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 2011  maggio 19 Giovedì calendario

IL NYLON «RICICLATO» SBARCA IN SARDEGNA

Dalle reti da pesca abbandonate sui fondali marini alla vecchia moquette, dai tessuti speciali come il toulle fino ai componenti plastici a base di nylon. Scarti o rifiuti destinati alla discarica che rientrano nel ciclo produttivo per ricavarne caprolattame, la materia prima di origine chimica (poliammidi) con cui si produce il nylon 6. Apre oggi a Lubiana, in Slovenia, il primo impianto al mondo dedicato a questo processo di recupero e produzione, realizzato da un gruppo italiano, Aquafil di Arco di Trento, una "multinazionale tascabile" che conta più di 2mila collaboratori in 13 stabilimenti sparsi in tre continenti diversi, di cui 10 in Europa e gli altri in America e in Asia. L’impianto, inaugurato alla presenza del ministro dello Sviluppo economico, Paolo Romani, e del ministro sloveno dell’Economia, Darja Radic, è inserito in uno stabilimento già esistente ed è il primo risultato tangibile del progetto Econyl avviato dal gruppo trentino nell’ottobre del 2009 dopo due anni di ricerca e sviluppo. Ha richiesto investimenti per 15 milioni e consente di trattare a 28 tonnellate al giorno di rifuti e scarti di poliammide 6 che l’azienda recupera grazie ad un network internazionale, in collaborazione con consorzi, enti privati, partner e aziende clienti.

A regime, il processo produttivo sarà alimentato da 11 mila tonnellate di rifiuti che produrranno circa 10mila tonnellate di "nuova" materia prima. «La resa è praticamente 1 a 1 - spiega Giulio Bonazzi, presidente e a.d. di Aquafil - e dunque il processo permette un riciclo praticamente infinito». Aquafil stima che il risparmio economico ed ambientale realizzato dal nuovo impianto sarà di circa 70mila barili di petrolio all’anno, 20mila tonnellate di emissioni di CO2 in atmosfera e di 150mila metri cubi di acqua.

Secondo Bonazzi il progetto Econyl «apre la strada ad una nuova idea di sostenibilità, capace di generare valore aggiunto per l’ambiente ma anche per l’azienda e per i clienti. È il risultato di una profonda convinzione maturata negli anni, per cui la sostenibilità non deve essere solo un risultato, ma un modo di pensare e di essere, che coincide anche con un nuovo modello di business che punta a realizzare il sogno di produrre senza prendere nulla dalla terra, anzi aiutando l’ambiente a rigenerarsi».

Aquafil, controllata dalla famiglia Bonazzi e partecipata dal fondo Hutton Collins, nel 2010 ha conseguito un fatturato consolidato di 432 milioni di euro (+28%) di cui il 76% realizzato all’estero, un mol di 54,7 milioni (+59,3%) e un utile netto di 10,9 milioni.

Per il ministro Romani, che partecipa anche ad un forum per sviluppare la collaborazione tra imprese italiane e slovene, il nuovo impianto «è un esempio concreto di cosa voglia dire internazionalizzare in modo positivo la propria attività» e «un esempio di collaborazione industriale in un settore ad alto contenuto tecnologico e innovativo, di forte sostenibilità ambientale che richiede competenze qualificate che solo il made in Italy può garantire».