Mario Platero, Il Sole 24 Ore 19/5/2011, 19 maggio 2011
GEITHNER SCARICA STRAUSS-KAHN
L’alchimia per la successione di Dominique Strauss Kahn al Fondo monetario internazionale è difficile. Un alto funzionario del Fondo monetario ieri ha detto al «Sole» «siamo ancora in alto mare». Nel braccio di ferro fra Asia e Europa per garantirsi la poltrona del Fondo interviene un’altra variabile: la scadenza del mandato di Ban Ki Moon alla guida delle Nazioni Unite a fine anno. Per ora il segretario generale non si è candidato ufficialmente, ma non sembra vi siano ostacoli per una sua conferma per altri cinque anni alla guida dell’Onu. Dunque, dicono fonti europee, questo rafforzerebbe la mano di Bruxelles, con il ministro francese dell’Economia, Christine Lagarde in pole position: «non possiamo immaginare di avere due asiatici contemporanemante alla guida di due grandi istituzioni multilaterali» ha sostenuto la fonte.
La partita, però, non è così semplice. Ieri l’America è scesa in campo nell’affaire Strauss Kahn: il segretario al Tesoro Tim Geithner ha chiesto che il direttore dell’Fmi incriminato per violenza sessuale rassegni le dimissioni. Gli Usa sono l’ago della bilancia, poiché hanno "azioni" pari al 16,8% del capitale del Fondo. Sul successore di Strauss Khan per ora non si pronunciano. A conti fatti, l’Europa nel suo insieme ha appena il 26,97% del pacchetto azionario dell’Fmi, con l’America potrebbe raggiungere un 43,77% e a quel punto raccogliere altri 6,5 punti percentuali non sarebbe difficile. La Svizzera potrebbe contribuire con il 2,78 per cento. Potrebbero aggiungersi i pacchetti del Canada (3,61%) e dell’Australia (3,64%).
Che succederebbe se Washington e Canberra decidessero di esprimersi a favore di una candidato asiatico? La cosa è possibile, Obama ha detto di essere il «primo presidente asiatico» e il prossimo autunno l’America ospiterà il vertice dell’Apec, l’associazione che raccoglie i paesi del Pacifico, compresi Canada e Australia.
La partita è complessa e si sente una pressione nuova da parte asiatica. Anche perché, dicono i direttori esecutivi asiatici al Fondo, «l’Europa è indebitata, invecchiata, rischia di vedere Paesi dell’eurozona in default: non si vede per quali ragioni possa reclamare questo seggio».
Tuttavia se l’America appoggiasse un candidato asiatico ammetterebbe che un accordo «non scritto» stipulato 63 anni fa, che attribuiva a un americano la guida della Banca Mondiale e a un europeo la guida dell’Fmi, si chiude. Quindi, dovrà a sua volta esser disposta a mettere in gioco la propria poltrona.
La prima tappa per cercare un accordo sarà la settimana prossima a Deauville dove si terrà l’incontro del G-8/G-20.
Intanto però si deve attendere il primo passo per mettere in moto il meccanismo della successione: le dimissioni di Strauss Kahn. Il direttore del Fondo è rinchiuso a Rykers Island, la prigione più spaventosa di New York, popolata da trafficanti di droga, assassini, psicopatici. Domani apparirà davanti a un Gran giurì che valuterà se ci sono gli elementi per il processo, mentre oggi ci sarà una udienza con un nuovo giudice; alcune fonti sostengono che i legali di Strauss Kahn avrebbero raggiunto un accordo per ottenere la libertà su cauzione.
La difesa si gioca intorno alla considerazione che il rapporto sarebbe stato consensuale, che la cameriera immigrata dalla Guinea avrebbe accettato le avances, che i reperti medici proverebbero il rapporto sessuale ma non la violenza. Si è ipotizzato che la cameriera abbia l’Hiv in quanto l’appartamento dove abita è riservato a sieropositivi. Tuttavia, le indiscrezioni del New York Post sono state smentite, perché l’abitazione è in subaffitto.