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 2011  maggio 19 Giovedì calendario

IL RITORNO DELL´INTERNISTA AI GIOVANI PIACE IL MEDICO DETECTIVE - ROMA

Il ricambio generazionale negli ospedali italiani passa attraverso l´internista La figura del medico capace di fare la diagnosi di un problema ai reni come ai polmoni, di trattare un anziano con il cuore scassato come un giovane con una malattia infettiva, attira i neo laureati come nessun´altra. Così la medicina interna, specialità che in Italia sembrava destinata a scomparire, con tanto di tagli di reparti e conseguente calo di vocazioni, oggi vanta un dato pressoché unico: il 20-25% di chi la pratica ha meno di 40 anni. Se si considerano tutti i medici ospedalieri la stessa percentuale si ferma al 10. E così in un Paese dove i camici bianchi stanno andando in pensione a centinaia, e dove si dovrà aspettare il 2020 per vedere entrare nel sistema sanitario lo stesso numero di professionisti di quelli che escono, la speranza per fronteggiare l´esodo arriva dagli internisti. Ovviamente resta centrale anche dall´Università, che stabilisce i posti delle scuole di specializzazione per le varie discipline.
Cosa sta succedendo? Aumentano le persone colpite da due o più problemi di salute, spesso cronici, e di conseguenza la necessità di avere professionisti in grado di affrontare una malattia senza magari farne peggiorare un´altra. In sanità la domanda stimola l´offerta e sempre più neolaureati vogliono fare gli internisti. Si tratta di professionisti simili ai medici di famiglia ma che lavorano in ospedale e vedono casi più seri. «Attira l´idea di affrontare il malato globalmente. Non di curare un organo, come capita spesso a chi si dedica alle superspecialità, ma di risolvere una serie di problemi. Insomma osservare il paziente a 360 gradi». A parlare è Carlo Nozzoli, direttore del dipartimento di emergenza all´ospedale fiorentino di Careggi e presidente della Federazione delle associazioni dei dirigenti ospedalieri internisti (Fadoi), che fino a ieri è stata impegnata nel congresso nazionale.
Da alcuni anni Nozzoli sta assistendo a un fenomeno nuovo: le richieste per le scuole di specializzazione di medicina interna sono in aumento. Anche se questa disciplina non assicura, al contrario di molte altre, la possibilità di svolgere una proficua attività privata, tranne che in rari casi. «C´è un grande interesse, addirittura da noi gli esclusi dai bandi aspettano l´anno successivo per fare di nuovo domanda, invece di sistemarsi in un´altra scuola di specializzazione», prosegue. Uno dei reparti in cui gli internisti andavano tradizionalmente a lavorare, soprattutto i giovani, è il pronto soccorso. Oggi questa tendenza si sta riducendo. «Il lavoro nell´emergenza è molto interessante - dice sempre Nozzoli - però, come mi hanno detto alcuni colleghi, lì il malato lo vedi per qualche ora. Una volta inquadrato il suo problema lo mandi nelle unità operative per il ricovero. Nel reparto di medicina interna, invece, puoi seguire l´evoluzione del paziente più a lungo, osservare come risponde alle terapie, correggere il tiro se qualcosa non va». Spesso gli specialisti ospedalieri, che siano nefrologi, gastroenterologi o neurologi, di fronte a malati con più problemi preferiscono interpellare il collega internista anziché tutti coloro che si occupano delle varie patologie.
Negli anni scorsi le medicine perdevano letti o addirittura venivano chiuse dai responsabili degli ospedali, oggi crescono. È successo all´ospedale di Legnano o al policlinico di Pisa. I reparti nel frattempo sono diventati sempre più tecnologici, hanno acquisito ventilatori, monitor e altri strumenti un tempo impensabili fuori da rianimazioni e chirurgie di alta specialità. «È finita l´era delle medicine generali dove stazionano anziani e pazienti non complessi - riflette Nozzoli - Anche la complessità dei casi è uno degli elementi che attira i giovani colleghi».
Lo stato di salute degli italiani fa pensare, per il futuro, a una sempre maggiore necessità di medici in grado di curare persone con più patologie. Già oggi il 20% dei nostri connazionali hanno almeno due malattie croniche.