[JOHN FOLEY], La Stampa 19/5/2011, 19 maggio 2011
Chi ha spento la luce? Sul boom cinese l’incubo del black-out - La Cina ha un problema energetico
Chi ha spento la luce? Sul boom cinese l’incubo del black-out - La Cina ha un problema energetico. La seconda economia mondiale non riesce a produrne a sufficienza, e ad alcune società viene chiesto di farne a meno. Qualche funzionario sostiene che il 2011 sarà peggio del 2004, quando il Paese dovette ricorrere a blackout parziali e a un razionamento dell’energia. L’episodio di quest’anno è in parte riconducibile ai prezzi eccessivi delle materie prime. Ma la riluttanza della Cina a lasciare operare liberamente i mercati ha trasformato un problema in una vera e propria crisi. Il rincaro del carbone ha sconvolto i piani dei produttori di energia cinesi. Il paese ricava dal carbone l’80% dell’elettricità e i prezzi di riferimento locali, secondo i media statali, sono ai massimi degli ultimi tre anni. Questa situazione colpisce in particolar modo i generatori, perché i prezzi che possono addebitare alle società di distribuzione statali, le cosiddette «tariffe feed-in», sono fissi. Questo fa sì che a un aumento della produzione corrispondano maggiori perdite, perciò i produttori sono poco incentivati a soddisfare la domanda. A differenza del 2004, quando i generatori operavano a pieno regime, oggi la capacità produttiva è superiore al consumo. Finora, il governo non è riuscito a innalzare a sufficienza i prezzi dell’elettricità: dal 2007 l’aumento è stato appena del 15%, mentre il costo del carbone è cresciuto di quasi il 75% nello stesso periodo. D’altra parte, gli industriali cinesi non godono di condizioni vantaggiose: il prezzo che pagano è di 12,3 centesimi al kW contro i 7 chiesti alle industrie statunitensi. Ma questa disparità deriva anche da diversi costi all’origine. La dipendenza dal carbone degli Stati Uniti è circa la metà di quella della Cina, mentre il resto dell’energia viene generata da fonti più economiche come il gas naturale e le centrali atomiche. L’aumento dei prezzi finirà per causare una contrazione della domanda, ma i politici sono terrorizzati all’idea di fare qualunque mossa che possa alimentare l’inflazione, che ad aprile ha toccato il 5,3%.