
Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Dieci anni fa, il 23 aprile del 2005, negli Stati Uniti, tre ragazzi neanche trentenni (uno originario di Taipei, uno nato in Germania Est da padre del Bangladesh e uno della Pennsylvania) caricarono su un sito registrato due mesi prima, youtube.com , un banale video di 17 secondi dal titolo Me at the zoo . Non immaginavano che quel sito, nato per condividere video, avrebbe cambiato il modo di fare tv, ascoltare musica, diffondere notizie.
• Sono passati dieci anni. Cos’è successo di così straordinario?
Il New York Times ha calcolato che, nel 2014, l’83% degli utenti Internet negli Usa ha guardato almeno un filmato su YouTube. Se Youtube fosse un Paese, il numero dei suoi “abitanti” raggiungerebbe il terzo posto delle nazioni più popolose, dopo Cina e India: più di un miliardo di utenti attivi al mese, 300 ore di filmati caricati ogni minuto (cinque anni fa erano 24). Secondo uno studio del prestigiosissimo Pew Research Center, la piattaforma è diventata il telegiornale più grande del mondo, perché è qui che i ragazzi pescano le notizie. Consideri che il 40% dell’informazione che passa sul canale è autoprodotta. In Italia le visualizzazioni sono 1,2 miliardi al mese, gli utenti unici 20 milioni. Quattro utenti su dieci hanno un’età compresa tra i 18 e i 34 anni.
• Quindi YouTube è diventata la nuova tv mondiale?
Sicuramente è la destinazione per eccellenza di chi cerca video su Internet di qualsiasi tipo, e anche di chi li vuole produrre e diffondere. Il presidente americano Obama, in gennaio, ha rilasciato tre interviste su YouTube per promuovere il suo discorso sullo Stato dell’Unione. Sua moglie Michelle è andata in visita ufficiale in Giappone con Michelle Phan, una star di YouTube con 7,5 milioni di abbonati al programma online di consigli di makeup. Hillary Clinton ha iniziato la sua campagna per le presidenziali con un video su YouTube.
• E in Italia?
Secondo i dati di febbraio (le cifre mutano di continuo), la più seguita è CutiePieMarzia (Marzia Bisognin), vicentina, 22 anni. Nel suo canale parla di moda, tendenze, shopping: 5.253.041 iscritti e, in questo momento, in apertura del canale, un video con 1.032.431 visualizzazioni. Tra gli altri segnaliamo: DmPranksProductions (3.235.000 iscritti), due ragazzi di 27 anni di Magione (Perugia) che realizzano video-esperimenti horror; Favij, pseudonimo di Lorenzo Ostuni, 19 anni, che su FavijTv racconta i videogame e la vita di un ragazzo di oggi a 1.675.102 iscritti; Frank Matano (1.051. 907 iscritti), autore di battute e scherzi surreali, sbarcato in tv. Ma pure ClioMake Up , ovvero Clio Zammatteo (Belluno, 1982), che in tre anni, insegnando a truccarsi, ha caricato centinaia di video e può contare su 761.431 iscritti. A livello assoluto, i dieci video più visti di sempre sono tuttavia solamente musicali.
• Mi ricorda com’è nato YouTube e perché a quei tre ragazzi statunitensi è venuta l’idea del sito?
Leggenda vuole che Jawed Karim, il protagonista del primo video, Steve Chen e Chad Hurley, tutti impiegati di Paypal, la società di eBay che gestisce i pagamenti online, volessero condividere con i loro amici i video di una festa cui avevano partecipato. Ma con gli strumenti a disposizione nel 2005 era molto complicato. Si misero al lavoro e nel febbraio attivarono il sito, e caricarono il primo video, questo Me at the zoo , il 23 aprile alle 20.27. Già a novembre di quell’anno, la Sequoia Capital di Donald Valentine accettò di investirci 11 milioni e mezzo di dollari. Un anno dopo Google comprò la piattaforma per 1,65 miliardi di dollari, tutti pagati in azioni proprie. Del successo del sito abbiamo parlato prima, ma nonostante i numeri enormi il business non è ancora redditizio, almeno secondo le stime del Wall Street Journal (Google non diffonde dati separati su ricavi e utili). Per monetizzare l’audience, il motore di ricerca ha deciso, nel 2012, di investire 100 milioni con i quali lanciare 100 canali simili a quelli della tv. Con risultati misti. E intanto si affacciano sul mercato nuove piattaforme, che promettono ai creativi guadagni maggiori: su Youtube gli utenti ricevono il 55% degli incassi pubblicitari; Vessel offre il 70% e Vimeo arriva al 90%. In America, secondo The New Yorker , ognuno dei primi 500 produttori di contenuti guadagna oltre 100 mila dollari l’anno. Ma la guerra è appena iniziata.
• C’era un problema con i diritti, se non sbaglio...
Con un meccanismo, chiamato Content ID, che dovrebbe consentire di individuare automaticamente i contenuti che violano il diritto d’autore. Lo spiega Federica Tremolada, partnership manager di YouTube per l’Italia: «Il meccanismo permette ai proprietari di identificare i propri contenuti sulla rete. Quando si scopre che un video è stato postato da qualcun altro, lo si può bloccare, lo si può seguire sul web oppure lo si può monetizzare». In Italia, per esempio, YouTube ha stretto accordi con la Rai e con La7: così i due network possono controllare che fine fanno i propri video ed eventualmente monetizzarli.
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