Andrea De Benedetti, il manifesto 11/09/2009, 11 settembre 2009
L’ESORCISMO DEL BOMBER RANCOROSO
«Sono grato al Mister che ha sempre creduto in me» è una di quelle frasi-slogan che chi è in cerca di rivincite o vendette sogna un giorno di poter pronunciare. Omaggiare l’allenatore buono, infatti, chiama implicitamente in causa quelli cattivi, «che mi hanno lasciato ad ammuffire in panchina, che mi hanno fatto giocare solo qualche frantume in Coppa Italia, che non hanno mai alzato un dito per raccomandare al presidente il rinnovo del mio contratto». Sono loro i veri dedicatari della dichiarazione, che non a caso prevede anche una formula completamente ribaltata («Dedico questo gol a tutti quelli che non hanno mai creduto in me») in cui la patina superficiale di ipocrisia si stinge per rivelare tutto il rancore che affiora sotto.
un fatto che a molti calciatori, ormai, il gol non interessa più in quanto tale, ma solo come momento di rivendicazione personale, un togliersi i sassolini dalle scarpe anche quando sarebbero vuote, una specie di esorcismo «ex post» della paura di fallire e di essere umiliati. Come se la questione principale non fosse la vittoria ma chi è stato sconfitto; come se il bisogno più urgente dopo aver conquistato una donna corteggiata per una vita fosse andare a fare cicca-cicca a tutte le ex.
Ora, non è chiaro con chi ce l’avesse esattamente Vincenzo Iaquinta mercoledì sera quando alla fine della partita contro la Bulgaria ha proferito anche lui la fatidica frase. Forse con Ranieri, che in effetti lo cagava poco, ma che ormai se ne è già andato da un po’. Forse con Ferrara, che finora lo ha sempre fatto giocare titolare ma che - sospetta Vincenzo - non avrà cuore di lasciare troppo a lungo in naftalina il suo amico Del Piero. Forse invece - ed è l’ipotesi più suggestiva - ce l’aveva con sé stesso per aver fallito non meno di tre palle gol da arresto immediato prima di imbroccare la quarta. In tal caso, a scanso di equivoci, sarebbe stato raccomandabile che completasse la frase in questo modo: «Sono grato al Mister che ha sempre creduto in me. A differenza del sottoscritto»