FABRIZIO BOCCA , Repubblica 19/5/2011, 19 maggio 2011
L´ADDIO AMARO DI PIRLO CUORE DEL GRANDE MILAN "SPERO MI RIMPIANGERÀ"
Oggi Andrea Pirlo compie 32 anni: quasi un terzo di questo tempo - 10 anni - lo ha trascorso nel Milan. Cui ieri ha detto addio, dopo oltre 400 partite, 2 scudetti, 2 Champions, un Mondiale per Club e molto altro ancora. Infiniti silenzi, un filo di voce, centinaia di punizioni "ad ascensore" e un milione di palloni accarezzati. Si è presentato in via Turati, dove fanno la fila quelli che devono rinnovare il contratto - Inzaghi ne ha ottenuto un altro fino a 38 anni, ma non era cosa per lui - ed è andato a salutare il principale. Come tutti quelli di buona educazione che, comunque sia andata, ringraziano per il tanto che hanno avuto. Ma promettendogli pure un "mi rimpiangerete".
Che ci fosse malinconia e un pizzico di livore è sicuro: il passaggio alla Juve dove l´aspettano in pompa magna con un sontuoso contratto triennale da 4 milioni l´anno e dove sperano di essere risollevati dai suoi dribbling e dalle sue punizioni non può compensare il disappunto di essere stato scaricato dal bus del Milan sia pure con i guanti bianchi. «Sono passato per salutare - ha detto con semplicità - non sono più un giocatore del Milan. Sono stati 10 anni indimenticabili, vado via, è stata una decisione consensuale».
Il Milan deve svecchiarsi e sforbiciare i contratti più ricchi. E Pirlo, oggettivamente, non era trattato malissimo avendo incassato fino a sei milioni e mezzo a stagione negli ultimi anni. Non poteva avere un altro contratto così anche perché Allegri di tutta quella classe davanti alla difesa non ha così bisogno e anzi ha finito per spostarlo a sinistra. Rischiava seriamente molta altra panchina. L´infortunio aveva un po´ attenuato e mascherato lo smacco, ma poi il nodo è venuto al pettine: a quelle cifre anche un campione mondiale diventa un lusso. Gli allenatori di oggi fanno come i Trapattoni e i Bearzot di 30 anni fa, lì in mezzo vogliono uno alla Marini, alla Oriali, alla Furino. Uno che mena e non un "regista".
Correvano i primi mesi del 2001: curiosamente a dargli il ruolo in cui Pirlo è diventato famoso fu Mazzone, non proprio celebre per il calcio d´attacco. Eppure nel suo Brescia accostò il talento di Baggio a quello più acerbo dell´ormai ex trequartista Pirlo: per evitare cortocircuiti di fantasia il più giovane fu spostato davanti alla difesa. E fu proprio da quel breve periodo di convivenza con Baggio che Pirlo - già ammiratore di Platini - affinò la tecnica delle punizioni. A quell´epoca, pur nato e cresciuto nel Brescia con tanto di esordio in A ad appena 16 anni, Pirlo era un giocatore dell´Inter e venne ceduto al Milan per 35 miliardi di lire. Moratti e i suoi allenatori si sarebbero mangiati spesso le mani negli anni successivi.
Ancelotti - che nelle ultime due estati avrebbe tanto voluto portarsi Pirlo al Chelsea - ebbe l´umiltà di seguire l´idea di Mazzone. E Andrea, del resto, accettava di buon grado. Allegri, giustamente, ha cercato la sua soluzione. Pirlo ne ha fatto le spese: fine della storia, 10 anni sono un periodo perfetto per metterci un punto. «Non si è mai parlato di offerte, non c´è stata alcun trattativa, era già deciso tutto - ha ammesso Pirlo - abbiamo deciso che era meglio cambiare: ho salutato, sono stati dieci anni bellissimi, indimenticabili, ma è l´ora di una nuova avventura». Non è male andare a rianimare la Juve, potrà dire un giorno di aver giocato per le tre big. Non ci sarà la Champions, ma la partita è affascinante e i soldi non sono male. Giusto un po´ di bruciore e il proposito di allenarsi ancora sulle punizioni per ripagare il conto: «Il Milan mi rimpiangerà? Beh, io lo spero».