Sergio Bocconi, Corriere dela Sera, 9/9/09, 11 settembre 2009
«LE PAROLE DI RIZZOLI? GIA’ CONDANATO NEL ’ 98 PER DIFFAMAZIONE»
«Ovviamente non entro nel merito della versione data da Angelo Rizzoli dei rapporti da lui intrattenuti con Roberto Calvi ancor prima della costituzione del Nuovo Banco Ambrosiano. Per quanto mi concerne personalmente ricordo invece che le odierne dichiarazioni di Rizzoli sono le stesse per le quali egli è stato condannato nel 1998 al risarcimento di danni per diffamazione nei miei confronti. E sono le stesse delle quali egli ha poi riconosciuto per iscritto l’assoluta infondatezza rammaricandosi e scusandosi con me per gli offensivi disegni attribuitimi. Ritengo superfluo qualsiasi ulteriore commento mentre mi riservo ogni azione nelle sedi competenti».
Ieri il presidente di Intesa Sanpaolo Giovanni Bazoli ha affidato questa dichiarazione alle agenzie dopo che Angelo Rizzoli, in un’intervista pubblicata ieri da Libero , ha sostenuto che il Corriere della Sera gli è stato «sottratto» e ha chiesto un risarcimento di 650 milioni a Bazoli, Piergaetano Marchetti (Rcs Mediagroup), Giuliano Zuccoli (Edison) e all’imprenditore Giovanni Arvedi. Marchetti ha detto di «non essere mimimamente preoccupato».
Rizzoli afferma di chiedere il risarcimento dopo che la Cassazione in febbraio lo ha assolto dal reato di bancarotta impropria della Rizzoli. La sentenza, che più precisamente ha constatato che con la modifica delle norme sui reati societari il reato era stato cancellato, ha chiuso una lunga storia. Rizzoli ora chiede i danni, come ha ripetuto ieri nella replica immediata: «Non ho nulla di personale nei confronti di Bazoli ma l’azienda da lui presieduta non ha onorato impegni assunti al momento del passaggio del 40% della Rizzoli e in relazione alla ricapitalizzazione dell’azienda. La vicenda che Bazoli rievoca riguarda una questione relativa a un’operazione diversa».
La vendita della Rizzoli a Gemina, Meta, Mittel e Arvedi risale al 1984 ed è stata fra le operazioni più complesse compiute da Bazoli, che ha guidato il Nuovo banco Ambrosiano nato dalle ceneri del vecchio Banco di Roberto Calvi (che insieme alla P2 aveva il controllo occulto della società editoriale dal ”74, formalizzato nell’81). L’istituto guidato da Bazoli poteva detenere la partecipazione nella società editoriale in amministrazione controllata in base a una deroga temporanea alla normativa. Tuttavia, se al termine della procedura l’azienda non fosse stata venduta, non ci sarebbe stata alternativa al fallimento.