Alessandra Nucci, ItaliaOggi 23/4/2015, 23 aprile 2015
GLI EX OSTAGGI SEQUESTRATI PER 411 GIORNI NELL’AMBASCIATA AMERICANA A TEHERAN NON SONO ANCORA STATI INDENNIZZATI
Mentre una inedita alleanza di repubblicani e democratici, fra cui alcuni dei più forti sostenitori di Obama, ha ottenuto di condizionare l’accordo con l’Iran all’esame e all’approvazione del Congresso, un gruppo di vittime americane del regime di Teheran spera di ottenerne finalmente un cospicuo risarcimento danni.
Si tratta dei 45 dipendenti dell’ambasciata Usa sopravvissuti al sequestro da parte dei rivoluzionari nel 1979, in ritorsione per l’asilo concesso dagli Stati Uniti allo Scià Reza Pahlavi.
La vicenda durò oltre 14 mesi, dal 4 novembre 1979, quando una massa di studenti iraniani assaltò l’ambasciata Usa prendendo oltre 60 ostaggi, e terminò il 21 gennaio 1981, pochi minuti dopo il giuramento di Ronald Reagan come 40° presidente degli Stati Uniti, quando i 52 sopravvissuti furono imbarcati sull’aereo per casa.
Gli accordi di Algeri per il loro rilascio prevedevano indennizzi per le banche e le aziende americane che fossero state danneggiate dalla rivoluzione, in cambio di un impegno a non ostacolare il recupero di somme depositate dallo Shah negli Stati Uniti. Gli unici mai indennizzati furono i dipendenti dell’ambasciata tenuti prigionieri per 14 mesi. Gli stessi accordi stipulati per il loro rilascio prevedevano addirittura il divieto per loro di fare causa per danni all’Iran. Il Dipartimento di stato americano ha sempre mantenuto fede a questi accordi, sotto tutti i presidenti, da Reagan a Bush figlio.
Di questi 45 ex ostaggi, dipendenti dello stato americano, non si è più interessato nessuno. Neanche il film di Ben Affleck, Argo, premio Oscar nel 2012, vi si è soffermato, concentrandosi invece sulla fuga rocambolesca dei sei che riuscirono a scappare.
Adesso forse con il governo Obama potrebbe cambiare qualcosa. Lo scorso dicembre nel bilancio Usa sono stati inclusi dei fondi di risarcimento danni per gli ex ostaggi, spesa che sarebbe stata coperta dalle multe inflitte a chi avesse violato le sanzioni contro l’Iran. Però all’ultimo momento tale voce è stata cancellata.
Il Congresso potrebbe agire quando si tratterà di ratificare il nuovo accordo fra governo iraniano e governo americano tendente a limitare il programma nucleare iraniano: un disegno di legge presentato dal senatore Johnny Isakson (repubblicano della Georgia) prevede infatti di inserire i loro indennizzi. Di quanto si parla ? Negli ultimi anni i giudici che sono stati investiti del problema hanno concordato la cifra di 10 mila dollari per ogni giorno di prigionia, di cui metà da riconoscere anche a mogli e figli. Sia la Casa Bianca sia il Dipartimento di stato hanno promesso di non ostacolare il disegno di legge.
«Mentre dibattiamo le nostre politiche estere nei confronti dell’Iran, sembra il momento più adatto per compensare il nostro personale diplomatico che... fu costretto a sopportare in modo inimmaginabile la paura, la disperazione e la tortura per 444 giorni», ha dichiarato Isakson in un comunicato.
Da parte iraniana, non solo non si sono mai scusati per l’assalto all’ambasciata e il sequestro dei cittadini americani, ma continuano a celebrarne l’anniversario ogni 4 novembre. E recentemente hanno proposto come ambasciatore all’Onu Hamid Abutalebi, un personaggio chiave della vicenda di tanti anni fa. In risposta, gli Stati Uniti, dopo aver consultato gli ex ostaggi, gli hanno negato il visto di entrata necessario per poter assumere fisicamente il posto all’Onu.
Il diplomatico iraniano Ali Kohorram in un’intervista con un giornale di Teheran, a proposito delle celebrazioni dello scorso novembre ha osservato che «Dal punto di vista degli americani si tratta di una vecchia ferita. Prima o poi saremo costretti a prendere in considerazione le cose come sono viste da fuori dell’Iran, se vogliamo pensare di lavorare con la società internazionale».
Alessandra Nucci, ItaliaOggi 23/4/2015