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 2009  settembre 11 Venerdì calendario

COSI’ AFFONDO’ DAVVERO IL TITANIC


Avete presente la scena clou del film «Titanic» di James Cameron? Quella in cui la poppa si alza al cielo, con Leonardo Di Caprio-Jack e Kate Winslet-Rose aggrappati alla battagliola, mentre gli altri passeggeri precipitano? Bene, allora riavvolgete la pellicola e cancellate questi ultimi fotogrammi, perché sembra che non sia andata davvero così.
Un libro uscito in America, «Titanic’s Last Secrets» di Brad Matsen (non ancora pubblicato in Italia), infatti, racconta che la poppa del «liner» della White Star non si sarebbe sollevata dall’acqua con un angolo di 45 gradi, come appare nel film, ma soltanto di 11 gradi. In pratica, il corpo del gigante sarebbe rimasto quasi piatto sulla superficie del mare, per poi spezzarsi (in tre secondo il libro) e affondare rapidamente.
La tesi di Matsen si basa sull’esame di due nuovi pezzi dello scafo del Titanic, ritrovati sul fondale durante una spedizione subacquea compiuta da Richie Kohler e John Chatteron nel 2005. Analizzato il tipo di lesioni, gli esperti hanno stabilito la portata della torsione e quindi l’angolo di sollevamento della poppa. Questo scenario troverebbe conferma nelle testimonianze dei sopravvissuti: Charlie Joughin, capo-panettiere del Titanic, ad esempio, ha sempre detto di essere stato vicino alla poppa della nave quando quest’ultima è «andata sotto», e di non essersi accorto di un sollevamento così pronunciato. Altri naufraghi, però, hanno rilasciato dichiarazioni che invece avallano la ricostruzione di Cameron. «Potrebbe essere stato il risultato di un’illusione ottica», spiega l’architetto navale Roger Long, che ha fatto da advisor tecnico agli investigatori subacquei Kholer e Chatteron. «Le grandi eliche erano fuori dall’acqua e questo particolare può aver reso il Titanic ancora più alto».
Sì, ma al di là del valore storico, che importa se la poppa del Titanic si alzò di 45 o 11 gradi? Intanto, la differenza è stata fatale per molti passeggeri. Se la nave è rimasta davvero piatta sull’acqua, infatti, secondo Matsen gli ospiti di bordo potrebbero non aver compreso il reale pericolo, tanto da non essersi affrettati a salire sulle per altro non sufficienti scialuppe. Ma la disquisizione sull’angolo di 11 o 45 gradi apre anche un’altra questione: perché si è spezzato lo scafo del Titanic?
Se ci fermassimo agli esiti dell’inchiesta ufficiale, dovremmo incolpare soltanto l’iceberg e il comandante Edward J. Smith, che non l’ha visto e che navigava a una velocità eccessiva. E continueremmo a credere che il Titanic sia affondato integro, per poi spezzarsi sott’acqua. Questa ipotesi ha retto finché Robert Ballard nel 1985 non ha scoperto che in realtà la nave è collassata prima di affondare. Questa rivelazione ha portato anche ad una risposta: il liner si è spezzato perché l’acciaio con il quale era stato costruito era di scarsa qualità.
In seguito, anche questa conclusione è stata rivista. Dall’America un altro libro, Really Sank the Titanic: New Forensic Discoveries di Jennifer Hooper McCarty e Tim Foecke, ha cambiato le carte in tavola: non era l’acciaio ad essere di bassa qualità, bensì gran parte dei 3 milioni di «rivetti», i chiodi che tenevano insieme le piastre d’acciaio dello scafo, soprattutto quelli a poppa e a prua, che nell’urto sono scoppiati. Matsen, in Titanic’s Last Secrets, accusa J.P. Morgan, il patron della White Star, di aver risparmiato sia sullo scafo e sia sui rivetti per rendere più leggera la nave, e dunque più veloce. "Non è stata incompetenza, è stata negligenza», è il verdetto. Perché, secondo lo scrittore, se il Titanic fosse stato più robusto avrebbe galleggiato per più tempo. E l’epilogo non avrebbe chiesto 1.522 vittime.