
Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Elezioni, giornata numero tre. Le novità sono queste: Berlusconi continua a stare zitto, quelli del Terzo Polo hanno farisaicamente annunciato che non daranno indicazioni di votyo per nessuno (De Mita: «sarebbe come chiederci di cambiar nome, sanno chi siamo»), Bossi ha pronunciato le seguenti frasi: «Al ballottaggio non ci sono rischi», «Abbiamo perso», «Non fatevi illusioni di crisi», «Di certo non ci faremo trascinare a fondo». La più misteriosa è la quarta: per renderla più comprensibile, il sito di Repubblica ha aggiunto due parole: «…dal Pdl». Ma è evidentemente una forzatura: Bossi potrebbe non volersi far trascinare al fondo dalla situazione generale, dai suoi compagni di partito, da Pisapia eccetera eccetera. La terza frase («Non fatevi illusioni di crisi») dovrebbe significare che il Senatur mai e poi mai abbandonerà il Cav.
• Neanche se la Moratti perdesse al ballottaggio?
Neanche in quel caso. Il ragionamento dovrebbe essere questo: i governi al terzo anno toccano il punto più basso di consenso. Dunque, sarà meglio non correre il rischio di votare adesso. Altri due anni – e senza farla troppo lunga con i processi e le leggi ad personam – e magari nel 2013 si vince di nuovo. Nonostante le grida di esultanza di Bersani, infatti, l’insieme del voto non mostra il profilo di una vera alternativa. Come ormai hanno capito tutti, vincono i radicali – Vendola, i grillini, De Magistris – i quali sono per definizione antipolitici e quindi non inclini a fornire una classe di governo. Bersani sta più o meno dove stava prima e prende più luce solo per via dei buchi che si sono aperti nell’edificio del centro-destra. Il Pdl non ha a sua volta un’alternativa a Berlusconi e la Grande Caduta rischia di mandarlo in frantumi. Ieri alcuni commentatori (in testa Ricolfi) davano per matematicamente certa la leadership di Tremonti alle prossime elezioni. Come candidato-premier, voglio dire. E però: e se la Moratti recuperasse?
• Può recuperare?
Ha portato il budget della campagna elettorale a 20 milioni. Tredici li ha già spesi, sette sono destinati ai prossimi dieci giorni. Ha licenziato la vecchia compagnia di comunicazione (Sec-Tagliabue) e richiamato la sua antica passione Paolo Glisenti. La città sarà tappezzata di manifesti in cui si mostrerà l’eventuale Milano di Pisapia, tutta una bolgia di comunisti che non si lavano, droga, centri sociali, musulmani al Duomo. Si tratta di recuperare gli 80 mila elettori che l’hanno mollata, più i 300 mila che non si sono presentati ai seggi. Si tratta di rintuzzare la linea del partito che sta facendo di lei il capro espiatorio della débâcle. La linea del partito è infatti adesso questa: se Berlusconi non si fosse presentato, sarebbe andata anche peggio, i quasi 28 mila voti ottenuti dal Presidente sono un risultato ottimo, è la signora ad aver sbagliato tutto.
• Non è stato Berlusconi a dire che questo voto era un referendum su di lui, che questo voto non era amministrativo ma politico?
Ricordarlo a quelli del Pdl in questo momento non si può. Berlusconi non si fa vedere perché questa obiezione non può ascoltarla. Lei lo conosce. In questi dieci giorni se ne starà nascosto perché eventualmente al ballottaggio vincesse ancora Pisapia, la sconfitta sia tutta della Moratti. Se Pisapia vincesse con poco scarto griderà ai brogli. Tutto questo non lo salvera dalle tempeste in Parlamento.
• Se Bossi dice che non lo molla…
Ieri sono andati sotto cinque volte, e sia pure su semplici mozioni. Ci sono almeno otto miliardi di tagli da fare quest’anno e altri otto l’anno prossimo. Di aprire la borsa per dare i soldi ai ministeri perché si comprino voti non è neanche il caso di parlare. L’altra sera, a Porta a porta, Enrico Letta, vice di Bersani, ha proprio detto questo: come farà il governo a guidare il Paese per due anni, con la pretesa di altri sacrifici, senza una base di consenso più larga? Implicitamente proponeva un governo delle larghe intese guidato da Tremonti. Per il Cav non sarà semplice schivare questa eventualità e restare a galla. Le cinque bocciature di ieri alla Camera hanno fatto intravedere quello che ci aspetta nei prossimi giorni.
• Che cosa?
I Responsabili si sono dileguati e hanno contribuito ad affossare la maggiornza, costringendo a rinviare sine die la legge sul biotestamento, che Berlusconi aveva tanto sbandierato in campagna elettorale. I Responsabili sono – metaforicamente parlando – i topi della nave che affonda. Hanno rinunciato a parlare di sottosegretari e si stanno posizionando per gli eventi delle prossime settimane. Non vogliono che la legislatura si chiuda (perderebbero stipendio e pensione) e tentano di compromettersi il meno possibile adesso, e magari di ritornar vergini, per aver titolo, poi, di sostenere qualunque esecutivo.
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