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 2015  aprile 23 Giovedì calendario

In attesa delle decisioni che saranno prese a Bruxelles, al Viminale si fanno i conti con l’emergenza sbarchi. Il Viminale in cerca di cinquemila posti ogni settimana per i nuovi arrivi di migranti

Attrezzarsi per assistere i sopravvissuti. In attesa delle decisioni che saranno prese a Bruxelles, al Viminale si fanno i conti con l’emergenza. Consapevoli che i tempi dell’Unione Europea potrebbero essere tutt’altro che brevi, soprattutto che l’approvazione di un piano di intervento così come proposto dall’Italia, non è affatto scontata. Il flusso degli arrivi non sembra però conoscere tregua, dunque bisogna trovare nuovi posti, provvedere all’accoglienza. E puntare ad ottenere quelle misure che possono invece sostenere gli sforzi di Regioni e Comuni: sono 81 mila gli stranieri presenti, tra loro ben 13 mila minori. Il calcolo dice che servono 5 mila nuovi posti ogni settimana.

200 mila arrivi

La situazione viene ben fotografata di fronte al Parlamento dal prefetto Mario Morcone, il capo del Dipartimento Immigrazione del ministero dell’Interno, quando spiega come «il calcolo sui possibili arrivi nel 2015 oscilli tra i 170 mila e i 200 mila, sperando che nel frattempo arrivi qualcosa che ponga un freno a tutto questo». L’alto funzionario pensa alle azioni contro gli scafisti, ma pensa anche alla creazione di campi nei Paesi africani e all’aiuto che potrebbe venire proprio dagli altri Stati europei. Nulla è scontato, già in passato promesse e impegni sono stati disattesi, ma si continua a sperare che possa passare la richiesta di una «relocation» dei profughi attualmente presenti in Italia ma intenzionati a varcare la frontiera subito dopo aver ottenuto lo status di rifugiato. L’ipotesi è di inviarli a destinazione prima del termine della procedura, in modo da distribuire le presenze in tutta l’Unione.
L’accordo di Dublino
Il ministro dell’Interno Angelino Alfano lo ribadirà oggi durante l’incontro con il Commissario europeo per le Migrazioni, gli Affari interni e la Cittadinanza, Dimitris Avramopoulos. L’obiettivo rimane quello di una revisione del trattato di Dublino, l’accordo secondo cui il Paese di prima ospitalità deve provvedere allo straniero fino al termine della procedura per la concessione dell’asilo. Una questione più volte portata sul tavolo dell’Unione Europea, ma sempre respinta. Nel corso della riunione di lunedì scorso era stato deciso di redistribuire 5 mila persone. L’istanza in discussione oggi amplia questo numero «su base volontaria» e la risposta che arriverà al termine del vertice servirà anche a capire se davvero una fase nuova si è aperta.
«Strutture piene»
Di fronte alla Commissione Affari Costituzionali del Senato Morcone è esplicito: «In questo momento c’è una situazione di particolare pressione, le strutture sono piene». Già questa mattina potrebbe partire la nuova circolare che impone ai prefetti di reperire 5 mila nuovi posti. La linea scelta al Viminale fino al 31 maggio – data delle elezioni amministrative – prevede di non calcare troppo la mano su Regioni e Comuni per non alimentare una polemica politica dai toni già molto accesi. Se i flussi resteranno invariati, l’unica soluzione sarà però quella di firmare – come del resto era già accaduto lo scorso anno – una circolare da 5 mila posti ogni settimana.
Occupazione d’urgenza
L’alternativa rimane quella di sistemare i migranti nelle caserme o addirittura di creare tendopoli. Si tratta però di un’opzione limite, la soluzione estrema. Più probabile è che si decida l’occupazione di urgenza di alcuni stabili, la «requisizione» così come era stato chiarito ai prefetti nella circolare di dieci giorni fa diramata per fare fronte a un’ondata di sbarchi che in una settimana ha portato sulle coste siciliane e calabresi oltre 11 mila persone. Proprio per richiamare tutti alla collaborazione, ieri si è deciso che gli ultimi stranieri sbarcati ad Augusta, in Sicilia, sarebbero stati subito trasferiti al Centro e al Nord perché, evidenzia Morcone, «non vogliamo imporre niente a nessuno, a condizione che ci sia con i territori un’interlocuzione».