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 2011  maggio 19 Giovedì calendario

CHE BRAVI PATRONS

Padroni quasi perfetti, questi francesi. "Parlano poco, sono duri nelle trattative ma mantengono le promesse senza sgarrare", dice Marco Bermani, coordinatore nazionale della Flai-Cgil per il gruppo Lactalis-Galbani. "I dipendenti Parmalat dovrebbero fare i salti di gioia per non essere finiti in mano alle banche: noi lo sappiamo cosa vuol dire avere una proprietà che pensa solo alla finanza, com’era ai tempi del fondo BC Partners", aggiunge Mario Ganzu, delegato della Uila-Uil nello stabilimento Galbani di Certosa (Pavia). Dove, precisa Vittorio Pizzolato della Flai-Cgil, "ogni settimana c’è un incontro con l’azienda per discutere in dettaglio i programmi produttivi dei giorni successivi". Fila liscio come l’olio anche il meccanismo dei premi di partecipazione al risultato: l’anno scorso, a Certosa, gli operai hanno intascato in media 1.250 euro. "Lactalis ha dimostrato grande serietà, investe e aumenta la produzione, solo nella mia fabbrica si assumono 15 persone l’anno", spiega Giuliano Grotto della Fai-Cisl di Corteolona (Cremona), con 600 addetti l’impianto italiano più grosso del gruppo.
L’Italia politico-agrario-finanziaria si è agitata invano per evitare che Parmalat finisse in mani straniere ma nelle fabbriche di Lactalis il nazionalismo non attecchisce. Compatti come una falange romana, gli uomini di Cgil, Cisl e Uil sono più che contenti del modello Lactalis, il gruppo presieduto dal 2000 da Emmanuel Besnier (è da quando l’azienda è nata, nel 1933 a Laval, nell’ovest della Francia, che c’è un Besnier al comando). "Il fondo BC Partners lesinava sugli investimenti e aveva affidato all’esterno tante lavorazioni di formaggi freschi - dalla robiola al caprino - che i francesi hanno riportato all’interno", sottolinea Ganzu. Si unisce agli elogi il segretario lombardo dello stesso sindacato, Mino Grossi: "Quelli di BC Partners pensavano a tagliare, avrebbero voluto persino eliminare il settore della tentata vendita, con i famosi camioncini Galbani che da sempre girano l’Italia: i francesi invece ci credono e ammodernano la flotta". Nella Galbani, acquisita nel 2006, Lactalis ha iniettato finora 32 milioni di investimenti industriali, con un’accelerazione superiore al 50 per cento rispetto alla precedente proprietà. Solo per acquistare i furgoncini Iveco Daily spende 5/6 milioni l’anno. Venduti in 40 paesi nell’era pre-Lactalis, ora i formaggi Galbani sono proposti in 103 mercati; l’export è salito dal 29 al 34 per cento e la marca è la seconda, al mondo, a superare il miliardo di ricavi. La prima? La francese President: della Lactalis, ovvio.
All’entusiasmo dei sindacati si contrappone lo scetticismo degli allevatori, in una sorta di riedizione dell’antico antagonismo tra fabbrica e campagna. "Comprendo la soddisfazione dei lavoratori Galbani ma noi rappresentiamo il mondo dei produttori, che ha paura che la Parmalat di domani possa aumentare gli acquisti di latte all’estero", replica Giuseppe Piscopo, direttore di Legacoop Agroalimentare, l’associazione delle coop "rosse". Che, insieme a quelle "bianche" della potente Fedagri, speravano di creare, con il matrimonio tra la Parmalat e la loro Granarolo, il colosso italiano del settore lattiero-caseario. La cordata tricolore sollecitata da Giulio Tremonti però non è decollata, lasciando via libera a Lactalis che ha messo sul piatto 4,5 miliardi di euro. Dice il presidente di Granarolo, Gianpiero Calzolari: "Sono prevalse altre logiche rispetto a quella che poteva rimettere finalmente in primo piano il sistema dell’agricoltura. Anche se non immagino ripercussioni per le nostre cooperative, che conferiscono tutto il loro latte a Granarolo, ciò ci rammarica molto perché sarebbe stata davvero una buona occasione per rafforzare il sistema agricolo nazionale, garantendo lo sviluppo di un’economia di filiera italiana di qualità e di prossimità con il territorio".
Non pare sufficiente, a tranquillizzare i produttori di latte, che la Galbani adesso acquisti il 60 per cento del suo fabbisogno di latte in Italia (soprattutto in Lombardia), mentre fino al 2006 la percentuale era del 40 per cento. Parmalat, peraltro, compra meno latte italiano di Galbani (400 milioni contro 600 milioni), e solo per un quarto in Lombardia. Oltre ai supposti maggiori acquisti all’estero (oggi non ipotizzabili) e alla possibilità di sfruttare la posizione dominante dell’alleanza Parmalat-Lactalis, serpeggia forse un altro, inconfessato timore, nel comparto latte & formaggio. Quello di trovarsi davanti - dopo anni in cui la Parmalat ha pensato soprattutto a risanarsi - a un rivale guidato da manager che, come dicono i sindacalisti più entusiasti, "hanno soltanto il latte e il formaggio in testa". Sommando i fatturati Parmalat e Lactalis Italia si sfiorano i 4,5 miliardi di euro, quasi il doppio dei cinque concorrenti del lattiero-caseario italiano messi assieme. Gli osservatori si chiedono quanto le dimensioni del gruppo influenzeranno i rapporti di forza a monte (con i fornitori) e a valle (con la distribuzione). Quelli di Lactalis, allergici alle interviste e a qualsiasi esibizione che non sia quella dei loro famosi marchi (dal 1997 fanno shopping in Italia e ora controllano anche Invernizzi, Locatelli e Cademartori) evitano ogni polemica. A loro interessa avere materia prima di qualità e ben oliati rapporti con la produzione, fanno capire: il latte italiano è buono ma insufficiente (ne consumiamo 180 milioni, ne produciamo 110) e la "loro" Parmalat continuerà a comprarlo. E i signori del supermercato dovranno aver paura del nuovo gigante? "I processi di concentrazione sono sia una minaccia, perché il nuovo player dispone di più forza contrattuale, sia un’opportunità, perché può rivelarsi più efficiente in tutta la catena del valore", dice Andrea Bianchin, buyer del gruppo Pam. Ha meno dubbi Lorenzo Sassoli de Bianchi, patron della Valsoia, che con iper e supermercati ha a che fare da una vita: "La grande distribuzione non è preoccupata, le sue dimensioni le consentono di avere sempre il coltello dalla parte del manico. Anche davanti alla futura Parmalat-Lactalis".