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 2015  aprile 23 Giovedì calendario

PERISCOPIO

2768 anni fa, Romolo fondò Roma tracciando un solco. Era il primo scavo della Metro C di Roma. Il rompi-spread. MF.

Per Expo previsti 6 milioni di turisti sui treni. Quindi non c’è fretta di finire i padiglioni. Spinoza. Il Fatto.

(mfimage) Firmate Renzi, voglio scendere. Jena. La Stampa.

La politica è tutta una guerra tra bande... anzi, tra banderuole. Vignetta di Giuliano. il Fatto.

L’assoluzione di Berlusconi è arrivata nonostante l’avvocato difensore dell’ex Cavaliere avesse ammesso che, a favore di Berlusconi, si è svolta della prostituzione a pagamento, ma non minorile. Quando conduceva il Tg4, infatti, Emilio Fede era già più che maggiorenne. Dario Vergassola. il venerdì.

L’idea (che è anche di Enrico Letta, come si capisce dal suo ultimo libro) che la politica debba essere controllabile e trasparente, che si nutra di dedizione e spirito di servizio alla collettività, di cultura dell’interesse generale, è nobile ma, al più, ne è una rappresentazione parziale: c’è anche la merda, tanta. La forza materiale, i soldi, gli interessi. E il sangue, l’ambizione personale, l’insofferenza se non l’odio che il politico di razza non può non provare contro chiunque lo intralci. La politica è volontà di rappresentazione e di sopraffazione e ha un grande lato oscuro. Letta il giovane ha fatto ottimi studi, ha avuto ottime frequentazioni, fin dai tempi della Dc è stato sempre all’orecchio di chi aveva un po’ di potere: in questo mondo particolare di sussurratori, di smussatori di angoli, si è portati a credere che il potere venga dato, trasmesso e non conquistato. Infatti Letta ha guidato un governo di larga coalizione senza aver conquistato la leadership e senza essere passato attraverso una qualsiasi forma di suffragio universale, semplicemente per essere stato scelto e messo lì da uomini importanti e autorevoli. Lanfranco Pace. il Foglio.

Bossi, da giovane, ha suonato e cantato. Una delle sue canzoni si intitolava Caterpillar e diceva: «Noi siam venuti dall’Italy / abbiamo un piano per far la lira /entriamo in banca col caterpillar / e ci prendiamo il grano». Filippo Ceccarelli, Il teatrone della politica. Longanesi. 2003.

Devo ammettere che anche a me Giuliano Andreotti non piaceva. Ai miei occhi egli rappresentava il peggio della peggior Democrazia cristiana, l’emblema del doppiogiochismo e dell’ambiguità che hanno creato, nei decenni, i presupposti dello sfacelo attuale. Probabilmente, il mio non era un giudizio sereno, ma un rancoroso pregiudizio. Sta di fatto che in lui vedevo il campione della politica all’acqua santa, più sensibile alle ragioni dello Stato vaticano che non a quelle della nostra vituperata Repubblica, mai diventata laica e pertanto rimasta indietro rispetto ad altri Paesi europei, specialmente in materia di diritti civili. Vittorio Feltri e Stefano Lorenzetto, Buoni e cattivi. Marsilio.

Nel raccogliere l’essenziale delle ideologie del nostro tempo, si deve sempre tenere presente quanto il grande Bacone fosse grato a Machiavelli «perché ci ha detto quel che gli uomini fanno, e non quello che vorrebbero fare». Alberto Ronchey, Atlante ideologico. Garzanti, 1973.

Il veteroliberalismo, incapace di capire l’importanza vitale di uno Stato moderno per un’economia e una società industriali, ha convissuto e convive con il veteromarxismo, incapace di capire l’importanza della libera iniziativa e del mercato. Insomma i contributi alla sfacelo dell’Amministrazione pubblica provengono da tutti i punti cardinali, da tutti i ceti, da tutte le ideologie. Saverio Vertone, L’ultimo manicomio. Rizzoli. 1991.

Lo storico inglese Mack Smith è stato mio ospite a Cortina per dieci giorni. In tutto questo periodo non ha mai tirato fuori un soldo neanche per le sigarette. E, partendo, non ha dato nemmeno mille lire di mancia alla cameriera. Indro Montanelli, I conti con me stesso. Rizzoli, 2009.

Ho troppo paura della solitudine per mettermi con un’altra donna. Ennio Flaiano. la Repubblica.

Perché tutti i cinematografari italiani vanno in giro in lussuose macchine fuori serie? Perchè il biglietto dell’autobus si paga in contanti. Amurri & Verde, News. Mondadori.

Beonio Brocchieri cercava nei ristoranti tre curiosi requisiti. Preferiva i locali dove «si mangiava poco, male e che costavano cari». Sì, perché, sosteneva, dovevano almeno avere un ambiente molto gradevole per continuare ad attirare clienti. Ed era soprattutto quest’ultima cosa che a lui interessava. Vittorio Beonio Brocchieri in Luciano Simonelli, Dieci giornalisti e un editore. Simonelli editore.

Prima di fare lo scrittore arrivavo a fine mese traducendo ricettari vietnamiti o manualistica su come montare le scale. Poi sono passato alla traduzione letteraria e ho imparato a scomparire nelle pagine. Il traduttore si nota solo se sbaglia. Applico la stessa regola alla scrittura. Detesto i libri come pali della luce, che arrivano dritti allo scopo. Una trama dovrebbe essere ramificata. Amo le divagazioni dei vecchi al bar, che aprono parentesi su parentesi e poi non si ricordano più cosa volevano dire. Fabio Genovesi, Chi manda le onde. Mondadori (Annarita Briganti). la Repubblica.

Sopra la pelle degli stalloni cosacchi, che a tratti abbassavano il muso verso terra, cercando un ciuffo d’erba polveroso, correvano rivoli di sudore. Gli stalloni battevano con gli zoccoli enormi la terra grigia e dura della strada, facendola rimbombare, alzavano il muso nitrendo e fiutando l’odore dell’acqua, che non si vede ancora ma che loro sanno che c’è. Dalle carrette coperte venivano voci acute di donne e pianti di bambini. Carlo Sgorlon, L’armata dei fiumi perduti. Mondadori. 1985.

È stato trovato ad Alamein, con la salma di un sergente maggiore carrista ignoto, un avanzo di giubba, piegato, che rivelava, al tatto, un oggetto rettangolare e solido. Si sperava fosse un libretto o un portasigarette che potesse dare l’identità del caduto, certamente ucciso ai primi di giugno 1942 e appartenente al 132mo carristi Ariete. Purtroppo si trattava di un tampone da inchiostro per timbri. Tragicommedia della burocrazia che perseguita il combattente fin oltre la morte. Paolo Caccia Dominioni, Alamein. Longanesi. 1966.

Montanelli è stato per il giornalismo quello che il cardinal Lambertini è stato per la Chiesa; Biagi quello che è stato Giovanni Bosco; Scalfari quello che è stato il cardinal Bellarmino. Roberto Gervaso. il Messaggero.

Paolo Siepi, ItaliaOggi 23/4/2015