Elio Silva, Il Sole-24 Ore 10/9/2009;, 10 settembre 2009
LA CACCIA DEL FISCO ALLE FALSE ONLUS E LA RIVOLTA DI QUELLE VERE
una caccia ai furbi o una vessazione degli onesti? Il censimento fiscale degli enti associativi, stabilito dall’articolo 30 del decreto n. 185/08 per contrastare il fenomeno delle false Onlus e concretamente avviato con un provvedimento dell’Agenzia Entrate del 2 settembre, sta provocando un coro di allarmate proteste nel mondo non profit.
Il modulo da 38 caselle, che tocca tutti gli aspetti giuridici ed economici della vita associativa, deve essere compilato e trasmesso per via telematica entro il 30 ottobre da oltre 200mila organizzazioni. E se per gli enti di grandi dimensioni, che dispongono di una struttura ammini-strativa, il fastidio si traduce in una moltiplicazione di adempimenti ( è il caso delle associazioni di promozione sociale, che inviano già ora lo stesso genere di dati alle Regioni), l’obbligo rischia di diventare una via crucis o, addirittura, un rischio mortale per le piccole Onlus • Un modulo con 38 domande, su tutti gli aspetti giuridici ed economici della vita associativa, da trasmettere per via telematica all’Agenzia delle Entrate entro il 30 ottobre prossimo. questa la "via crucis" d’autunno che attende oltre 200mila enti associativi, dal più piccolo circolo privato alle Onlus di peso nazionale (si veda «Il Sole 24 Ore» del 4 settembre). Un adempimento che sta sollevando un coro di proteste da parte degli interessati, decisi a mobilitarsi contro quello che viene giudicato «un adempimento indiscriminato e sproporzionato», un «pericolo mortale per le piccole organizzazioni » e «un attacco alla libertà d’iniziativa del privato sociale». Il giro di vite era atteso da mesi, alla luce dell’articolo 30 del decreto 185/08, convertito dalla legge 2/09, che prevede un censimentoe un filtro sulle organizzazioni non profit, per evitare abusi nella detassazione delle entrate (in sostanza, una norma contro le false Onlus). Dopo la pausa estiva, il 2 settembre ha visto la luce il provvedimento dell’agenzia Entrate che attua la disposizione di legge, dettando tempi, contenuti e modulistica dell’operazione. E sono state proprio le modalità dell’adempimento a scatenare la protesta.
«Siamo allibiti e preoccupati - afferma Andrea Olivero, presidente nazionale delle Acli e portavoce del Forum del Terzo settore - sia per l’impostazione burocratica, del tutto ingiustificata e sproporzionata rispetto agli obiettivi, sia per il fatto che è stato vanificato un percorso comune, nel quale speravamo di poter dire la nostra, insieme all’Agenzia per le Onlus».
«Anche a noi interessa che ci siano i controlli - prosegue Olivero - ma è impensabile che sia imposto un obbligo così indiscriminato, che non tiene minimamente conto delle dimensioni delle associazioni, per lo più piccole e prive di adeguate strutture organizzative. Dobbiamo constatare che si è partiti da un pregiudizio di evasione, ma il Terzo settore non merita questo trattamento».
Che cosa, in particolare, abbia tradito le aspettative del mondo non profit lo spiega Monica Poletto, presidente della Cdo Opere sociali, associazione che aggrega e rappresenta oltre 1.400 enti della Compagnia delle Opere:«L’Agenzia delleEntrate - afferma - è andata molto al di là del già invasivo dettato di legge. Il provvedimento estende l’obbligo di comunicazione dei dati a tutte le associazioni, con poche eccezioni, e le informazioni richieste non sono solo relative all’applicazione della norma,ossia alla decommercializzazione di alcune entrate, ma si estendono a tutti gli aspetti della vita associativa ». «In questo modo - aggiunge la Poletto - le Entrate esprimono una volontà di controllo a tutto tondo di un fenomeno, quello associativo, che, oltre a essere espressione della società civile, la cui libertà non può essere messa in discussione, costituisce anche un’enorme ricchezza per il paese e un pilastro insostituibile del welfare».
Molto critica anche la posizione di Csv.net, il coordinamento dei Centri di servizio per il volontariato. « grave - lamenta il presidente nazionale, Marco Granelli - che l’amministrazione pubblica, per svolgere una propria competenza di controllo fiscale, anziché procedere relazionandosi con le regioni, tenute per legge all’iscrizione e al mantenimento di diversi registri del non profit, chieda ulteriori adempimenti agli enti, duplicando nella sostanza l’onere burocratico, come accade ad esempio alle associazioni di promozione sociale».
L’agenzia delle Entrate, da parte sua, ribadisce la natura puramente fiscale dell’adempimento e l’aderenza al dettato normativo del decreto 185/08.