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 2015  aprile 23 Giovedì calendario

RONDOLINO, IL SOCCORRITORE DEI VINCENTI CHE RIESCE SEMPRE A PERDERE

Il senso di Fabrizio Rondolino per il fallimento è mirabile. Una dote naturale, ancor più eroica se si considera che lui tifa sempre per il più forte. E perdere, in quei casi, è ancora più difficile. Lui però ci riesce, con agio antico. D’Alema si affidò a lui per la comunicazione, e Rondolino seppe renderlo definitivamente l’uomo più odioso del mondo. La stessa impresa conseguita, di recente, con la Santanchè. Spesso in coppia con Claudio Velardi, altro prodigioso sfollatore di consensi, Rondolino scriveva felice su Europa. E infatti, puntuale, Europa ha chiuso. Il suo apice intellettuale rimane la collaborazione alla prima edizione del Grande Fratello. Uomo di gran classe, suole chiamare Mario Calabresi “orfanello”, imputandogli l’allontanamento (meritorio) da La Stampa. Rondolino avrebbe una penna discreta (“Un così bel posto” era un buon libro), ma scrive sempre meno e parla sempre peggio. Riesce ogni volta a risultare tanto respingente quanto inutile. È una sorta di Ferrara in diesis minore. Dotato di un’autostima proporzionale alla sua somiglianza con un Poldo disegnato malino, per sopravvivere Rondolino si è reinventato renziano. La sera delle Europee postò una foto mentre brindava, eccitatissimo, con amici. Da allora pascola in tivù per celebrare il Premier, col risultato che – ascoltandolo – anche gli ultrà renziani vanno in crisi. Lunedì scorso, a Coffee Break, il soccorritore dei vincitori Rondolino è riuscito a far passare per gigante uno di Radio Padania. Non era facile. Alessandro Morelli, che della radio è direttore, dopo la tragedia dei 700 morti recitava la solita litania di intolleranza e populismo. Noioso e maldestro, ma tutto sommato garbato. Poldolino bofonchiava, si agitava, si scapperava: “No va be’, ma è gentaglia. Io non ho voglia di discutere con questo imbecille”. Gli dava dell’“analfabeta”, dell’“ignorante”, del “triviale”. L’altro era così felice di poter giocare la carta del martire da indovinare la frase della vita: “Ma chi è questo qua?”. E in effetti se lo chiedono in molti. “Ma come si permette? Ma da dove viene lei? Ma guarda qua, ma la pianti”. Macché: Poldolino non la piantava mica: “Io non voglio rispondere a questo imbecille. Io non sarei neanche venuto in questa trasmissione, se avessi saputo di incontrare un imbecille del genere. E va bene, me ne vado”. E se n’è andato. Sperava che qualcuno lo fermasse, ma nessuno ci ha anche solo pensato. Non la comprensibilmente schifata Tiziana Panella. Non Morelli. E men che meno gli spettatori.