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 2011  maggio 19 Giovedì calendario

In Montenegro torna il re, ma senza corona - In Montenegro torna il re e tutta la famiglia. Non al potere, ma con qualche aspirazione politica mai celata ed il portafo­glio gonfio, dopo anni di tratta­tive con il governo di Podgori­ca

In Montenegro torna il re, ma senza corona - In Montenegro torna il re e tutta la famiglia. Non al potere, ma con qualche aspirazione politica mai celata ed il portafo­glio gonfio, dopo anni di tratta­tive con il governo di Podgori­ca. Per il rientro in patria, con tutti gli onori, del principe Nikola Petrovic, erede al trono del Montenegro si è mobilitato il parlamento. Una legge ad hoc «normalizzerà» lo status della dinastia fon­data da Nikola I ol­tre un secolo fa. Il re conosciuto agli ini­zi del ’900, come «il suocero d’Euro­pa ». Cinque delle sue figlie sposaro­no monarchi o prin­cipi europei. Una di queste era Elena del Montenegro, se­conda regina d’Ita­lia come moglie di Vittorio Emanuele III. Gli eredi dei Petrovic incasse­ranno dal­governo montenegri­no 4,3 milioni di euro, nei pros­simi sette anni, per la corona ed i beni perduti.L’erede al tro­no, Nikola, che è cresciuto in Francia e vive a Parigi avrà lo stesso stipendio di 3000 euro del capo dello stato montene­grino. Non solo: alla famiglia re­ale verranno restituite alcune terre confiscate a Njegosih. A Cetinje, antica capitale del re­gno, sarà ricostruita una nuova casa reale.Oggi c’è solo un mu­seo, ma nel borgo fra le monta­gne, culla dell’indipendenti­smo montenegrino, è nata e cresciuta Elena,regina d’Italia. Pure a Podgorica,l’attuale capi­tale, il governo concederà una residenza all’altezza del princi­pe ereditario. I dettagli della ri­cucitura con la monarchia so­no stati negoziati per anni ed il vero nodo, oltre ai soldi e alle terre, riguardava il ruolo politi­co dell’erede al trono. Il prece­dente premier montenegrino e uomo forte del paese temeva la discesa in campo del princi­pe o dei suoi familiari. Nikola II non voleva fare solo la bella sta­tuina e nel 2-010 il braccio di fer­ro era talmente forte, che l’ere­de al trono non si presentò alle manifestazioni per il centena­rio del regno. La situazione si è sbloccata con l’attuale primo ministro, Igor Luksic. Secondo la legge ad hoc il principe potrà svolge­re «alcune funzioni protocolla­ri e non politiche » in Montene­gro utilizzando «obiettivi rap­presentativi e altri beni del pa­trimonio pubblico ». Il principe Nikola si era già speso per l’indi­pendenza del Montenegro e l’ingresso della piccola perla dell’Adriatico nell’Unione eu­ropea. Classe 1944 è il figlio di re Michele e di Genevieve Pri­gent. Suo nonno combattè con­tro l’impero austro ungarico nella prima guerra mondiale, ma alla fine del conflitto la dina­stia serba del cugino Ka­rajeorjevic si prese anche il Montenegro. Nikola I fu co­stretto all’esilio sull’isola di An­tibes. Il fervore monarchico riaffiorò al crollo dell’ex Jugo­slavia voluta da Tito. Il passo per la discesa in campo politi­co di un Petrovic è breve, ma la legge che normalizza lo status della monarchia sancisce fra le righe un importante aspetto storico, che sfocia nell’attuali­tà. Dal testo parlamentare si evince che nel 1918 la corte di Belgrado destituì la dinastia Pe­trovic e di conseguenza l’unio­ne del Montenegro alla Serbia è stata un vero e proprio atto di annessione. L’unione ha retto fino ai tempi di Slobodan Milo­sevic. Nel 2006 un discusso re­ferendum sull’indipendenza sancì definitivamente lo strap­po di Podgorica da Belgrado. Non a caso la comunità serba che vive in Montenegro si op­pone alla legge pro monar­chia. Secondo il deputato ser­bo Goran Danilovic «si compie un atto unilaterale di revisione storica, che interpreta il passa­to nell’ottica più favorevole al­lo status quo». Si sono messi di traverso so­stenendo la linea serba anche gli eredi della dinastia Kara­djeordjevic, che hanno rotto i ponti con i principi montene­grini dal 1918. Alessandro, l’erede al trono,è tornato a vive­re a Belgrado dal 2001 nell’ex villa reale di Beli Dvor a De­dinje, la collina Vip di Belgra­do. Pure lui sogna il ritorno del­la corona. Come ogni anno, an­che lo scorso gennaio, si è rivol­to al popolo serbo inneggian­do alla monarchia costituzio­nale. Paragonando una serie di dinastie storiche ai regimi che le hanno sostituite ha invi­tato i cittadini serbi a riflettere «se Pol Pot sia meglio di Siha­nouk, Menghistu di Selassie, Ceausescu di re Michele, Zi­vkov di re Simeone, o l’Afghani­stan di oggi dello stato del re Mohammed Zahir!».