Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2015  aprile 23 Giovedì calendario

«Se mi piace lo stile decisionista di Renzi? Vuoi davvero veder piangere un vecchio?». Girando per la Festa dell’Unità di Bologna senza Bersani & Co. Tra vecchi militanti delusi e amareggiati e nuovi iscritti convinti che «il dibattito no! abbiamo già dato»

«Se mi piace lo stile decisionista di Renzi? Vuoi davvero veder piangere un vecchio?». Alla cassa dello stand delle crescentine fritte di questo Festa nazionale dell’Unità fuori stagione, nel parco della Montagnola, un compagno sulla sessantina nasconde il suo disappunto dietro un paio di baffi d’altri tempi. Fra i volontari si discute apertamente della linea del segretario-premier, ma anche di questa storia dell’esclusione dalla festa dei rappresentanti della minoranza Pd. Giancarlo Albertini, iscritto al partito fin dagli anni 60 di Luigi Longo, è venuto a friggere il pesce nello stand del Navile e si mostra dubbioso: «Non so se gli inviti a Bersani e agli altri non siano partiti o se magari sono loro che hanno lasciato intendere che non sarebbero venuti. A Bologna comunque 9 circoli su 10 sono bersaniani o cuperliani, mi sembra strano». C’è chi, come lui, si lamenta perché «tanti compagni non partecipano più», ma ha rinnovato comunque la tessera, e chi, pur continuando a venire a cucinare gratis, ha mollato il partitone: «Io ho dei dolori di pancia allucinanti – si sfoga Roberto Occhi, della Bolognina, dove Occhetto fece il famoso discorso della svolta -: Renzi è il segretario di tutti o solo di quelli che gli danno il voto? Non ho rifatto la tessera e vedo tantissimi militanti che chiamiamo e non vengono più: del resto ci sarà un motivo se alle ultime regionali ha votato il 37%». Il segretario del circolo Bolognina centro, firmatario della mozione Renzi, cerca di limare gli spigoli: «Discutiamo, ma poi ci ritroviamo tutti qui». Come Lorena Balboni, che sta finendo di preparare tortellini e tagliatelle in un altro stand: «Mi sembra assolutamente scortese non aver invitato Bersani e la Bindi, ma vorrei capire meglio com’è andata, perché ho sentito versioni contrastanti, e poi il nostro nuovo segretario Critelli non mi sembra il tipo». Il Renzi-style invece non le dispiace affatto: «Condivido anche il fatto che sia disposto ad andare ad elezioni anticipate pur di ottenere la riforma elettorale. È stato eletto dagli iscritti ed è segretario del Pd, anche se personalmente ho votato per Bersani». Mario Bonora, alle prese col brodo in un altro ristorante tradizionale della festa, approva il segretario e il suo andare avanti come un treno: «Alle prime primarie ho votato Bersani, poi Cuperlo, ma adesso sostengo Renzi perché con quell’immobilismo non si poteva andare avanti. Col nuovo Italicum finalmente ci sarà l’alternanza, poi il segretario decisionista non piace tanto neanche a me, che pure vengo dal vecchio Pci, dove la maggioranza decideva e chi non era d’accordo doveva andare via». Enzo Guarneri, nel ristorante siciliano insieme al figlio Antonio, non ha dubbi: «Il metodo di Renzi magari è molto duro, ma qualcuno doveva pur dare una svolta, non potevamo continuare a giocare alle belle statuine, qualcuno di polso ci voleva. L’attendismo l’Italia non può più permetterselo. Parafrasando un vecchio film di Moretti, che non mi piace neanche tanto, direi “no, il dibattito no!”. Anni e anni di dibattiti, abbiamo già dato».