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 2011  maggio 19 Giovedì calendario

SUL SOLARE IL PARLAMENTO BLOCCA TERNA

Èuna guerra sotterranea, senza esclusione di colpi. In ballo ci sono interessi tangibili, centinaia di milioni di euro ogni anno. Da una parte più profitti per l’Enel, società quotata in Borsa ma controllata dallo Stato. Dall’altra parte qualche risparmio per i consumatori e più profitti per Terna, il gestore della rete elettrica nazionale, società quotata in Borsa ma controllata dallo Stato.
IN MEZZO c’è il governo, azionista di controllo di entrambe le società, spiazzato da un voto trasversale della Commissione Attività Produttive che ha chiesto la cancellazione di un decreto firmato solo cinque mesi fa dal ministro dello Sviluppo Economico, Paolo Romani.
È una di quelle partite incomprensibili ai più e di cui vedremo gli effetti solo quando sarà troppo tardi per eventualmente rimediare. Vale dunque la pena di provare a capire, partendo dalla base del discorso.
Il sistema elettrico nazionale è fatto da una serie di centrali di generazione (gestite da Enel e altre aziende produttrici) e dalla rete di Terna, che distribuisce su e giù per l’Italia la corrente prodotta, a seconda delle richieste. La corrente non si può immagazzinare, va consumata nel momento in cui è prodotta, e va prodotta nel momento in cui uno accende la luce. Il mestiere di Terna è di chiamare le centrali a produrre mentre sale la richiesta di elettricità e di farle spegnere quando la domanda cala. È un mercato liberalizzato e competitivo, tecnicamente molto complesso, ma che si può descrivere così: ogni volta che c’è da accendere una centrale si svolge un’asta, e va in produzione chi offre corrente al prezzo più basso.
Qui entrano in gioco le energie rinnovabili, eolico e solare in particolare. Sono in grande sviluppo, grazie ai generosi incentivi pubblici, e godono della cosiddetta “priorità di dispacciamento”: finché c’è dell’energia solare disponibile deve andare in rete con la precedenza sull’energia delle centrali termiche. Hanno però il difetto di essere delle fonti instabili: se arriva un nuvolone, addio corrente solare, se cala il vento addio eolico. Significa che per consumare energia solare bisogna tenere delle centrali a gas pronte a partire in caso di pioggia, per così dire. Il disturbo di tenere una centrale ferma ma pronta a partire si paga, in bolletta.
Per questo Terna ha concepito un piano per investire nei prossimi cinque anni un miliardo di euro in accumulatori dell’energia rinnovabile, in pratica delle grandi batterie. Un modo di stabilizzare l’erogazione di corrente: quando arriva la nuvola la rete prende l’elettricità dagli accumulatori. È un modo di ottimizzare lo sfruttamento delle energie alternative, che significa consumare meno elettricità termica. Secondo i calcoli che circolano negli uffici del gestore della rete, il sistema delle rinnovabili a regime toglierebbe a Enel, Sorgenia, Edison e gli altri produttori “termici” un miliardo e mezzo di profitti ogni anno.
IL 15 DICEMBRE scorso Terna ha firmato con Romani una variazione della concessione in base a cui opera, e tra le nuove clausole è stata inserita anche la facoltà di “progettare, realizzare e gestire, solo temporaneamente, infrastrutture e impianti di produzione di energia elettrica anche destinati alla vendita, attraverso autonome strutture societarie”. Il punto è che Terna nel gestire la rete ha una funzione arbitrale tra i vari produttori, per cui le è vietato agire nella generazione: l’arbitro non può giocare.
E su questo è scattato il blitz parlamentare, con cui si chiede al governo di vietare tutto. Anche la costruzione di impianti da cedere a produttori terzi. La società guidata da Flavio Cattaneo ha deciso infatti di sfruttare le proprie competenze tecnologiche per costruire impianti solari chiavi in mano, e venderli al miglior offerente. Protesta la lobby guidata dall’Enel: siccome tutti quelli che fanno il solare diventano matti per ottenere la connessione alla rete Terna, Cattaneo inquina il mercato vendendo impianti già collegati. Insomma, fa il furbo. Terna replica che quasi tutti gli impianti che ha venduto finora si sono attaccati alla rete di media tensione che è dell’Enel. Diatribe per ingegneri.
MA IL PUNTO politico rimane quello del rapporto tra energie rinnovabili e termiche. La nuova concessione firmata da Romani a dicembre prevede per Terna “la realizzazione e la gestione di impianti per l’accumulo e la conversione in energia elettrica, finalizzati a garantire la sicurezza del sistema, il buon funzionamento dello stesso, il massimo sfruttamento della potenza da fonti rinnovabili e l’approvvigionamento di risorse per i servizi di dispacciamento”. Il voto della Camera di due giorni fa cancella tutto questo. É vero che la concessione è un contratto, ma la legge prevale, e il governo ha una sola strada per salvaguardare gli impegni presi con Terna: ignorare il parere parlamentare e lasciare le cose come stanno.
Per ora Romani non sembra intenzionato a sfidare il Parlamento nè tantomeno la forza lobbistica dell’Enel. Particolarmente scatenata dopo che, pochi giorni fa, all’assemblea degli azionisti Terna non è riuscita a far eleggere nel consiglio d’amministrazione il suo dirigente Simone Mori, pur avendo il 5 per cento delle azioni. Fulvio Conti, numero uno dell’Enel, accusa Cattaneo di aver dissuaso dal votare Mori i potenti fondi d’investimento stranieri. E Cattaneo pensa che il voto parlamentare di due giorni fa sia stato aiutato dai propositi di vendetta di Conti. La battaglia si annuncia cruenta: Cattaneo ha annunciato azioni legali sia in sede civile che penale, minacciando un esposto alla procura della Repubblica.