragmatico e soprattutto, come altri esponenti della Marina francese, animato da vecchio e invidioso rancore per la potenza marittima della Gran Bretagna. Fu probabilmente questa la ragione per cui divenne uno dei maggiori paladini della collaborazione con la Germania. Ne dette una prova nella primavera del 1941 quando una rivolta anti britannica in Iraq offrì improvvisamente alle potenze dell’Asse l’occasione per conquistare una piattaforma mediorientale da cui minacciare le posizioni del Regno Unito nella regione. Ma alle forze tedesche, per aiutare i ribelli iracheni, occorreva un diritto di passaggio attraverso la Siria, allora colonia francese. Darlan incontrò Hitler a Berchtesgaden l’11 maggio e cercò di barattare il diritto di transito e altre forme di assistenza militare con la promessa che il Reich avrebbe difeso le colonie francesi d’oltremare contro gli inglesi ed eventualmente gli americani. Secondo Herbert R. Lottman, autore di una grande biografia di Pétain apparsa in Francia nel 1984, Darlan assicurò Hitler che la scelta della Francia rispondeva a una «necessità storica ineluttabile», ed era quindi politicamente strategica.
La collaborazione francese non impedì alla Gran Bretagna di schiacciare la rivolta irachena, ma dimostrò che Darlan era certamente, in quel momento, filotedesco. I suoi sentimenti cambiarono alla fine del 1942, dopo lo sbarco degli Alleati in Africa del Nord. Per una singolare e sospetta coincidenza Darlan era ad Algeri, accanto a un figlio malato. Dopo avere guidato per alcuni giorni la resistenza delle truppe francesi rimaste nella colonia, interruppe le operazioni militari e convinse Pétain a nominarlo alto commissario in Algeria, vale a dire rappresentante personale del maresciallo presso gli Alleati. Convinto che il rapporto con Pétain potesse servirgli a meglio controllare l’Africa del nord, Eisenhower, comandante in capo delle forze alleate, approvò l’incarico. Ma la giravolta di Darlan non piacque a molti patrioti. Il giovane Bonnier de la Chapelle lo attese in un corridoio del palazzo del governo e lo uccise con due colpi di pistola. Può darsi che la sua mano sia stata armata da chi era, per altre ragioni, interessato alla eliminazione dell’ammiraglio. Ma il giovane Bonnier, condannato a morte e giustiziato nel giro di pochi giorni, fu certamente un patriota.